La storia di quelli che noi chiamiamo Magi è da sempre stata avvolta nel mistero: i tre sono menzionati solo nel Vangelo di Matteo che parla di tre re Magòi che vennero dall'Oriente Le altre poche notizie ci venivano finora dai Vangeli Apocrifi e da ricostruzioni e ragionamenti postumi.
Ebbene, durante i lavori per la restaurazione della Domus Armaturarum a Pompei è stata ritrovata una pergamena perfettamente conservata che fa piena luce sui tre misteriosi personaggi, rivelandocene particolari nuovi e per molti versi sconcertanti.
La pergamena comincia con dirci che erano sì dei Magòi ma non si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gàspare, bensì Berchiorre, Padansarre e Trèmare.
Berchiorre era il più anziano e il suo nome deriverebbe da Belech, che significherebbe ‘vecchio re rattuso’.
Padansarre era diversamente magoi a causa di una strana pratica magica, il celodurismo, che gli aveva irrigidito metà membra (lui avrebbe preferito l’irrigidimento delle membra al maschile singolare, ma non tutti i magòi riescono col buco), ed il suo nome deriverebbe da Padàn quasi a suggerire la sua regione di provenienza. La pergamena dice anche che, siccome nella storia Baldassare è di colore, Padanssarre fosse di molto imbarazzato per l'accostamento tra sé e il nègher, e per questo ogni tanto gli giravano alcuni suoi fidi, tali Maroni.
Infine abbiamo Trèmare, che in origine pare si chiamasse Tremonti ma poi, avendo messo tutti a battere i denti col culo nell’acqua, cambiò il nome come detto.
Storicamente sacerdoti del culto al dio Ahura Mazda* presto soppiantarono il vecchio credo col nuovo culto del dio Fihat Marchionn.
Studiosi di astronomia, seguendo la lettura del cielo, avevano riconosciuto in Fihat Marchionn il salvatore universale, diventando così loro stessi l'anello di congiunzione tra i culti misterici dell’ assistenzialismo e del oberoaffogarismo.
La pergamena conferma che essi viaggiarono seguendo una Stella della costellazione Gelmini portando doni al salvatore, ma con una variante: essi portarono solo licenziamento e mirra (unguento per la conservazione dei cadaveri), mentre l’oro se lo tenne Trèmare, per non essere costretto a cambiare di nuovo nome.
Durante la via del ritorno, i tre a un certo punto si trovarono a corto di rifornimenti, e stavano per perdere la fiducia, soprattutto a causa di un tal Finalalàh, che voleva toglier loro FINanco i cammelli. Fortuna volle che si trovassero nei pressi della panetteria dei Due Forni, diretta da tal Cahsini, il quale decise che per quella volta avrebbe infornato per loro.
La storia vecchia ci aveva raccontato finora che i tre, nel tornare, non andarono da Erode perché lo consideravano pericoloso.
La pergamena invece dice che il pericolo per i tre re non era Erode, bensì un altro gruppo di Magòi, di cui facevano parte una sorella e due fratelli.
La sorella era la famosa Rosy Magoi, che a dire il vero era tenuta poco da conto in quanto più bella che intelligente.
‘Non sono una Magoi a vostra disposizione!’ ripeteva di continuo.
Anche lei avrebbe voluto arrivare all’oro, e insieme al suo segretario Mosòccmel cercava di farsi ridare da Cahsini almeno parte del prezioso materiale.
Il primo fratello di Rosy Magoi era il famosissimo Dalailema: egli è descritto furbo come una faina e stronzo come il risultato liberatorio evacuativo intestinale post-stiticismo.
Il secondo fratello di Maga Magoi si chiamava N’Chlaus, ma lo chiamavano Mago Magay in virtù di una sua certa raffinatezza di linguaggio e di costumi. La pergamena lo descrive idoneo al ruolo di gran Ciambellano, in quanto particolarmente bravo nella loquela e capace di farsi seguire dalle genti, il che lo rendeva inviso agli altri, soprattutto a Rosy e al segretario Mosòccmel, quest’ultimo istigato dal Dalailema che voleva essere lui il gran Ciambellano e, temendo di venire usurpato, a un certo momento aveva perfino pensato di incaricare il suo stalliere Boccia di uccidere N’Chlaus e portargli il cuore in un cofanetto. Lo aveva lasciato in vita solo perché fermato da un suo alleato, il roccioso Petrus, altrimenti detto ‘Checiazzecca’.
Il povero N’Chlaus cercava in tutti i modi di farsi apprezzare, ma niente, i fratelli lo isolavano sempre, non lo facevano mai partecipare ai giochi di alleanza e, se per caso le regole gli davano la possibilità di giocare, zac, ecco che repentinamente i suoi le cambiavano pur di tenerlo fuori al freddo e al gelo.
C’è chi testimonia di avergli sentito dire sconsolatamente queste parole: ’Eh che maniere, qui fate sempre così perché voi avete il 20 (ma anche il 19 o il 18) % e io no: è un’ingiustizia però!’
Dicevamo che Rosy Magoy, Dalailema e N’Chlaus erano i tre nemici di Berchiorre, Padansarre e Trèmare.
In teoria era così.
In pratica invece Rosy Magoy, Dalailema e N’Chlaus, a furia di fare regole per danneggiarsi l’un l’altro, avevano finito per essere innocui.
La storia per Berchiorre, Padansarre e Trèmare si prospettava dunque a lieto fine, quando accadde l’imprevisto: Pandassarre, in un momento in cui la magia del celodurismo gli aveva fatto irrigidire le membra al maschile singolare disse:” Basta girare con la Duna per via dei cammelli! Voglio la Maserati! E se non si trova un accordo si va al voto!”
Fu così che l’idillio Fini, anzi finì, intristendo i nostri eroi che passarono alla storia come i tre re Mogi.
*ndr. in tutto questo delirio, il riferimento al dio Ahura Mazda è assolutamente storico.