Come ci si può regolare quando si affrontano i sentimenti?
L’ottimo Anton Cechov consiglia di farlo in un modo solo: scrivendo freddamente. Non è una clamorosa contraddizione? Si dice infatti che i sentimenti debbano essere vivi, pulsanti, capaci di trascinare il lettore nella storia, di immergervelo. Si dice, appunto.
Non lo credo.
Per prima cosa, occorrerebbe ricordare che scrivere dei sentimenti è una delle fatiche più dure che si affrontano. La soluzione adottata da molti è quella che di norma si definisce inflazione. Vale a dire: sommergo la pagina, e la storia, di parole, e raggiungo lo scopo.
Niente di più errato. Lo so bene che “funziona”: se il pubblico che si vuole raggiungere è quello che di Facebook e i suoi “mi piace”, va benissimo. Ma persino l’editore più attento alla pancia dei lettori non gradisce troppo.
E se gli obiettivi sono superiori alle pagine di Facebook è evidente che bisogna percorrere un’altra strada.
Sommergere la pagina (e il lettore) di informazioni, è il tipico modo di agire di quanti pensano che scrivere sia solo un problema di addizione. La pagina è bianca, quindi vuota, perciò devo riempirla in qualche modo. Se al contrario cerco di capire il lavoro degli autori come Cechov oppure Raymond Carver, comprendo quasi al volo che è la sottrazione il migliore alleato.
Siccome bisogna essere efficaci, questo obiettivo si raggiunge soltanto se il tema del sentimento viene affrontato con la giusta distanza.
Se un regista durante il film interviene sulla scena, e invade quindi il territorio che non gli compete, decreta il fiasco della sua opera. Accade la medesima cosa quando non si scrive freddamente. Ci si infila nella storia e si finisce con l’inquinarla.
Quello che sfugge è che uno sguardo freddo è quello che ci vuole per rendere il sentimento genuino. Si crede, ed è un errore, che un episodio strappalacrime funzioni perché… Strappa le lacrime. Quindi mettiamoci degli assistenti sociali che portano via alla madre il figlio, condiamo il tutto con pianti, urla, punti esclamativi (quelli poi, sembrano indispensabili), e avremo ottenuto un risultato ragguardevole.
No.
Un episodio strappalacrime funziona perché, prima di ogni altra cosa, è efficace. Non perché i protagonisti si agitano o si strappano i capelli. E il lettore si troverà coinvolto, si emozionerà, grazie all’efficacia delle parole usate, e a nient’altro. Non è il cosa che vince, ma il come, il modo scelto per mostrare le traversie del protagonista.