Enrico Garozzo e Paolo Pizzo sono simbiotici. Diversi ma uniti, dalla causa comune della scherma e dall’amicizia. Tanto che il primo, nel prossimo settembre, sarà testimone di nozze del secondo. Classe 1989 Garozzo, nato ad Acireale, classe 1983 il secondo, nato a Catania. Entrambi spadisti sono in allenamento in questi giorni presso le pedane dell’Accademia Scherma Marchesa di Torino con la nazionale di specialità e agli ordini del maestro Dario Chiadò, tecnico della società torinese e della nazionale, una sorta di trait d’union tra gli atleti e il CT Sandro Cuomo. Una situazione quella della spada azzurra, soprattutto a squadre, a dir poco delicata: “Nello scorso marzo siamo arrivati alla rottura – ricorda Paolo Pizzo – poi con il dialogo e l’applicazione di tutti stiamo cercando di ricostruire un gruppo. Non è facile ma ci stiamo provando con tutte le forze”.
Enrico Garozzo ha trovato nelle ultime stagioni continuità e risultati, come hanno dimostrato il terzo posto mondiale individuale a Kazan ed il terzo posto di una decina di giorni fa in Coppa del Mondo a Doha. Proprio la costanza di rendimento ad alto livello sta facendo la differenza: “Sono cresciuto – conferma Enrico Garozzo – grazie al lavoro con il mio tecnico, Andrea Candiani, al fatto di aver acquisito esperienze e alla maggior tranquillità che mi deriva dall’avere ormai una sede stabile, di vita e allenamento, a Milano. Per qualche tempo ho fatto la spola tra l’Italia e la Svizzera per allenarmi con Mazzoni, al quale devo molto, ma non era più possibile continuare. E’ stato lui a consigliarmi l’attuale collocazione e sono molto felice”. L’obiettivo?: “Puntare a Rio, nel 2016. Ci arriverò da 27enne, al massimo della forma e potenzialità per uno spadista”.
Garozzo e Pizzo sono gli unici due azzurri ad oggi inseriti nella lista dei migliori 16 del ranking: “In ottica Rio – prende la parola Pizzo – bisogna prima qualificare la squadra e poi pensare ai singoli”. Un Pizzo che dopo la vittoria individuale nel Mondiale di casa, a Catania 2011, ha vissuto alcune stagioni travagliate a causa di un infortunio: “Un problema ad un tendine della mano destra, quella armata, mi ha limitato tantissimo. Ho subito due operazioni, una prima delle Olimpiadi di Londra 2012, l’altra dopo, effettuate a Savona dall’equipe del Dott. Novara. Non riuscivo neppure a sollevare un bicchiere. Brutta situazione, anche dal punto di vista psicologico”. Momenti superati come ha detto il 2014: “Ho vinto i Campionati Italiani ad Acireale e sono giunto 2° agli Europei di Strasburgo. Ho anche conquistato un terzo posto in Coppa del Mondo a Tallin”.
Cosa manca nella tua personale bacheca?: “Un alloro olimpico, certo, e non disdegnerei un primo posto in Coppa del Mondo che non sono ancora riuscito a centrare”. Fidanzato con la pentatleta Lavinia Bonessio, Paolo Pizzo ora vive e si allena a Roma. Anche lui guarda a Rio con fiducia e sostiene che l’ingresso in nazionale del corregionale Garozzo ha aiutato molto il clima, reciproco e del gruppo: “Quando si è in trasferta, spesso per molti giorni, il fatto di condividerla con un amico è un conforto assoluto”. “Paolo – dice Enrico – mi ha insegnato a godere degli attimi”.
Più razionale Garozzo, più istintivo Pizzo, i due siciliani si completano e potrebbero essere la chiave di lettura per ridare alla squadra di spada la veste che merita in campo internazionale: “Da parte le individualità, i titoli vinti, le invidie – conclude Pizzo – e tutti uniti per la causa comune. La prova di squadra è un altro sport e occorre affrontarla in armonia assoluta”. Una sinfonia di gruppo per suonare bene la quale gli spadisti hanno rinunciato a giorni di riposo meritati per ritrovarsi a Torino e fortificarsi, non tanto sotto il profilo tecnico quanto motivazionale e di comprensione reciproca. E se proprio da Torino partisse il nuovo corso della spada italica al maschile?