Probabilmente sarà passato inosservato il mercato degli Indiana Pacers, vice campioni della Eastern Conference, che nell’ultima stagione sono andati a 48 minuti dal ritorno in finale NBA per la prima volta dal 2000. In un’estate dominata da Dwight Howard, dalla blockbuster trade tra Nets e Celtics, dalla rivoluzione dei Detroit Pistons e dalle 13 panchine cambiate, la franchigia di Basketball State per eccellenza si è mossa nella direzione più giusta, quella di migliorare il più possibile il supporting cast e fare l’ultimo e decisivo salto di qualità. La offseason finora ha portato CJ Watson, Chris Copeland, Luis Scola, più Solomon Hill dal Draft e coach Nate McMillan nello staff di Frank Vogel. I partenti? DJ Augustin, Gerald Green, Tyler Hansbrough e Miles Plumlee.
Confermato il nucleo determinante, con il rinnovo di contratto di David West, un po’ il leader spirituale dei Pacers, si ripartirà con George Hill a menare le danze, il dinamitardo Lance Stephenson in guardia con la sua energia, Paul George in ala piccola, West e Roy Hibbert, cresciuto vistosamente nell’ultima stagione e decisivo tanto nella sua quanto nella metà campo avversaria. Inoltre Paul George, per il quale Larry Bird ha già detto che non lo lascerà andare via e pareggerà qualsiasi offerta (partite le sirene di Los Angeles, da dove proviene il ragazzo, ndr), è stato riconosciuto unanimemente come un All Star, ha giocato una stagione e dei playoff da vero go-to-guy ed è stato convocato per il mini camp di Team Usa in vista dei Mondiali 2014 dove con ogni probabilità sarà uno dei pilastri del gruppo di coach Krzyzewski.
Ma veniamo al mercato. I movimenti della dirigenza hanno portato ad un netto miglioramento della panchina, di quei ricambi che durante la stagione possono permettere ai titolati di rifiatare maggiormente e che nei playoff possono essere delle pere di ginseng capaci di contribuire subito e in pochi minuti sul parquet. Di fatto, confermato Ian Mahinmi come cambio di Hibbert, hanno sostituito il titubante Augustin con Watson e il pazzo Hansbrough con l’esperto e solido Scola, più Copeland che può giocare minuti da 3 o da stretch 4 che allarga il campo. In aggiunta Orlando Johnson e Solomon Hill, più guardia il primo, più ala tuttofare il secondo, anche se leggermente in seconda fila.
Watson ha dimostrato sia ai Bulls sia ai Nets di essere un giocatore ottimo dalla panchina. Ha tiro da tre affidabile (intorno al 40%, più circa l’80% ai liberi in carriera) ma anche capacità di creare dal palleggio e vanta solida esperienza in post season. Copeland è stato una sorpresa ai Knicks, è un giocatore ancora da disciplinare perchè tira qualsiasi cosa gli passi per le mani ma ha grande attività, braccia lunghe e la lascia andare via come pochi da dietro l’arco. L’anno passato ha pian piano messo in panca Steve Novak, ha chiuso la regular season a quasi 9 punti di media e nei playoff è passato dal 42% al 48% da tre. Lo volevano tutti ma l’hanno spuntata i Pacers. Starà fermo per 6-8 settimane per un intervento al ginocchio ma sarà pronto per il training camp.
E’ un ottimo colpo Luis Scola che, dopo la parentesi a Phoenix, torna meritatamente in un contesto vincente. Per certi aspetti assomiglia tantissimo a West: non un grande atleta ma è un duro, solido mentalmente e fisicamente, ha tiro dai 6 metri, movimenti in post basso, passa discretamente la palla e ha istinti innati per il rimbalzo, oltre all’incredibile posizione difensiva. Avere un giocatore del genere con quella esperienza (33 anni) per Miles Plumlee e Gerald Green è davvero una grande mossa. L’anno scorso ha chiuso a 13+6 di media ma in carriera viaggia ad oltre 14+7, e dalla panchina potrebbe essere ancora più letale con 18-20 minuti di estrema qualità. Ha ancora due anni di contratto per totali 9.3 milioni di dollari.
Su coach McMillan poco da dire: a Portland non ha fatto benissimo da head coach ma ha dato una grande mano nello staff di Team USA ricliclandosi come specialista difensivo. Si pensava andasse ai Lakers l’anno passato mentre ora, senza chance da capo allenatore, ha accettato l’offerta di Indiana per affiancare un giovane rampante come Vogel e andrà a riempire il vuoto lasciato da Brian Shaw e Jim Boylan.
Last but not least la questione Danny Granger. L’ex stella della squadra, fuori tutta la stagione e determinante per l’esplosione di Paul George, andrà rimesso nella rotazione al ritorno dall’infortunio. Dovrà accettare un nuovo ruolo, probabilmente come sesto uomo, anche se è facile che i Pacers proveranno in tutti i modi a cederlo essendo nell’ultimo anno del suo contratto (14 milioni di pezzi in verde). Potrebbe essere appetibile per molte squadre: di certo la sua era a Indiana è finita. Ora è la squadra di George e gli altri, alla caccia del titolo NBA.