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Sclero tre: il ritorno

Da Taibaibai

Nello scantinato del condominio dove abitavano le quattro famiglia Wei, Wu, Shu e Jin, si stava tenendo una riunione condominiale. Nella stanza quadrata erano disposte alcune file di sedie di legno, mentre in fondo c’era una scrivania e dietro di lei sedeva Zhuge Liang, che fissava la gente con un sorrisino sulla labbra, mentre teneva stretto nelle mani un ventaglio dalle piume bianche.“Bene siamo qui riuniti per discutere dei vari problemi del condominio” iniziò a dire, non appena la sala si era riempita.Infatti erano arrivati Liu Bei in compagnia di un nuovo paio di fetentissimi zoccoli, Guan Yu, Zhang Fei, Zhao Yun, Jiang Wei, Cao Cao, Zhang Liao, Xiahou Dun, Xiahou Yuan, Dian Wei, Sun Jian, Sun Ce, Sun Quan, Sun Shnag Xiang, Zhou Yu, Sima Yi, Sima Zhao e Sima Shi.“Ma siamo qui anche per accogliere consigli per migliorare la nostra convivenza” riprese Zhuge Liang mentre osservava alcuni fogli. “Bene, visto che ci siamo tutti, direi di iniziare. Allora, prima cosa, dobbiamo fare dei lavori di ristrutturazione del palazzo, in quanto è molto vecchio e le fondamenta stanno per cedere. Quindi sarebbe opportuno iniziare a fare dei lavori, prima che questi ci crolli in testa. Qualche domanda?”. Osservò i volti dei presenti, che stavano parlando fra loro sottovoce ignorandolo. “Porca puttana troia qualcuno ha sentito cosa diamine ho detto?” disse urlando e, immediatamente, tutti si voltarono a fissarlo. “Avevo previsto che ve ne sarebbe strafottuto quindi ho chiamato una ditta di appaltatori, la ricostruzione ci verrà a fare cinquecentomila euro”.“Cosa?” gridò Cao Cao. “E’ troppo caro”.“Ma cosa diamine vuoi fare?” chiese Sima Yi.“Semplice, buttare il palazzo a terra e ricostruirlo” disse Zhuge Liang sorridente.Liu Bei infuriato gli tirò a presso uno zoccolo: “Muori!” urlò, ma Liang lo scansò. “Fanculo”.“Un attimo di serietà signori” disse e si alzò. Prese lo zoccolo e lo lanciò al suo proprietario, colpendo Zhang Fei in fronte. “Scusami, ma non ci badare, ho cose più importanti da illustrare ora, dopo mi riempi di botte”. Afferrò un rotolo e lo aprì, lo appese alla parete e illustrò il progetto del nuovo palazzo. “E in più signori avremo anche la piscina, oltre l’ascensore”.“Ma che cazzo ce ne facciamo della piscina” urlò Dun. “Se la togli ci viene a costare di meno”.“Invece ci sarà utile per l’estate, scimunito” inveì Liang. “Allora visto che siamo tutti okay, dobbiamo sborsare un bel po’ di soldi e per questo, dopo aver raccolto le vostre firme, durante il barbecue di tre settimane fa, mi avete dato il vostro consenso a pagare in anticipo i muratori. Quindi troverete un po’ alleggeriti i vostri risparmi, in particolare Liu Bei, che mi doveva pagare il prestito di un mese fa. Caro, ho preso anche qualche interesse”.Liu Bei gli tirò un altro zoccolo appresso, mancandolo di nuovo. “Porcaccia”.“Ramm ca, mongoloid” urlò Zhang Fei pigliando l’altro zoccolo di Liu Bei e prendendo in pieno il sorriso a trentadue denti di Liang, facendogli perdere i due incisivi. La folla esultò e ringraziò Fei.“Ma come hai potuto, tu, essere infame prendere i nostri soldi?” urlò Cao Cao. “Come osi? Zuzzus, mariuol”.“Si calmi Cao Cao, sennò le verrà un infarto” cercò di calmarlo Dian Wei. “A lui ci penserò io”.Zhuge Liang impallidì nel vedere un colosso avvicinarsi a lui. “L’ho fatto per tutti noi, soprattutto per Cao Cao”.Dian Wei lo afferrò per il collo e lo strozzò, finquando non gli mancò il respiro, poi lo lasciò andare agonizzante sulla sua sedia. Quando Zhuge Liang si fu ripreso, continuò la riunione. “Ora passiamo ai consigli. Ho qui raccolte alcune proteste da parte di tutti gli inquilini del condominio e, sottolineo, tutti”. Guardò Liu Bei. “Tutti gli inquilini del palazzo vorrebbero che tu, Liu Bei, non portassi gli zoccoli dalle ore due alle cinque, ore della siesta pomeridiana e anche perché ce fatt vinì nu male e cap ca, se nun te liev, t’ luamm nui a copp’ a terr”.“E’ na minacc qest? Ricitammel n’facc piuttost che ve nasconner a’ret a sta bella facc’ ca tenit”.“Ne cacazz, ra matin a ser’ sbatt chill’ i cos nder, ce fatt vinì mal e ‘cap pur a nui!” urlò Guan Yu.“Ce sfracassat e pall” disse Zhang Fei.“Nun ce fai ver’è chiu a television” disse Zhang Liao.“Nun me fai rummì a nott” disse Cao Cao.“Me fatt fuì o’gatt nuovo che maggi ‘a cattat’” disse Sun Jian.Zhuge Liang batté le mani sulla scrivania. “Dato che siamo tutti d’accordo, gli zoccoli non si porteranno dalle due alle cinque del pomeriggio e dalle dieci di sera alle nove del mattino. Se beccheremo Liu Bei non rispettare questa regola, dovrà pagare una multa di cinquanta euro”.“Ma che vi sit chiavat ngap” disse Liu Bei offeso.”Cinquant eur è tropp”.“Ma è un modo per farti rispettare questa regola” disse Liang sorridente, mostrando a tutti di aver perso i sue due incisivi.“Chi schif! Chiur chella vocc” disse Zhou Yu.“Ne puort risptt” disse Liang. “Ora passiamo ad altro, al giardino. Ci sono le foglie incastrate nella grondaia, secondo l’elenco che abbiamo stabilito, tocca a Sun Quan”.“Chi io?”.“Nooo, o’signor affianc” disse Liang sarcastico. “Sì mongoloid tu”.“Ma picché proprit’ i?”.“Perché sta scritto nell’elenco, cretino!” lo riprese il padre urlando.Sun Quan sbuffò. “Ma nun è giust e poi me fa mal a spall”.“Sient o’ rispett o’ turn, o’ te facc na bella mazziat, virrmi ia” continuò Sun Jian. “Qui nessuno è disposto a farlo al tuo posto”.“E va buò”.“Ah! Mi è stato fatto notare, dai signori Shu, Wei e Jin, che i suoi figli, signor Sun, hanno lo stereo ad altro volume dalla mattina alla sera, disturbando la quiete di tutti”.“Avit vist, nun song e zuoccol che ve rompn e pall” disse Liu Bei trionfante.“Stat zitt, che a nui e o’ signor ro pian e sott (Cao Cao) e fatt vinì male e cap” disse Zhao Yun infuriato.“Te si mis nsieme a sti tre mongoloid ro pian e sott e a cap me fa male tutt e iuorn” disse Cao Cao incavolato.“Ne papà ma chist che vann ricenne?” chiese Sun Ce al padre. “Se continuan a parlà ro stere e boff e mazzat”.“Ne guagliò acal a scell” disse Dun. “Sennò schiatt a cap a te, a fratet e a soret e in chiù facc vulà o’stere a copp a bash”.“Weeee ninnì tu e Gianni Celeste c’avit cacat o’ cazz” urlò Yuan. “Ra matin a ser to’ sient! Nun ne putim chiù”.“Poi te miett insiem o’ scard e cazz ro’ piane copp” urlò Liao. “Sai che sinfonì tutt o’ iorn”.“Papà me stann abbuffan e pall” disse Sun Shang Xiang. “Mo’ è struppei e mazzat”.“Nennè hann tropp ragion” disse Sun Jian. “Tutt e tre avit rutt o’ cazz cu chill stere”.“Siamo d’accordo ed anche lo stereo funzionerà solo la mattina, dalle dieci all’una. Se non rispetterete questa regola, pagherete cinquanta euro a testa”.“Oh fratè vacc chian” disse Sun Jian. “So chiù e cient eur. E poi e sbors tutt’i pe sti tre ianar”.“Falli crescere” tagliò corto Liang.Sun Jian si alzò dalla sedia, la prese e la tirò addosso a Zhuge Liang, che per fortuna la scansò. “Piscione”.“Ne’ comm te si permis!! I te vatt, te struppei, te romp tutt e riend che te so rimast”.“I te spezz tutt l’oss scurnacchiat, chine corn” inveì Liang.“Bucchinar!” urlò Jian.“Strunz”.Sun Jian andò verso Liang che si era alzato pronto ad affrontarlo. “Wa se t’acchiapp pe man nun sacc chell ca te cumbin”.“Famm verè ch omm sì” disse Liang dando un cazzotto nello stomaco a Jian.“Wa o’ panin sasicc e friariell che maggia’ magnat stammatin” disse Jian piegandosi dal dolore.Sima Zhao si piegò leggermente per avvicinarsi all’orecchio del fratello. “Dovevamo portarci i pop corn, qui succede sempre qualcosa di spettacolare”.“Già, hai ragione”.“Bene, credo che la riunione finisca qui, se ci sono altri suggerimenti o lamentele, beh, proponetele e ne riparlaremo alla prossima riunione”.“Ma non ci hai detto come migliorare i nostri rapporti di vicinato” disse Liu Bei.“Semplice, rispettate le regole e bevete un mucchio di camomilla” disse Liang riprendendo i denti che Zhang Fei gli aveva fatto perdere ed uscì dallo scantinato.“Camomilla?” ripetè Dun. “Ma ce sta a’ piglà po cul”.“Regole?” sottolineò Liu Bei. “Ma è carut ca capa nder?”.“Ne’ Liu Bé cu e regol c’ha azzeccat pecché se nun e rispiet, te luamm a copp a terr” dissero in coro Zhang Fei e Guan Yu.“Solo voi due?” chiese Bei.“No, anch nui” disse Cao Cao.E, dopo le varie discussioni della riunione, le famiglie ritornarono nelle loro case, riprendendo il tran tran quotidiano, finquando il giorno dopo non arrivò la ditta appaltatrice, che li cacciò dalle loro case e piazzò la dinamite per far crollare il palazzo.“Liaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaang” gridò Sima Yi.“Scusate maggia scurdat e ve ricer che veneven ogg, ma comunq, aggia prenotat e stanz rind l’albergh”.E si ritrovarono a passare qualche anno in un albergo lussuoso a cinque stelle, godendosi i vari comfort che offriva e ritrovando la pace e la tranquillità. Nessuna delle quattro famiglie litigava fra loro e, sembrava anche, che l’amicizia tra Cao Cao e Liu Bei fosse tornata quella di prima. Anche Sun Jian e Sima Yi avevano trovato il sorriso, andando d’accordo. Ma, tutto sarebbe finito, non appena avrebbero varcato la soglia del nuovo condominio? La guerra sarebbe di nuovo scoppiata, portando alla rottura di questa amicizia nuovamente consolidata? O, sarebbe durata per sempre? Ai posteri l’ardua sentenza.

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