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Scienza improbabile e giornalismo improbabile

Da Messersottile @messersottile

Una buona notizia (o almeno divertente) e una cattiva, nel pieno rispetto della tradizione.

La cattiva preferisco lasciarla commentare ad altri, per non farmi il sangue amaro. Sul sito di Repubblica ieri è apparso un articolo dal titolo shock: “Così gli scienziati truccano le ricerche”. Maledetti scienziati, con quello che li paghiamo con le nostre tasse. Per farsi venire il sospetto che il titolo sia quantomeno esagerato basta leggere il sottotitolo, dove ci viene detto che ben lo 0.01% degli articoli scientifici sono frutto di frodi, truffe e “piraterie”. Sforzandosi di leggere anche il testo si apprende che quello 0.01% sarebbero in realtà le ritrattazioni, che comprendono anche quelle in buona fede.

Scienza improbabile e giornalismo improbabile

Con quelle facce lì, secondo voi non taroccano i dati?

Nulla di nuovo, purtroppo, nel panorama dell’informazione italiana, quella che rimarca fieramente la differenza tra giornalisti e blogger. Per un commento più approfondito, corredato di link agli studi originali (già, Repubblica si è dimenticata di citare le fonti) vi rimando al post di Scientificast.

La buona notizia è che la quasi totalità degli scienziati, quelli veri, continua a prendere sul serio il proprio lavoro, così sul serio che anche le questioni più bizzare vengono affrontate con metodo scientifico e con il massimo puntiglio. A Settembre sono stati assegnati i premi IgNobel, che da 22 anni premiano le ricerche più improbabili in diversi settori. Gli organizzatori, che si occupano anche di pubblicare il giornale gratuito Annals of Improbable Research, ci tengono a precisare che le ricerche, per quanto improbabili, sono ricerche vere, pienamente attendibili.

“A lot of good science gets attacked because of its absurdity. A lot of bad science gets revered despite its absurdity.”

Tra i premi di quest’anno, sono andato a controllare quelli del “mio settore”, la chimica e la fisica, scoprendo che c’è un filo conduttore tra i due. Il premio IgNobel per la chimica è andato a Johann Petterson, per aver risolto il mistero delle case di Anderslöv, in Svezia, i cui abitanti si ritrovavano misteriosamente i capelli tinti di verde (colpa del rame delle tubature).

Scienza improbabile e giornalismo improbabile

Fat Mike dei NOFX, pare che anche lui abbia acquistato una casa in Svezia

E’ curioso che anche il premio per la fisica sia stato assegnato ad uno studio tricologico. Joseph Keller, Raymond Goldstein, Patrick Warren e Robin Ball hanno calcolato il complesso bilanciamento di forze che contribuisce alla forma e al movimento di una “coda di cavallo” (nel senso della coda di capelli). Questo lavoro è un esempio emblematico del motto degli IgNobel:

“Research that makes people LAUGH and then THINK”

I lavori di questi fisici, infatti, sono stati pubblicati su due riviste scientifiche di tutto rispetto come Physical Review Letters e SIAM Journal on Applied Mathematics, impact factor 7.37 (che è parecchio, ve lo assicuro) e 1.43, rispettivamente.

Ecco i riferimenti bibliografici, per chi fosse interessato:

Shape of a Ponytail and the Statistical Physics of Hair Fiber Bundles.” Raymond E. Goldstein, Patrick B. Warren, and Robin C. Ball, Physical Review Letters, vol. 198, no. 7, 2012.
Ponytail Motion,” Joseph B. Keller, SIAM Journal on Applied Mathematics, vol. 70, no. 7, 2010, pp. 2667–72.

Foto presa da qui


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