“Non chiedo riconoscenza, ma rispetto. Col mio 25 per cento Renzi sta governando…. E' necessario avere un rapporto più amichevole con il suo partito". Lo ha detto Pier Luigi Bersani, replicando alle critiche contro la vecchia guardia del partito da parte del premier e segretario del Pd. Ora, che Matteo Renzi non sia simpatico alla nomenclatura del Nazzareno non è certo questa la clamorosa novità, come pure che la stima tra 'vecchi e nuovi' dem non sia reciproca per il semplice motivo ché non c'è mai stata, né mai ci sarà.Fatto sta che il “rispetto” non lo si chiede elemosinandolo in uno studio televisivo: Bersani è - o almeno dovrebbe essere e fare - Bersani, non 'l’imitazione dell'imitazione' di Crozza! Il “rispetto” lo si ottiene nelle piazze, tra la gente e nelle urne quando si va al voto, e se occorre, come è necessario che sia in questo particolare momento storico della sinistra italiana, uscendo dal PdR (Partito democratico di Renzi). Una scissione? Sì. E’ inutile e controproducente portare avanti un matrimonio finito ancor prima di essere stato celebrato. Vieppiù quando scopri che tua moglie sta facendo gli occhi dolci al dirimpettaio. “Bersani & compagni” farebbero bene a fare fagotto e ad andarsene via di corsa con le proprie gambe, finchè sono ancora in tempo, prima di essere cacciati via dal Nazzareno rinunciando alla paternità della sinistra storica e costretti a passare pure gli alimenti all’ex compagno! “Bersani & compagni” farebbero bene a racimolare le loro cose, a prendere ciò che rimane di quel 25% con cui Renzi sta governando, a sbattere con forza e determinazione la porta in faccia alle giovani marmotte del premier, a tirare fuori gli attributi e a fondare “una nuova casa della sinistra” che ancora crede nel welfare, nel lavoro, nello Statuto dei lavoratori, nell’articolo 18, negli uomini e nelle donne, prima di tutto, e non solo nel capitale e nel profitto a tutti i costi.
Magazine Attualità
Scissione Pd: è tempo di andare ognuno per la propria strada!
Creato il 24 settembre 2014 da Freeskipper
“Non chiedo riconoscenza, ma rispetto. Col mio 25 per cento Renzi sta governando…. E' necessario avere un rapporto più amichevole con il suo partito". Lo ha detto Pier Luigi Bersani, replicando alle critiche contro la vecchia guardia del partito da parte del premier e segretario del Pd. Ora, che Matteo Renzi non sia simpatico alla nomenclatura del Nazzareno non è certo questa la clamorosa novità, come pure che la stima tra 'vecchi e nuovi' dem non sia reciproca per il semplice motivo ché non c'è mai stata, né mai ci sarà.Fatto sta che il “rispetto” non lo si chiede elemosinandolo in uno studio televisivo: Bersani è - o almeno dovrebbe essere e fare - Bersani, non 'l’imitazione dell'imitazione' di Crozza! Il “rispetto” lo si ottiene nelle piazze, tra la gente e nelle urne quando si va al voto, e se occorre, come è necessario che sia in questo particolare momento storico della sinistra italiana, uscendo dal PdR (Partito democratico di Renzi). Una scissione? Sì. E’ inutile e controproducente portare avanti un matrimonio finito ancor prima di essere stato celebrato. Vieppiù quando scopri che tua moglie sta facendo gli occhi dolci al dirimpettaio. “Bersani & compagni” farebbero bene a fare fagotto e ad andarsene via di corsa con le proprie gambe, finchè sono ancora in tempo, prima di essere cacciati via dal Nazzareno rinunciando alla paternità della sinistra storica e costretti a passare pure gli alimenti all’ex compagno! “Bersani & compagni” farebbero bene a racimolare le loro cose, a prendere ciò che rimane di quel 25% con cui Renzi sta governando, a sbattere con forza e determinazione la porta in faccia alle giovani marmotte del premier, a tirare fuori gli attributi e a fondare “una nuova casa della sinistra” che ancora crede nel welfare, nel lavoro, nello Statuto dei lavoratori, nell’articolo 18, negli uomini e nelle donne, prima di tutto, e non solo nel capitale e nel profitto a tutti i costi.
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