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Scrivere a quattro mani – Perché serve?

Da Marcofre

Sino a un anno fa non mi sarei mai sognato di scrivere un racconto con un’altra persona, per esempio Morena Fanti. Sino a un anno fa erano tante le cose che non avrei fatto per un milione di buone ragioni.
Abbiamo invece partecipato ai “Racconti a quattro mani” di Remo Bassini. Non si vince gloria, denaro, nulla.

Perché serve? Cercherò di spiegarlo sfatando alcune idee balorde che girano attorno a questa pratica.

  • È pericolosa perché ci si appoggia all’altro.
    Dopo tredici o quattordici stesure (ho perso il conto) non credo che qualcuno si sia appoggiato all’altro; c’era sempre qualcosa che non andava. A volte era un aspetto pratico che uno dei due conosceva, e perciò condivideva con l’altro. Altre volte erano ingenuità legate a un certo ambiente, a un luogo dove si sceglie di svolgere un’azione, eccetera eccetera.
    C’è un’idea e se ne parla, si propongono sviluppi, si elimina quello che non convince. Ci deve essere uno scambio, altrimenti il valore di questa pratica va a farsi benedire. L’altro aggiunge la propria sensibilità, cultura e tutto questo non è appoggiarsi all’altro ma imparare. La scrittura è apprendistato.
  • Scrivere a quattro mani serve per coprire le proprie debolezze.
    Siccome la scrittura è apprendistato, le debolezze che si hanno vengono evidenziate proprio dallo scambio, dalla condivisione con il nostro “compagno di cordata”. Alla fine se ne esce un poco più consapevoli dei propri pregi e dei propri limiti. Inoltre, non si vince niente. Perché coprirsi? Perché fingere?
  • Il risultato sarà mediocre perché frutto di compromessi. L’obiettivo quando si scrive è sempre e solo uno: la qualità. Se questa non si raggiunge non è dovuta al compromesso ma a una storia balorda, a uno sviluppo assurdo, a personaggi scialbi. Se la coppia ha in testa la qualità, ogni sforzo avrà come obiettivo quello di consegnare al lettore una storia di valore, interessante.
    I compromessi sono quelli dovuti ai limiti imposti: il numero delle battute, certo. Per questo un paragrafo (magari divertente), viene tolto perché pur essendo utile non è indispensabile.
  • Non si gode della medesima libertà di chi scrive da solo. Se si sceglie di effettuare un esperimento del genere, questo è un rischio che si accetta naturalmente. Ma è davvero un rischio?
    Imparare, scambiarsi punti di vista e opinioni costringe a mettere alla frusta la propria creatività. La sincerità in un racconto a quattro mani è fondamentale, più importante della storia stessa. I sì o i no devono essere genuini, non dati dalla stanchezza o dalla voglia di chiudere per tornare a scrivere da soli.

Ripeterei una simile esperienza? Per il momento non credo, anche perché sto cercando di concludere alcuni nuovi racconti, e devo rivederli.

Di certo il consiglio è di provarci, ma prima è bene “frequentare” l’altro, anche solo virtualmente. D’accordo, vuol dire tutto e niente perché barare è sempre possibile e il Web si presta bene agli abusi. Però prima di gettarsi a capofitto nella scrittura a quattro mani, occorre avere una pallida idea di chi sia l’altro, anche per non arrivare a scontri, o a produrre qualcosa che non convince.

Se ne esce arricchiti.
Se poi si ha la fortuna di incappare in qualcuno che appartiene al sesso opposto al nostro, meglio ancora. Credo sia persino più proficuo.


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