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Sciopero calciatori, tra populismo e diritti

Creato il 01 dicembre 2010 da Strippi
E' ufficiale, l'11 e 12 Dicembre i giocatori della Serie A italiana entrano in sciopero con conseguente slittamento della giornata di campionato in questione.
A nulla è valso l'ultimo tentativo di trovare un accordo con l'incontro tra l'Aic (l'associazione dei calciatori) e la Lega Calcio.
In queste ore monta una sorta di indignazione pubblica nei confronti di questo sciopero, "Con tutti i soldi che prendono" " Che vengano a lavorare in fabbrica", " Sono degli Ingordi che vogliono sempre più soldi" e compagnia cantante, reazioni comprensibili ma in parte frutto anche di un informazione parziale e finalizzata a montare l'onda di dissenso.
Non si è detto che il contratto collettivo è scaduto da 6 mesi, e che uno sciopero era già stato minacciato per gli inizi di Settembre salvo poi rientrare di fronte alle promesse di dialogo da parte della Lega, Lega che però ha praticamente aspettato fino ad ora per aprire un tavolo serio di trattative.
Non si dice che se anche è vero che i giocatori ci perdono poco (una settimana del loro stipendio) le società ci perdono ancora meno (la giornata di campionato non è cancellata ma solo spostata, quindi introiti televisivi e dello stadio ci saranno comunque anche se in una data diversa)
Non si dice che i 2 punti su cui verte principalmente lo scontro non riguardano i soldi e praticamente non riguardano i grandi giocatori.
Perchè la diatriba riguarda principalmente due punti:
Il primo è la possibilità da parte dell'allenatore di mettere un giocatore fuori rosa e di farlo allenare a parte, ora dimenticatevi dei calciatori e immaginatevi in un azienda un vpostro collega che per cercare di farlo andare via viene fatto lavorare da solo, lontano da tutti e dandogli una mansione inutile (allenarsi senza avere alcuna possibilità di giocare è abbastanza inutile), bhè una cosa del genere esiste e si chiama Mobbing ed è perseguibile per legge, quindi perchè dovrebbe essere autorizzata sui calciatori?
Il secondo punto riguarda l'obbligo da parte dei calciatori di accettare un trasferimento in una squadra di importanza almeno analoga e con stipendio almeno analogo. Sembra non ci sia niente di male, ma immaginatevi un giocatore di 30 anni del Novara (Serie B) lui sta bene in Piemonte, gli piace la vita che conduce, ad un certo punto arriva una offerta dal Rosemborg (squadra norvegese che disputa la Champion's) lui in Norvegia non ci vuole andare ma o accetta o rescinde il contratto versando la metà del suo stipendio annuo alla società come risarcimento. Vi sentireste di dire che è stato trattato giustamente?
Non pensate solo agli Ibrahimovich, pensate anche ai Parolo, ai Rosati, ai Kone, giocatori che sono ben lontani dalle super cifre che percepiscono i grandi campioni ma che sarebbero i primi ad essere colpiti da queste nuove regole.

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