Magazine Diario personale

Scheda di approfondimento al racconto del 2 novembre, giorno dei morti

Creato il 08 novembre 2014 da Zioscriba
VAN GOGH IN SOFFITTA
Autori dei libri più pubblicizzati sui nostri bei kuotidiani nelle ultime settimane (ottobre 2014): Antonella Clerici (presentatrice televisiva, il libro è di ricette), Dario Vergassola (cabarettista), Lilli Gruber (giornalista tv), Dino Zoff (ex calciatore), Margherita de Bac (giornalista, il libro è sull’anoressia), Tinto Brass (regista cinematografico), Roberto Vecchioni (cantante), Enzo Ferrari (!) (industriale dell’auto), Michel Platini (presidente dell’uefa), Tomas Milian (attore). Illuminante il titolo di quest’ultimo: Monnezza amore mio. Monnezza amore mio potrebbe diventare lo slogan ufficiale della nostra grande editoria, giustamente declassata alla Buchmesse di Francoforte.
E la pubblicità non è mai inefficace, specie in un paese di lettori che leggono poco, e di regalatori natalizi di libri che scelgono un libro con la stessa intelligenza e perizia con cui sceglierebbero un cesto di frutta: questi prodotti vengono pilotati, catapultati in classifica, grazie alla complicità quasi forzata dei librai, costretti a esporre cataste di questa roba, e a nascondere gioiellini come Quattro soli a motore nel miniespositore “editori emergenti”, credendo pure di farti, con questa forma di gentile ghettizzazione, un piacere. (Ho i numeri per stare con tutti gli altri alla lettera P, porca puttana, e non nell’espositorino a parte!) È un po’ come se in una galleria d’arte esponessero solo poster di valentinorossi sulla sua moto, e poi sottovoce, quasi vergognandosi ti dicessero: “Abbiamo anche un Van Gogh, da qualche parte in soffitta”. [Per non parlare di quei librai di sedicesima categoria che s’inventano che il tuo libro “è difficile da ordinare”, o che per averlo ci vogliono delle fantomatiche “spese supplementari”: tutta gente che quando fallirà non avrà le mie lacrime].
Ma questo elenco era solo una curiosità: non voglio prendermela con gli autori o i curatori di questo tipo di libri. Perché la verità vera è che quando poi passa a proporci i romanzi di quelli che ritiene “gli scrittori veri” (gli arraffapremi, i collezionisti – e scambisti – di recensioni, le superstar del catodo), la nostra grande editoraglia sa fare anche di molto, molto, molto peggio. Piuttosto che le scialbe pagine di certi fenomeni dello sbadiglio, più o meno raccomandati o politicizzati, meglio leggersi Dino Zoff: almeno lui, nel suo campo, aveva sfondato per merito, perché era più bravo degli altri.
E a me regalate pure un bel cesto di frutta, grazie.

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