Le cause sono tante e diversificate perché l’adolescenza è caratterizzata dalla crisi puberale, un vero e proprio travaglio fisiologico-maturativo. Frequentemente, purtroppo, si leggono sui quotidiani suicidi di adolescenti per motivi sentimentali, per motivi scolastici, per bullismo sui social network ecc.
Ma se il suicida non è omosessuale che ha scelto la morte per colpa dell’omofobia, allora non fa notizia, il dramma non merita l’attenzione dei nostri intellettuali e dei nostri politici. Se dovessimo dare ascolto ai media sembra che a suicidarsi siano solo gli omosessuali, lo si è verificato nelle reazioni al drammatico suicidio di un adolescente romano di 14 anni, omosessuale, quando sono partite immediate le voci -come quella del presidente della Camera Laura Boldrini- per una legge contro l’omofobia, con le immancabili interviste ai maître à penser omosessuali, ognuno presidente delle migliaia di associazioni gay italiane (Gaynet Italia, Gay Center, Arcigay, Arcilesbica, Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, Famiglie Arcobaleno, Agapo, Agedo ecc.), ed è vietato escluderne o dimenticarne qualcuna perché altrimenti si verrebbe tacciati di discriminazione e omofobia. Piatto ricco mi ci ficco.
Nessuno ha ancora stabilito i motivi del suicidio e se sia legato all’omofobia: «Ancora tutte da accertare le motivazioni alla base del gesto. Ma c’è già chi strumentalizza la vicenda», commenta “Avvenire”. Fortunatamente qualche quotidiano si è premurato di inserire nel titolo la frase “ombra di omofobia”. Nessuno invece ama ricordare che il nostro Codice Penale (art. 580), già persegue l’istigazione al suicidio, anche se questo non dovesse avvenire, con pene fino a cinque anni di reclusione. Per ora l’amica del cuore del ragazzino suicida ha spiegato che nessuno sapeva della sua omosessualità e che non era discriminato a scuola, ipotizzando qualche atto di bullismo alla fermata dell’autobus.
Per rimarcare l’urgenza di una legge sull’omofobia si citano altri tre casi recenti, che però nulla c’entrano con l’omofobia: il caso del giovane Andrea (gennaio 2013) che però non era omosessuale, il tentato suicidio del sedicenne di Roma (maggio 2013) che però lui stesso ha spiegato non essere motivato dall’omofobia ed infine il recente attentato al liceo Socrate, rivelatosi invece una vendetta per una bocciatura.
La strumentalizzazione di alcune tragedie per fini ideologici è puro sciacallaggio. «Si gettano sulle spoglie di un 14enne per piantarci sopra la bandiera arcobaleno», ha commentato Luigi Amicone, direttore di “Tempi”. Del «giovane non si sa nulla perché è solo un pre-testo per la battaglia omosessualista», osserva Luisella Saro. «Tanta politica, poca pietà. Così usano un ragazzo per invocare le leggi sui gay» scrive Luca Doninelli su “Il Giornale”. Secondo il “Pew Research Center” l’Italia è l‘ottavo Paese al mondo per rispetto alle persone omosessuali, lo ha confermato uno studente gay intervistato sull’adolescente romano suicidatosi: «Se lo avessi conosciuto gli avrei detto di non preoccuparsi, presto gli altri lo avrebbero giudicato solo per la persona che era», ha detto prima di raccontare l’accoglienza rispettosa di compagni e professori nei suoi confronti. Vittorio Feltri, da destra, rinsavisce e prendendo per buono che il suicidio del giovane sia da attribuire all’omofobia (un giornalista serio non lo farebbe in assenza di prove) spiega che chiedere una legge sfruttando questo caso è sbagliato, anche perché «i motivi che inducono gli adolescenti a darsi la morte sono molteplici, incluso lo scarso rendimento negli studi: c’è chi si toglie la vita per un 5 in pagella, ma nessuno ha mai proposto di eliminare per decreto le pagelle». E anche da sinistra arriva un po’ di luce: «Ma che c’entra la legge contro l’omofobia con il suicidio di un quattordicenne che si sente solo, deriso, umiliato dai suoi compagni di classe?», ci si domanda su “Europa” criticando la Boldrini. «Come se veramente una disposizione pubblicata sulla Gazzetta ufficiale avesse il potere di salvare la vita a un ragazzo»
Mentre l’avvocato Giancarlo Cerrelli accusa chi «usa la morte per fini ideologici», Gianluigi De Palo, consigliere comunale di Roma, dimostra che si rispettano davvero le persone discriminate quando non le si usa per per fini politici: «tutte le persone meritano rispetto in quanto tali. Per me un disabile, un omosessuale, un immigrato e un padre di famiglia devono essere ugualmente tutelati dalla legge, senza iniziative che hanno puramente sapore ideologico». Il suicidio di un giovane gay per motivi di omofobia (sempre che sia vero, sarà accertato) non è né più né meno grave del suicidio di un giovane per motivi scolastici o affettivi. Il direttore Luigi Amicone ha concluso così il suo articolo: «Ribellatevi persone omosessuali a questa falsa canea di militanti, giornalisti, presidenti della Camera che si pretendono vostri rappresentanti e invece usano di voi come esche, carni e anime per saziare la loro ansia di potere e di consenso. Non c’è verità sulla loro bocca e il loro cuore è pieno non di compassione, ma di perfidia e di vendetta».
La redazione