> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="296" width="191" alt="Scarlet, la rivoluzione contro la corruzione >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-46680" />La prima cosa da chiarire è che, malgrado gli autori siano Brian M. Bendis e Alex Maleev, ben noti ai lettori di Devil, e malgrado la (semi)omonimia con un noto personaggio Marvel, questa non è una storia di supereroi. L’editore è la Marvel Comics, ma sotto l’etichetta Icon, dedicata ai progetti creator owned, i cui diritti restano in mano agli autori. Dunque una serie ben lontana dai canoni narrativi a cui ci ha abituati l’abile scrittore di Cleveland, il quale però sa mantenere la freschezza grazie a cui ha pesantemente contribuito all’ascesa nelle vendite della Marvel.
In due parole, Scarlet parla di una ragazza che si ribella a un’ingiustizia (in realtà un crimine vero e proprio) perpetrato da un poliziotto, proprio uno di coloro che dovrebbero provvedere al rispetto della giustizia e alla protezione degli innocenti. Nonostante si parli a più riprese del concetto di ribellione, l’impressione che si ricava è che Bendis voglia piuttosto denunciare la corruzione di coloro che dovrebbero salvaguardare l’interesse pubblico, siano poliziotti o meno. U
Benché ci sia anche una trama – diciamo così – di intrattenimento, piuttosto violenta, l’interesse dello sceneggiatore è orientato a raccontare qualcosa di vero tramite una vicenda fittizia, seppur chiaramente ispirata a fatti reali come, ma non solo, la rivolta di Los Angeles del 1992. Conferma questo proprio il più significativo degli artifici narrativi adottati: la cosiddetta rottura del quarto muro.
Niente di nuovo (la She-Hulk di Byrne resta esemplare in questo senso), però l’uso è preciso e quasi didascalico; la protagonista Scarlet si rivolge direttamente al lettore, raccontandogli cosa le è successo e come abbia intenzione di reagire, ma senza manifestare – almeno all’apparenza – la coscienza di essere un personaggio immaginario (come la suddetta She-Hulk invece) e, soprattutto, senza strizzatine d’occhio al lettore.
È invece programmatica; senza drammi, senza mostrare patimenti o tormenti stucchevoli, l’eroina sui generis compie una radicale presa di coscienza: bisogna agire per reagire (mi si scusi il bisticcio), se aspetti sempre che qualcun altro agisca al posto tuo non cambierà mai nulla.
Tra gli altri aspetti degni di considerazione nel taglio impostato da Bendis e Maleev c’è la ripresa di alcuni stilemi del montaggio quasi frenetico di alcune fiction TV,
Anche scegliere di elevare la città dove si svolgono le vicende (Portland nell’Oregon) al ruolo quasi di personaggio con una personalità propria, ben lungi dalla semplice ininfluente ambientazione, ricorda molto il ruolo centrale che aveva la città (Baltimora) in The Wire, splendida serie televisiva statunitense di pochi anni orsono. Va tenuto in conto che Portland è molto attiva culturalmente ed è anche la sede dell’università in cui Bendis tiene dei corsi di scrittura, quindi la scelta non è affatto casuale.
Da quanto detto fin qui potrebbe nascere il sospetto che Scarlet sia un mattone ideologico. Non è così. Libero dalle pastoie del genere (intendiamoci, che fungono anche da stimolo a un autore), Bendis si apre maggiormente a riflessioni etiche e persino esistenziali, senza mai risultare noioso o retorico.
Ad aiutarlo nella riuscita gli ottimi disegni dell’originale Maleev, che si distacca dalla generazione dei “pittorici” venuta dopo Alex Ross, con disegni dallo stile personale, quasi psichedelico in alcune tavole.
Abbiamo parlato di:
Scarlet
Brian M. Bendis, Alex Maleev
Traduzione di Luigi Mutti
Panini Comics, ottobre 2011
144 pagine, brossurato, colori – 13,00€
ISBN: 9788865893180
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