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Sclerosi Multipla: un bilancio del Metodo Zamboni nel 2011

Creato il 30 dicembre 2011 da Yellowflate @yellowflate

Sclerosi Multipla: un bilancio del Metodo Zamboni nel 2011Allo scadere dell’anno 2011, un anno duro e difficile per molti, proviamo a fare un piccolo bilancio della ricerca sulla CCSVI nella Sclerosi Multipla, scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni, Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara.
Al riguardo si è trattato indubbiamente di un anno con luci ed ombre dove comunque questa ricerca (non finanziata dalle case farmaceutiche) ha fatto importanti passi avanti.
Nel mese di marzo si è svolto a Bologna il primo meeting dell’International Society for Neurovascular Disease (ISNVD) che ha visto la presenza dei maggiori esperti nel campo internazionale, dando ulteriore lustro a questa ricerca tutta italiana.
Sono stati quindi pubblicati numerosi studi pro o contro l’ipotesi del prof. Zamboni; il dato curioso è che quelli contrari sono stati pubblicati sulle principali riviste del settore neurologico in tempi insolitamente brevi rispetto al normale iter che ogni studio dovrebbe seguire prima della sua accettazione e pubblicazione.
Gli studi confermativi hanno invece trovato difficoltà per essere pubblicati, specie sulle riviste neurologiche.
In ogni caso dopo una prima raffica di studi negativi, dove non sono stati applicati correttamente i parametri diagnostici stabiliti dal prof. Zamboni, sono stati pubblicati numerosi studi confermativi che, seppure non definitivi, hanno potuto ampiamente dimostrare come la teoria sulla CCSVI nella SM abbia importanti fondamenti.
Da ricordare, anche per una questione di vanto nazionale, il grosso studio multicentrico italiano coordinato dal prof. Bastianello dell’Università di Pavia e pubblicato nel mese di ottobre che ha fornito dati confermativi molto interessanti.
Sempre in Italia è inoltre partito in primavera lo studio epidemiologico multicentrico promosso dalla Fism-Aism, che l’anno precedente però aveva visto le polemiche dimissioni dal comitato scientifico dello stesso prof. Zamboni a causa del mancato rispetto del suo protocollo e dell’atteggiamento di estrema chiusura nei suoi confronti da parte dei vertici dell’Aism, che peraltro già nel passato non aveva mai supportato gli studi di Zamboni sulla CCSVI.
Al momento non sono noti i risultati di questo studio che comunque dovrebbe concludersi entro la primavera del 2012, a parte alcuni annunci fatti dal dr. Comi, presidente del comitato scientifico Aism, durante il congresso internazionale di Amsterdam “Ectrims 2011″ che si è tenuto ad ottobre, dove incredibilmente dichiarò che l’ipotesi sulla CCSVI si era sgonfiata a studio ancora in corso (…).
Lo stesso dr. Comi ha poi duramente attaccato il collega neurologo dr. Fabrizio Salvi, principale collaboratore del prof. Zamboni, durante un clamoroso servizio ai primi di dicembre sul programma Report di Rai Tre.
Lo studio che invece almeno in Italia dovrebbe poter dare un’importante conferma alla scoperta del prof. Zamboni è stato chiamato simbolicamente “BRAVE DREAMS”: prevede una parte diagnostica ed una interventistica in quasi 700 pazienti in 18 centri italiani; purtroppo non è ancora partito, nonostante vari annunci, a causa delle lungaggini burocratiche imposte dalla Regione Emilia Romagna e della carenza dei fondi necessari (2,88 milioni di euro). Dall’Aism non è arrivato finora 1 solo euro, a sei mesi dalla presentazione della richiesta.
Gli ultimi annunci fatti proprio in questi giorni dalla Regione Emilia Romagna rimandano la partenza alla prossima primavera. Staremo a vedere se la politica manterrà le proprie promesse.
In conclusione possiamo affermare che laddove c’è stata una buona collaborazione tra i neurologi che si occupano di SM ed i vascolari che si occupano di CCSVI si è arrivati a risultati molto interessanti e promettenti.
E’ ora auspicabile che nell’anno 2012 questa collaborazione possa ampliarsi nell’esclusivo interesse dei 61.000 malati e delle loro famiglie, per una patologia gravemente invaidante con esordio prevalente tra i 20 e i 40 anni e dunque nel pieno delle loro attività. Ricordiamo che per le forme cronico-progressive ad oggi non esiste alcuna terapia che si sia dimostrata efficace mentre per le altre forme i farmaci attualmente in uso hanno dimostrato rilevanti effetti collaterali oltre a costi molto alti per il servizio sanitario nazionale.


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