Un gruppo di ricerca del NICO – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Università di Torino ha individuato la presenza nel cervelletto di cellule staminali che potrebbero aprire nuove possibilità per “riparare” il cervello che invecchia o si ammala.
All’interno del cervelletto sono presenti tipologie cellulari molto eterogenee tra loro. Poco si sa del loro sviluppo, che si verifica soprattutto dopo la nascita e non nella fase embrionale e che è ancora in fase di studio. In particolare, recentemente sono stati fatti alcuni passi in avanti nella conoscenza della localizzazione e del comportamento di cellule staminali attive dopo la nascita. Un team di ricercatrici del NICO – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Università di Torino, con a capo Annalisa Buffo, ha individuato per la prima volta l’esistenza di tali cellule e la loro esatta collocazione nel tessuto, studiando anche il meccanismo secondo il quale esse si moltiplicano.
I risultati di questa ricerca italiana, resi noti anche dalla rivista scientifica “Journal of Neuroscience” hanno dunque avvalorato l’ipotesi di una presenza nel cervelletto di progenitori di cellule simili a quelle staminali neurali. Diversamente da queste ultime però, le staminali del cervelletto non si autoconservano, ma si esauriscono solo un paio di settimane dopo la nascita. Le ricercatrici però ipotizzano che questi progenitori resistano come elementi silenti anche nel corpo dell’adulto e che possano essere in qualche modo “riattivati” nel caso di un danno, dando vita a dei nuovi neuroni nel cervelletto invecchiato o malato.
Fonte: “Le Scienze”