E' stato pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Ultrasound in Medicine uno studio americano intitolato " Chronic cerebrospinal venous insufficiency: pitfalls and perils of sonographic assessment " (Insufficienza venosa cronica cerebrospinale: rischi e tranelli nella valutazione ecografica).
Secondo alcuni ricercatori di Cleveland (Ohio), l'ecodoppler è stato proposto come modalità diagnostica per l'individuazione dell'insufficienza venosa cronica cerebrovascolare, un'ipotesi di patogenesi della sclerosi multipla (SM) recentemente proposta. Sono stati esaminati i potenziali cambiamenti dell'ecodoppler per la diagnosi dell'insufficienza venosa cronica cerebrovascolare e utilizzati i dati aggregati intermedi di uno studio finalizzato ad applicare i criteri dell'insufficienza venosa cerebrovascolari a un gruppo di pazienti con SM e di pazienti di controllo senza SM.
L'ecodoppler per l'insufficienza venosa cronica cerebrovascolare è stato eseguito su pazienti con sclerosi multipla e sui controlli. Sono state studiate le vene extracraniche e le vene cerebrali profonde utilizzando un protocollo e i criteri pubblicati sull'insufficienza venosa cronica cerebrovascolare. E' stato eseguito un confronto per esplorare come i fattori fisiologici e le tecniche di imaging potrebbero influenzare i parametri chiave. Sono stati esaminati gli effetti delle diverse definizioni che soddisfano i criteri diagnostici dell'insufficienza venosa cronica cerebrovascolare.
Sono stati arruolati quarantadue pazienti. Venticinque (60%) avevano una riduzione di almeno il 50% della sezione trasversale della vena giugulare interna, sezione trasversale di 0,3 cm (2) o meno, e/o un'anomalia in B-mode. Nessun paziente aveva un reflusso maggiore di 0,88 secondi in entrambe le posizioni seduta e supina, la presenza di reflusso ecografico doppler al doppler transcranico, o un'area di sezione trasversale della vena giugulare interna maggiore nella posizione seduta rispetto a quella supina. Quattordici pazienti (33,3%) avevano un lembo o un setto, e uno aveva una rete. Sono state identificate vene collaterali alle vene vertebrali su 14 dei 42 pazienti (33,3%). L'uso del doppler transcranico rispetto ai profili doppler portava pochi pazienti a soddisfare i criteri per l'insufficienza venosa cronica cerebrovascolare.
Al termine dello studio, secondo gli autori, ci sono diverse variabili importanti, tra cui le definizioni fisiologiche, tecniche, e dei criteri, nell'applicazione della valutazione ecografica dell'insufficienza venosa cronica cerebrovascolare che possono influenzare l'accuratezza diagnostica.
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26014330
COMMENTO:
Questo studio americano, a cui hanno partecipato noti neurologi di Cleveland, contiene luci ed ombre.
Viene infatti messa in dubbio l'affidabilità del protocollo ecodoppler per la diagnosi della CCSVI. Verrebbero così smentiti studi come il famigerato CoSMo dell'Aism http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24014572 ) che avevano la pretesa di venire considerati come " olio santo " nella medicina.
Sono però passati otto anni dalla pubblicazione del protocollo ed il team di Ferrara ha lavorato molto per eliminare " pitfalls" e " reprodubility". Due anni fa è stato pubblicato sulla rivista BMC Neurology un nuovo protocollo più obiettivo ( http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23845008 ): perché continuano ad usare quello più vecchio?
Inoltre la Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari ( ISNVD) nel novembre 2014 ( http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25255703 ) ha proposto un nuovo approccio multimodale per la diagnosi della CCSVI.
Nonostante tutto la ricerca sulla CCSVI sta facendo molti progressi.