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Scrittura: cosa imparare da Francesca Scotti e L’origine della distanza

Creato il 22 maggio 2013 da Maria Grazia @MGraziaPiem

“A Maria Grazia, conosciuta sul filo della distanza”. Per me comincia così la lettura de L’origine della distanza, l’ultimo libro di Francesca Scotti edito da Terre di mezzo. Ho incontrato Francesca a Bari, quando la città era nel pieno dei festeggiamenti per San Nicola e lei era serenamente persa tra i braccioli di una poltrona nella libreria Zaum.
Sin dalla presentazione, avevo intuito che questo libro più di altri mi avrebbe accompagnato in un viaggio. Così, sin dalla prima pagina, sono stata catapultata in Giappone.
A fine lettura mi sono divertita a segnare i punti di contatto tra me, il mio lavoro, e quello che ho respirato di Tokyo attraverso il libro e la scrittura di Francesca.

Dai risalto alle parole nude. Francesca Scotti ha rispettato uno dei tormentoni di Luisa Carrada: evitare l’accumulazione di aggettivi. È una regola preziosa per chi scrive per lavoro, web writer o scrittori nel senso più tradizionale del termine. Francesca ha scelto parole chiare e accurate, che fanno assaporare un mondo nuovo senza appesantirlo con inutili spezie.

Vai dritto al punto. La buona comunicazione deve centrare l’obiettivo senza girarci troppo attorno. Ne L’origine della distanza, l’autrice ha delineato sia il profilo di Tokyo che la trasformazione interiore di Vittoria, la protagonista del libro. Ha comunicato l’estraneità che è poi diventata senso di accoglienza e di casa. Insomma, è riuscita a tratteggiare l’Oriente in sole 107 pagine.

Sparisci al momento giusto. Francesca Scotti ha dato la parola a Vittoria, e per far svanire la sua voce forse si è lasciata andare alla legge giapponese che tutela il diritto alla scomparsa. Beh, un bravo scrittore sa quando e come eclissarsi per esaltare la storia e il suo protagonista.

Francesca Scotti

Supera i tuoi limiti, sempre. Anche a tavola. Gli occidentali combattono con lame, punte e fuoco, gli orientali con polpi vivi, palline di riso zuccheroso e bacchette di legno non sempre innocue. Così come il suo personaggio, per Francesca Scotti non è facile adattarsi alla cucina orientale piena zeppa di pericoli, eppure ha superato le sue abitudini gastronomiche anche a rischio di restare strozzata. Ecco, la scrittura può portare a galla verità scomode su se stessi e far capitolare le certezze. Eppure basta tanta buona volontà e un pizzico di coraggio per guardare il tutto con razionalità e sperimentare il nuovo.

Stupisciti come un bambino. Nel libro, la protagonista è una ragazza italiana, Vittoria, che per uno strano amore con Lorenzo si ritrova a Tokyo senza neanche volerlo del tutto. Vive appieno la meraviglia di nuovi odori, colori, gesti, riti, sapori. È riuscita a farli suoi perché si è immersa nella cultura del Giappone. Per scrivere ed emozionare bisogna essere pronti a cambiare prospettiva e abbandonare presunte certezze. Non è forse un po’ quello che fannostorytelling e storyselling?

Racconta la tua libertà con passione. Vittoria crede di essere innamorata di Lorenzo, ma dopo mesi da sola a Tokyo capisce di aver allontanato una dipendenza – e non un amore – e di essere pronta a scoprire se stessa. La scrittura ammalia per questo: mostra ciò che di solito si cela, anche a se stessi.

Proteggi le cose che hai a cuore. A me, come alle donne giapponesi, piace la mia pelle candida e sono attenta a proteggerla dal sole aggressivo. In certi momenti delicati della vita, scrivere può aiutare a visualizzare quello che vogliamo proteggere e noi possiamo imparare a rivelare agli altri solo ciò che vogliamo mostrare.

Francesca Scotti l’ho conosciuta qualche anno fa leggendo i suoi racconti. Poi ho continuato a seguirla fino a incontrarla. Quando si dice le magie della lettura! Con un tweet le ho detto che la sua scrittura è un bel regalo, dimmi se la pensi come me.


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