Sono stati pubblicati sul sito della rivista medica “Reviews on Recent Clinical Trials” due interessanti studi sulla possibile correlazione tra l’insufficinza venosa conica cerebro spinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce oltre 61.000 italiani e per la quale non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti.
Il primo studio si intitola”Possibili meccanismi patogenetici responsabili di lesioni al sistema nervoso centrale nelle impostazioni dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale“.
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Secondo il Dr. Marian Simka, chirurgo vascolare di Katowice (Polonia), la scoperta di stenosi nelle vene giugulari interne e/o azygos, la cosiddetta insufficienza venosa cronica cerebro spinale che accompagna la sclerosi multipla, ha permesso la rilettura delle conoscenze di questa malattia neurologica. Il deflusso venoso patologico dal sistema nervoso centrale sembra portare a due problemi principali. In primo luogo smonta la barriera emato-encefalica e può consentire la penetrazione nel parenchima nervoso del glutammato e dei leucociti. In secondo luogo, essa può causare una significativa ipoperfusione del cervello e del midollo spinale. Queste due patologie sovrapposte rischiano di innescare delle placche attraverso la piroptosi legata alla caspasi degli oligodendrociti ed evocare neurodegenerazione tramite l’eccitotossicità del glutammato. Inoltre l’ipoperfusione cerebrale può portare alla fatica cronica e ad altri sintomi neurologici globali.
L’autore spera che questa revisione aiuterà a chiarire nuove strategie e trattamenti per la sclerosi multipla e mostrerà nuove strade per la ricerca su questa malattia debilitante.
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Il secondo studio è intitolato “Misurazioni del flusso quantitativo nelle vene giugulari interne di pazienti con sclerosi multipla utilizzando la risonanza magnetica“.
Scopo dello studio, coordinato dal prof. E.M. Haacke di Detroit, era quello di studiare il flusso di sangue attraverso le vene giugulari interne (IJVs) della popolazione con sclerosi multipla Sono stati valutati con risonanza magnetica (MRI) a 3T con mezzo di contrasto duecento pazienti con SM e 14 volontari sani. Sono state inoltre eseguite angiografie con risonanza magnetica in 3D e 2D per valutare le anomalie nell’anatomia vascolare extracranica. Sulla base di questa valutazione, la popolazione con SM è stata divisa in sottogruppi di soggetti non-stenotici (NST), con 1 sola stenosi cervicale (C1ST) e con 6 stenosi cervicali (C6ST). In questo studio è stata utilizzata la RM a contrasto di fase in 2D per quantificare il flusso di sangue nelle principali vene ed arterie del collo e sono state analizzate le differenze di flusso tra i gruppi.
Al termine dello studio, secondo gli autori, Il flusso sanguigno attraverso le vene giugulari interne è risultato ridotto nella popolazione con SM con stenosi rispetto a quella senza.
Questi due studi dimostrano la necessità di approfondire meglio la scoperta del prof. Zamboni sul ruolo delle malformazioni vascolari (CCSVI) nella sclerosi multipla, con una leale collaborazione tra specialisti di campi diversi, superando l’attuale fase di scontro portata avanti da alcuni neurologi poco aperti alle novità della medicina, un pò come successe al nell’Ottocento al medico ungherese I. Semmelweis, che fu duramente osteggiato da alcuni colleghi.
Fonti:
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http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22356241
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22356242
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