Sull’ancora controverso tema della correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta dal prof. Zamboni dell’Università di Ferrara nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), MEDITERRANEWS ha intervistato in pillole il professor Massimiliano Farina, angiologo e chirurgo vascolare del Policlinico di Monza.
1) Professore, nella sue esperienza diagnostica della CCSVI, in quale percentuale di malati di sclerosi multipla lei finora ha trovato la CCSVI?
“Non posso comunicarle il dato preciso essendo frutto di un recente lavoro che sta per essere sottoposto ad una rivista internazionale. Le dico comunque che è superiore all’80%.”
2) A suo avviso si tratta di un esame molto complesso? Richiede un’esperienza specifica?
“Certo, un esperienza pluriennale maturata sia in diagnostica ultrasonografica venosa generica sia nel campo nuovo, e per questo ricco di insidie, dell’analisi dei distretti venosi cerebro efferenti, di cui poco conoscevamo fino alle recenti evidenze di Paolo Zamboni.”
3) Per quanto riguarda coloro che si sono poi si sono autonomamente sottoposti all’intervento di angioplastica (PTA) nei controlli post-intervento quale percentuale di successo ha osservato?
“E’ difficile dare una corretta risposta a questa domanda, in quanto inizialmente si è sottoposto a trattamento pazienti non omogenei per età, forme cliniche di SM, anni di malattia e questo senza dubbio ha prodotto risultati eterogenei, dal momento che le variabili in gioco erano numerose. Del resto anche le procedure non erano codificate ma frutto dell’esperienza maturata “sul campo”. A questo si aggiunge la non comunicabilità di gran parte degli operatori, che ha finito per incidere pesantemente sulla diffusione dei dati procedurali.”
4) Relativamente ai sintomi della sclerosi multipla che cosa ci può dire? Ci sono stati dei miglioramenti dopo l’intervento?
“Sicuramente in alcuni pazienti questo è stato ottenuto. Il problema è stato, semmai, la durata del risultato. Ma, ripeto, le variabili di cui parlavamo hanno interferito in maniera importante sulla molteplicità delle risposte.”
5) Il team del prof. Zamboni in una pubblicazione dell’anno scorso (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23761870 ) ha ipotizzato tra le possibili cause di ostruzione venosa una compressione del muscolo omoioideo. A Catania alcuni suoi colleghi hanno iniziato a fare interventi chirurgici su questo muscolo. Cosa ne pensa in merito?
“L’opinione del nostro team a riguardo, è già stata espressa in un lavoro da noi pubblicato nel novembre dello scorso anno su BMC Neurology (http://www.biomedcentral.com/1471-2377/13/162) e che stranamente qui in Italia, tra gli addetti ai lavori, è stato diciamo “sottostimato”. Strano, in quanto il lavoro è all’undicesimo posto tra quelli più scaricati dal website della rivista lo scorso anno, con 5794 download. Direi, se mi consente, un ottima visibilità a livello internazionale ma non qui, anche se rifacendomi a un vecchio detto, “nessuno è profeta in patria”…”
6) Pensa in qualche modo di poter pubblicare i suoi dati, magari su qualche rivista italiana o straniera?
“Siamo, come le accennavo, sottoponendo ad una rivista internazionale un nuovo lavoro epidemiologico e abbiamo in cantiere un nuovo progetto di ricerca di tipo retrospettivo su dati interessanti, che completeranno alcune nostre ipotesi, precedentemente formulate. A quel punto il nostro contributo a questa causa, in cui abbiamo creduto e crediamo ancora profondamente, penso si esaurirà per mancanza di sostegno economico, essendo stata fin qui tutta la nostra produzione scientifica esclusivamente frutto di un credo incondizionato, senza alcun supporto esterno, ma sottraendo anche tempo e risorse ad altre sfere. E questo, mi consenta, non è giusto e non possiamo nemmeno permettercelo.”
7) Molti neurologi continuano a negare la stessa esistenza della CCSVI scoperta dal prof. Zamboni e considerano inutile se non pericoloso l’intervento di angioplastica, per cercare di disostruire le vene. Cosa vorrebbe dire a questi colleghi così scettici?
“”Gli uomini sono portati a credere soprattutto ciò che meno capiscono.” Michel de Montaigne, Saggi, 1588.”