I due deputati ex Idv, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, sono uniti oggi dauna comune grana: entrambi hanno una causa in corso con i loro ex portaborse.
Il primo, secondo quanto denuncia il suo ex assistente parlamentare, Vincenzo Pirillo, avrebbe lavorato “per un anno dalle nove del mattino alle undici di sera, sabato compreso a soli 600 euro al mese con un contratto a progetto”.
Scilipoti sostiene invece di aver “aiutato una persona che non era in grado di fare nulla”.Ma se fosse così perché non gli mandava i soldi a casa? Secondo il suo ex portavoce factotum, Massimo Pillera, il deputato Razzi, eletto nel collegio svizzero degli italiani all’estero, lo avrebbe tenuto dal 2006 al 2008 in nero, senza nessun contratto, pagandolo solo attraverso dei rimborsi spesa. “Ho buttato due anni della mia vita – dichiara Pillera – ho girato in lungo e in largo con Razzi, ho lavorato anche sette giorni su sette sempre con la promessa che nel 2008, dopo la sua rielezione nel partito di Di Pietro, sarebbe arrivato anche il contratto regolare”. “E invece – spiega – una volta rieletto, lo ha liquidato con queste parole: “Sai Massimo, ora siamo all’opposizione, meno discorsi da preparare, meno proposte di legge, meno lavoro per tutti”. Pillera racconta di aver fatto di tutto “facevo il ghostwr iter per i suoi discorsi in pubblico, preparavo le interrogazioni parlamentari, le proposte di legge da presentare, seguivo i lavori delle commissioni e della Camera, dovevo persino informarmi con anticipo, grazie ai miei buoni uffici nelle segreterie, su che tipo di risposte avrebbero dato i ministri nei question time alle sue interrogazioni, in modo che lui avesse sempre pronta per fare bella figura una controreplica. Se – aggiunge – non riuscivo ad avere le anticipazioni, inviavo a lui degli sms con delle frasi di circostanza che potevano sempre andar bene”. Razzi al giornalista del “Fatto” ha rilasciato una risposta imbarazzante: “Non mi risulta che Pillera fosse in nero, ma non ricordo la natura del contratto. Ora sono all’estero e non ho tempo per rispondere”. E questi era i “responsabili” salvatori dei destini dell’Italia.
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