Si è parlato di confini e del loro superamento nella serata che alcune settimane fa ha visto due protagonisti assoluti della scena dello sport italiano e mondiale, ovvero Elisa Di Francisca ed il torinese Andrea Macrì, presso il Circolo dei Lettori di via Bogino 9 a Torino. In cattedra, con tanta simpatia e preparazione, Andrea Macrì, intervistato dal giornalista di Rai Sport Federico Calcagno.
Un Macrì impegnato sui campi di gara sia nella veste di schermitore che in quella di hockeista (sledge Hockey): “Sono due specialità molto diverse – ha sentenziato il campione sabaudo – ma da entrambe cerco di trarre il meglio. La scherma è difficilissima ma entusiasmante. Richiede grande concentrazione e capacità di dare il massimo nei momenti importanti. Tecnica e mente sono le armi con le quali si può progredire.
L’hockey è invece una disciplina più rilassante dal punto di vista psicologico e da sport di squadra permette una gestione più tranquilla degli attimi. Devo dire che avendo esercitato su me stesso sforzi mentali notevoli per emergere con spada e fioretto, ciò mi ha aiutato anche nell’hockey. Non saprei quale scegliere tra le due specialità e non voglio farlo. Cerco di dare il massimo in entrambe”. Ma come riesci a conciliare gli allenamenti nelle due discipline?: “Fortunatamente i momenti agonistici sono differenti in stagione e pertanto riesco nella doppia sfida. Tutto ciò richiede molta dedizione e tanto allenamento ma lo sport è diventato un motivo di vita per me e lo godo a tutto tondo”. Parliamo di scherma e di Paralimpiadi di Rio 2016. Cosa farai per arrivarci?: “Cercherò di dare il massimo nelle tappe di avvicinamento, Coppa del Mondo su tutte, anche se centrare la partecipazione nelle Paralimpiadi brasiliane sarà un’autentica impresa poiché i criteri di selezione sono diventati sempre più rigidi. Ci proverò con tutte le mie forze”. E sono tante, fisiche ed interiori: “La vita mi ha insegnato che non bisogna guardarsi indietro ma pensare solo al domani e costruire, per se stessi e per coloro che ti stanno attorno”. In questo percorso di crescita Andrea Macrì vuole coinvolgere tutte quelle persone che non hanno ancora provato come dalla disgrazia si possa uscire anche attraverso lo sport: “Porto questo messaggio nelle scuole torinesi e ai ragazzi che hanno subito un trauma come il sottoscritto e credo sia il modo migliore per costruirsi una seconda opportunità di buona esistenza”.