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Sclerosi Multipla e CCSVI: intervista all’angiologo Gabriele Giordano

Creato il 03 settembre 2014 da Yellowflate @yellowflate

GIORDANO_QUADRI--190x130  Sull’ancora controverso tema della correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta dal prof. Zamboni dell’Università di Ferrara nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), MEDITERRANEWS ha intervistato in pillole il dottor Gabriele Giordano, angiologo e Responsabile dell’Unità Operativa di Angiologia presso il presidio ospedaliero Villa dei Fiori, ambito ASL NA2nord.

1) Dottore, nella sue esperienza diagnostica della CCSVI, in quale percentuale di malati di sclerosi multipla lei finora ha trovato la CCSVI?

Su circa 1500 pazienti da SM (nelle varie forme) studiati, circa l’80-85% è risultato positivo alla CCSVI. la popolazione di controllo di soggetti senza Sm ha evidenziato una positività < 10%”

2) A suo avviso si tratta di un esame molto complesso? Richiede un’esperienza specifica?

Tutta la diagnostica ultrasonografica è operatore dipendente, pertanto la preparazione dell’operatore è indispensabile per l’attendibilità del risultato dell’esame. Nello specifico l’esame ECDoppler per la CCSVI necessità di calma e concentrazione per poter mettere in evidenza i parametri necessari alla diagnosi: è pertanto complesso ma un rigoroso apprendistato rende più sicuro e agevole il lavoro dell’operatore.”

3) Per quanto riguarda coloro che si sono poi si sono autonomamente sottoposti all’intervento di angioplastica (PTA) nei controlli post-intervento quale percentuale di successo ha osservato?

I dati clinici e strumentali sulla CCSVI non rendono ancora agevole valutare i benefici della PTA venosa: benefici a breve e lungo termine sono ad oggi studiati in tutto il mondo e col crescere dei “numeri” migliora anche il dato statistico. la mia modesta statistica sui soggetti sottopostosi “volontariamente” alla PTA  mostra a 18 mesi un miglioramento dei sintomi soggettivi nel 22%, nel 28% i sintomi migliorati nell’immediato post PTA si sono affievoliti a 18 mesi (ma permangono), nel 31% i sintomi migliorati nell’immediato post PTA si sono annullati drammaticamente entro i 6 mesi (con il 93% casi di restenosi all’ECDoppler). Il restante 19% non riferisce alcun miglioramento ne a breve ne a lungo termine.”

4) Il team del prof. Zamboni in una pubblicazione dell’anno scorso (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23761870 ) ha ipotizzato tra le possibili cause di ostruzione venosa una compressione del muscolo omoioideo. A Catania alcuni suoi colleghi hanno iniziato a fare interventi chirurgici su questo muscolo. Cosa ne pensa in merito?

I dati in mio possesso e l’esperienza legata al numero di soggetti osservati mi fa pensare che la compressione del muscolo omoioideo potrebbe essere una delle tante cause, ma non certamente quella principale; che ci sia una fibrosi vasale congenita, un’anomalia conseguente ad un trauma, un’agenesia valvolate etc. vale la pena indagare su tutte le possibili cause.”

5) Pensa in qualche modo di poter pubblicare i suoi dati, magari su qualche rivista italiana o straniera?

Spero di poter pubblicare i dati entro la fine del 2015.”

6) Molti neurologi continuano a negare la stessa esistenza della CCSVI scoperta dal prof. Zamboni e considerano inutile se non pericoloso l’intervento di angioplastica, per cercare di disostruire le vene. Cosa vorrebbe dire a questi colleghi così scettici?

Ormai, come la storia della medicina ci insegna, molti neurologi iniziano a richiedere l’esame per la CCSVI ai loro pazienti. Non entro nel merito di coloro che si chiudono anche al confronto scientifico.”


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