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Scilla-Praga andata e ritorno. La passione politica di una donna calabrese del '900.
Creato il 12 maggio 2013 da Cirano2La primavera gareggia con gli ultimi strascichi dell’inverno che ci ha consegnato una settimana di pioggia di cenere dall’Etna; capita anche questo in riva allo Stretto, quando il Maestrale gira in Scirocco, da sud piove di tutto anche la terra rossa africana.Oggi arrivo fino a Scilla per incontrare Annunziata Chirico , ha novantuno anni e un mio amico del luogo mi ha già avvertito: “sta molto male, ricorda poco è afflitta da demenza senile”.Eppure quella donna, che mi squadra con volto severo, costretta in una sedia a rotelle di un accogliente centro per anziani, intellettuale del vecchio PCI, riesce ancora oggi a trasmettere passione e forza.Quando con il collettivo Lou Palanca stavamo scrivendo il nostro “Blocco 52” ci eravamo imbattuti nella storia del funzionario del PC cecoslovacco Foder Dragutin che dopo l’omicidio Silipo era stato in incognito più di un mese a Catanzaro, ma non capivamo cosa ci facesse in piena guerra fredda un emissario di Praga in Calabria.Di Annunziata invece, sapevamo pochissimo, disperavamo di trovarla ancora in vita, visto il tempo trascorso; conoscevamo solo quello che riportava una breve apparsa su La Stampa nell’aprile del ‘66: “Scoperto l'assassino d'un dirigente del Pci?”“ Avrà un volto e un nome l'assassino di Luigi Silipo il giornalista comunista fu ucciso l'anno scorso a Catanzaro con sette colpi di pistola calibro 7,65. Le indagini, che furono condotte su diverse ipotesi (non esclusa quella del movente politico), si conclusero negativamente. Ieri pomeriggio si è presentata al questore di Reggio Calabria, dott. Ferdinando Li Donni, una donna abitante a Scilla (Reggio), la quarantaquattrenne Consolata Chirico, che per anni ha militato nell'organizzazione comunista, con incarichi di responsabilità anche a livello internazionale. La Chirico infatti soggiornò diverso tempo in Cecoslovacchia e in Polonia, inviata dal PCI. Pare che la donna abbia messo al corrente il questore su alcuni particolari che potrebbero segnare una svolta decisiva nelle indagini. Dato il riserbo della polizia che evidentemente si propone di svolgere nuove indagini, non si hanno indiscrezioni su di cosa la Chirico abbia rivelato al dott. Li Donni; pare comunque che tempo addietro l'ex esponente comunista sia stata minacciata di fare la stessa fine del giornalista comunista. Consolata Chirico, che è stata accompagnata in questura dai dirigenti della Cisl, ha partecipato ieri a un convegno della confederazione tenutosi a Nicastro, in provincia di Catanzaro, al quale sono intervenuti, tra gli altri, il ministro dei Lavori pubblici Mancini e il vice capogruppo della DC a Montecitorio, on. Amos Zanibelli.”Da queste poche righe, mentre il nostro lavoro sembrava prendere una direzione più netta, è nato il personaggio di Nina, quello al quale sono più affezionato perché inaspettato e sorprendente.La vita di Annunziata, e non Consolata come erroneamente riportato dal quotidiano torinese, detta Tina, è avventurosa e misteriosa, tipica delle donne che nel novecento scelsero la militanza politica come passione esistenziale. Dopo gli studi classici svolti fra il “Campanella” di Reggio e il “Maurolico” di Messina, riuscì nonostante la guerra a raggiungere Roma dove s’iscrisse a Lettere e fu allieva di Sapegno.Risalgono a quell’epoca i primi contatti con il partito comunista che si andava ricostituendo, la sua prima tessera risale al 1947, quando per le sue capacità culturali entra a fare parte della segreteria di Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente comunista di tradizione ebraica la cui voce al tempo era considerata una delle più eminenti del comunismo occidentale.Nei pochi momenti di pausa ritorna a Scilla. “Quando tornava Tina ci venivano a trovare intellettuali dell’epoca come Guttuso, Alicata” ricorda il fratello Sandro, “mia sorella era un tipo indipendente, scriveva articoli taglienti, poi, nella seconda metà degli anni cinquanta, la rivedo a Milano, dove io mi ero trasferito per lavoro, sempre più ribelle, effervescente, insofferente alle nuove situazioni che si andavano creando all’interno del partito.”Tina è a Milano per raggiungere Praga via Berlino, il perché di quell’allontanamento dall’Italia agli albori della guerra fredda non è chiaro.E’ da qui che cerco di partire.- “Signora Tina lei era una militante del PCI, era comunista??!”- “Lo sono ancora!”La sua voce carica di orgoglio, procede a scatti netti, quando la risposta non è lapidaria le frasi si susseguono troncate da una successione di numeri.- “Ha vissuto a Praga tanti anni fa?”- “Sono stata sette anni a Praga, andavamo a teatro, al cinema, alle conferenze e all’opera, poi c’erano gli incontri con 13, 14 e 15!”Annuisco, tento di prendere appunti, ma la “compagna Tina” mi fulmina con lo sguardo proseguendo: “A Praga non volevano….i giudici li cercavo io 9,10,11, e 12! Specialmente 12!!”Per un attimo spero di avere di fronte la reincarnazione dell’Enrico IV pirandelliano; cerco di convincermi che se Tina vuole nascondere una verità dolorosa, cerca rifugio nella follia.Ma non è così i medici competenti e gentili, sono stati chiari.Allora le accenno ai libri che ha scritto, e al perché siano firmati con il nome di Tinka Levantini.“Certo che ho cambiato nome, spesso, Tinka Levantini, Via Stalinova 12, Praga redazione del programma Italia Oggi Radio B” mi ripete un paio di volte, quasi come rispondesse ad un interrogatorio, come se le mi domande le rievocassero fantasmi che ancora la tormentano.Radio B all’epoca trasmetteva oltre cortina una seguitissima trasmissione sull’Italia, fatta da giornalisti italiani organizzati dal partito comunista, molti di loro spesso dissidenti o partigiani che non volevano deporre le armi, erano inviati a Praga come salvacondotto e per non intralciare l’ortodossia togliattiana.Come raccontano i fratelli Levratti nel bellissimo documentario “Memory.Fughe dalla democrazia” visibile su: http://vimeo.com/51755733, molti di loro entusiasti del “socialismo reale”, finirono per essere scomodi anche al di là del muro di Berlino. Per questo motivo forse, come accadde anche ai protagonisti del libro Uomini Ex di Giuseppe Fiori, Tinka vide crollare le sue illusioni legate a doppio filo al sol dell’avvenire.Eretica a Roma, spiata a Praga, finirà per ritornare definitivamente in Italia, nella sua Scilla.Mentre il nostro colloquio procede, mi faccio coraggio e le chiedo di Silipo.Mi guarda dubbiosa, poi le faccio vedere una fotocopia di una foto ed esclama: “Gigino!!”- “Si Gigino! Lo hanno ucciso! Mimo maldestramente con le mani…chi è stato??!”- “Questi che voi mi ponete non sono interrogativi facili! Ma Gigino non ha voluto parlare con loro era un cognome grosso, 23, 24, 25!Dissimula, nasconde, vuole dirmi qualcosa e non ci riesce, poi puntandomi il dito in maniera accusatoria mi intima: “Scriva!”- “Un singolo nome, un nome solo! Altro non potevo dire: Mimmo, Mimmo di Reggio Calabria!”Era forse questo che Tina voleva dire alla magistratura reggina in quell’aprile del ’66?!! E perché la sua denuncia rimase inascoltata? Di certo c’è che rientrata nel suo paese natio, ancora giovane, aveva solo quarantaquattro anni, decide di allontanarsi dal PCI, fino all’abbandono definitivo avvenuto nel 1980.“Mi sorella troncò ogni rapporto con il partito,rifiutò tutto, anche quello che gli poteva essere utile per una pensione dignitosa, aveva sempre e solo lavorato per il partito. Si è rifugiata nell’amore dei classici greci e latini, senza interessarsi più della politica.”Così conclude suo fratello, raggiungo Vertigine per guardare ancora una volta lo Stretto, le mie velleità storiche finiscono qui, so bene che quelle poche frasi di Tina non sono una fonte attendibile, ma il nostro collettivo di autori ha dissotterrato un’altra “ascia di guerra” sepolta, dimenticata, messa ai margini, allora è ancora tempo di raccontare.
Lou Palanca 2
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