Secondo i ricercatori americani, guidati dal Dr. Eric M. Schrauben, l’introduzione dell’ipotesi CCSVI nella diagnosi della sclerosi multipla ha recentemente suscitato interesse nelle misurazioni venose di portata intra-e extracraniche. A causa della complessità strutturale e delle variazioni individuali gli studi di flusso nelle vene cerebrospinali con risonanza magnetica a contrasto di fase (PC) sono stati condotti raramente. Anche se è stata a lungo ha confermato una fonte di variabilità nel drenaggio venoso il cuore, gli effetti respiratori di movimento sono stati ampiamente ignorati in PC-MR, in parte a causa della difficoltà e dei tempi di scansione dei clicli del gating respiratorio e cardiaco. Lo scopo dello studio pilota era implementare una sequenza di risonanza magnetica PC “dual-gated” ed indagare l’effetto del movimento respiratorio durante la libera respirazione sul flusso venoso cerebrospinale.
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Al termine dello studio, secondo gli autori, I dati acquisiti con la sequenza radiale PC con uno schema di ricostruzione a doppia porta (double-gated) confermano che la fase respiratoria influenza il movimento del flusso venoso nella vena giugulare. Come noto dagli studi con gli ultrasuoni, la pressione negativa del torace durante l’inspirazione diminuisce la resistenza al flusso nella vena giugulare, aumentando così il flusso di drenaggio venoso.
Sulla base dei loro risultati iniziali gli autori ritengono che l’influenza del movimento respiratorio dovrebbe essere considerata per le misurazioni quantitative del flusso venoso nel collo.
Questo studio in futuro potrebbe consentire di arrivare ad un esame diagnostico non invasivo della CCSVI maggiormente attendibile soprattutto dopo le recenti polemiche relative alla validità di alcuni studi con ecocolordoppler dove gli operatori non erano stati adeguatamente formati, come ad esempio lo studio Cosmo promosso dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism), che già nell’ottobre scorso aveva dichiarato alla stampa che, sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI era stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati.
Fonte: http://www.jcmr-online.com/content/pdf/1532-429X-14-S1-W4.pdf
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