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Scorci di paradiso....

Creato il 24 luglio 2012 da Lozirion
Scorci di paradiso....
Scorci di paradiso.... 
La classe non è acqua, nè mai lo sarà, e quando ce la si ritrova davanti agli occhi è sempre qualcosa di eccezionale, può essere fine a sè stessa, tutta tecnica e allenamento, autocelebrativa a volte, ma sempre e comunque una goduria per gli occhi (e per le orecchie). Domenica sera in quel di Vigevano, nella bellissima cornice del castello sforzesco, i tre signori che campeggiano qui sopra hanno tirato fuori tutta la loro classe e la loro tecnica devastante, sono saliti su un palco fin troppo scarno con l'unico obiettivo di far divertire il pubblico, finendo per affascinarlo, conquistarlo e - per chi sa cosa intendo - emozionarlo....
"Impossibile" verrebbe da dire, perchè la tecnica è tecnica, cosa può avere a che fare con le emozioni? Beh, vedetela così, cercate su youtube un qualsiasi video di Maradona che palleggia a ritmo di musica, con le scarpe slacciate e magari pure con gli occhi chiusi, ecco, se siete appassionati di calcio ora provate a immaginare di essere stati lì, dietro un cartellone pubblicitario a lato del campo a vedere dal vivo la tecnica di un fuoriclasse unico come il buon Diego Armando, avreste avuto bisogno di altro? Credo proprio di no.... Steve Morse, Steve Vai e Joe Satriani domenica sera hanno fatto esattamente la stessa cosa, palleggiato magistralmente, tra numeri di altissima scuola, qualche leziosismo un po' sborone e una tecnica sopraffina che non necessita d'altro, perchè una volta visto il palleggio di Maradona non serve nient'altro per sapere che quel pallone lo può insaccare in rete quando e come gli pare, o può servire assist memorabili anche da seduto in panchina, e così in questo caso non c'è bisogno della voce, non servono brani cantati per sapere che all'occorrenza questi tre possono creare la base sonora perfetta per una qualsiasi canzone, di qualunque genere e secondo qualunque ritmo, magari senza nemmeno fare troppa fatica.... Attacca Steve Morse con la sua band, segue Steve Vai e infine Joe Satriani, prima della jam session di chiusura con tutti e tre i chitarristi sul palco, ma non è certo la cronostoria del concerto che lo può descrivere, non ci sono racconti obiettivi e distaccati che possano spiegare cosa sia successo in quel di Vigevano, e allora fanculo la cronaca e le sue regole, è stato uno spettacolo grandioso! Steve Morse è il primo a calcare le assi del palco ed è orgoglioso di essere lì, lo dice al microfono ringraziando il pubblico e aggiungendo umilmente che "è un onore essere qui a suonare con i migliori chitarristi del mondo", e - aggiungo io - è una goduria stare lì sotto il palco! Steve ci dà dentro a più non posso, diverte, fa battere il piede e tra svisate acide e assoli fulminanti ci piazza pure dei frangenti country mica da ridere, per poi porgere un commosso saluto con tanto di dedica all'amico John Lord, morto lo scorso 16 luglio dopo una lunga ed estenuante lotta con un tumore; una dedica attesa, quasi obbligatoria, ma che si merita l'applauso spontaneo e sentito di ogni persona presente, e anche qualche lacrima versata dai purpliani più duri.... Ora però, non me ne voglia il caro Morse, è tempo che sul palco salgano i pezzi grossi, il primo è proprio lui, il "piccolo virtuoso italiano", come lo aveva soprannominato Frank Zappa: Steve Vai, e non c'è nient'altro da dire, il pubblico non lo tieni più, ad ogni attacco le urla, ad ogni ultrasonica ascesa delle note il delirio della folla, Vai è un tamarro, questo è poco ma sicuro, si getta in virtuosismi infiniti che molti etichettano come estremamente leziosi, ma il discorso è sempre lo stesso, voi chiedereste a Maradona di smettere di fare numeri stratosferici col pallone? Io no, e tantomeno mi sognerei di dire "Basta" a Steve quando ha una chitarra tra le mani, nemmeno sotto tortura perchè, cazzo, è eccezionale! Sentir suonare Vai è un orgasmo per le orecchie, una vibrazione tremenda che scuote da dentro e non ha bisogno di niente di più.... Lui suona in tutti i modi possibili e immaginabili, porta le corde della sua Ibanez bianca a temperature da fusione, e poi corre, gioca con il pubblico, agita la folla e poi rallenta, abbassa il ritmo e con sole 10 magiche dita suona come l'intero corpo della philarmonic orchestra di Londra, poi via di nuovo, altri assoli da tachicardia, polpastrelli che fumano e noi lì sotto a farci travolgere e a godere.... Steve suona persino con la lingua prima di finire il suo spettacolo e dare appuntamento a più tardi, gli applausi scrosciano e qualcuno urla "Perchè è già finito???", ma il prossimo non è certo un dilettante, anzi, è colui che ha insegnato a Steve Vai come si suona la chitarra, il Maestro, l'alieno, Joe "Satch" Satriani, o - come si presenta lui stesso - Giuseppe Satriani. Una pelata compare dal lato del palco e si ricomincia! Ve lo devo dire? Incredibile! Spettacolare, devastante, un'ora di elettricità palpabile, di agitazione da pogo e di grandi, epocali assoli, "Always With Me, Always With You" è un brivido freddo che corre lungo la schiena, "Surfin' with the alien" è l'esplosivo più potente del mondo, una bomba atomica senza radiazioni, "Satch boogie" è una rovesciata di Van Basten da fuori area, è una tripla di Michael Jordan sullo scadere, è Leonardo Da Vinci che dipinge il cenacolo, è genio allo stato puro, nell'accezione monicelliana del termine secondo cui il genio "È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione". Joe è un mostro, è un tutt'uno con la sua chitarra, un cane sciolto che sa come portarsi a casa gli applausi, e del resto, con una tecnica come la sua la ricetta è semplice: Ibanez a tracolla e plettro in mano, il resto va da sè, ed è meraviglioso....
Ma non è ancora finita, Joe si avvicina al microfono e.... "Make some noise guys! Louder! Again! This is not G1, and not even G2, this is G3!". La frase pronunciata da Joe introduce i due Steve, che tornano carichi più che mai per una jam conclusiva da far risvegliare i morti.... Tre pezzi - e che pezzi! - rovesciati con passione sul pubblico in festa che già al primo brano del terzetto esplode e canta a squarciagola le parole di "You really got me", anno domini 1964, ancora in grado di sconvolgere in una veste tutta rock e sudore, proprio come dovrebbe essere.... E poi l'aura di Mr. Slowhand che travolge gli astanti con "White room", da quella splendida formazione che erano i Cream, inutile dirlo, tutti a cantare, mani alzate e cuori in adorazione, è meraviglioso! Si chiude - e definitivamente stavolta - con Satriani che prende il microfono e annuncia "A bit of Neil Young for you guys!", e qui l'obiettività va a farsi fottere, Morse, Vai e Satriani che suonano "Rockin' in a free world" è qualcosa che va oltre, è un delirio primordiale, è la miglior cavalcata conclusiva che potessi mai aspettarmi, è qualcosa che ancora adesso mi fa palpitare e vorrei poterlo descrivere con parole e metafore, ma proprio non mi riesce, chi c'era può capire, chi non c'era, beh, può solo immaginare.... E' finito, è finito tutto davvero e l'emozione è tanta, alla faccia della "tecnica senza passione", resta appiccicata alla pelle la soddisfazione di aver visto tre dei più grandi chitarristi viventi, e non me ne voglia Steve Morse, sicuramente un gradino sotto gli altri due, e nemmeno Satriani, splendido, incredibile, massiccio e ineccepibile, che con tutte le probabilità obiettivamente è il migliore, ma per me - solo per me forse, ma poco importa - l'allievo ha superato di gran lunga il maestro.... E' un discorso da fan? Sì, ma per me sentire e vedere Steve Vai suonare è stato qualcosa di sbalorditivo, "The audience is listening" è stato un brivido tremendo, "For the love of God" un colpo al cuore, e "Whispering a prayer" è qualcosa che ha a che vedere con la religione (e non certo per il titolo), un dogma debilitante, la spiazzante dimostrazione che la chitarra è lo strumento perferito di Dio. Non è virtuosismo, non è autocelebrazione, è uno scorcio di paradiso per come me lo immagino, e ora che l'ho visto chi se lo scorda più?....






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