Non prendeva neanche in considerazione l'idea che il suo compito fosse quello di scoraggiare la gente. Diceva sempre che c'erano già tante cose scoraggianti nel mondo, per chi voleva diventare uno scrittore contro ogni pronostico, ed era chiaro che parlava per esperienza diretta.
La critica, come del resto la narrativa, era per Ray un atto di empatia, un mettersi nei panni dell'altro. Non riusciva a capire gli scrittori che fanno stroncature e una volta mi ha anche rimproverato per aver pubblicato una recensione negativa.
Era convinto che scrivere prosa e poesia sia una specie di impresa fraterna.
(Jay McInerney, da Raymond Carver, Il mestiere di scrivere, Einaudi)