Parliamoci chiaro: scrivere non è da persone normali.
Lo so che tutti sbavano dietro lo scrittore o la scrittrice: ma non è un’attività sana. E il fatto che adesso tutti scrivano non ha migliorato affatto le cose, anzi, semmai le ha rese più confuse. Quindi mi sono domandato quali sono le regole, ma dovrei scrivere line guida, per essere uno scrittore. Mi riferisco, come puoi immaginare, all’atteggiamento, alla condotta più giusta per arrivare a produrre qualcosa.
Quindi mi sono dato una risposta: “E come diavolo faccio a saperlo?”.
Disciplina!
Però il post era impostato e da qualche parte dovevo pure andare a parare.
D’accordo, disciplina: ma che diavolo significa? Che devo sedermi alla scrivania e scrivere per un’ora alla settimana?
Sì, ma non solo. La pratica, come in tutte le cose, è fondamentale ma non può essere sufficiente.
Io parlo anche di un’altro genere di disciplina, un poco più difficile. Perché se dicessi che per diventare uno scrittore è sufficiente scrivere tre ore alla settimana, tutti sono più o meno d’accordo. Se invece affermassi che è indispensabile starsene in silenzio a pensare, a riflettere; che Facebook, Twitter e YouTube rischiano di essere perdite di tempo, e che devi limitarne l’uso ORA. E che la televisione è il GRANDE SATANA. Io ti vedo: sei tutto triste. A questo punto ti chiederai:
“E che mi resta da fare?”
Ti resta da scrivere, diavolone! E non tirare fuori la lagna dell’ispirazione che viene, o verrebbe, da quei canali. Sono alibi per continuare a perdere tempo.
Lo scrittore delle isole Far Oer William Heinesen diceva che le sue isole erano l’ombelico del mondo. Piglia adesso un atlante e guarda dove si trovano quelle terre. Ebbene, aveva ragione lui. Quello di cui abbiamo bisogno è sul pianerottolo del nostro condominio, nella via dove abitiamo, sulla piazza che attraversiamo ogni mattina per andare al bar.
Siamo tutti vittime di un colossale malinteso, e l’unico modo per sfuggire alla sua malia è fare un passo indietro, e magari due.
Abbandonare quindi la Rete? No di certo: ma cercare di ritagliarsi più spazio per noi e per la riflessione, sì. Perché il malinteso di cui siamo vittime, dice che dobbiamo esserci assolutamente, ed esserci adesso. Ne siamo sicuri?
Un bel respiro profondo
È sbagliato. Parlo di disciplina perché oltre a fare un passo indietro occorre avere, oppure darsi, delle motivazioni. Serie e solide. Soprattutto solide, perché siccome ci sono ottime probabilità che non arriverai mai al successo, dovrai essere in grado di resistere alle delusioni. Ai fiaschi.
Un autore che voglia produrre qualcosa di almeno interessante, non può scrivere per “esserci”, per partecipare alla grande festa, perché il Web è talmente grande che è impossibile non raggiungere il successo. O perché sei stai zitto allora è come se non ci fossi.
Deve al contrario avere delle motivazioni. Io ho la mia, ed è quella di celebrare le erbacce. C’è una raccolta di racconti pubblicata grazie a Narcissus, presto (spero presto) ne arriverà un’altra e poi una terza. Sarà la Trilogia delle Erbacce.
Che razza di professionista sei?
Già: che professionista sei? Perché chi scrive è un professionista, e non lo si riconosce perché scrive. Anche le scimmie, con un po’ di applicazione, “scrivono”. Il professionista parte dall’idea che non deve esserci a tutti i costi: ma quando ha qualcosa da dire. E per arrivare a dire qualcosa che meriti di essere letto, sa bene che deve non solo allontanarsi da certi ambienti. Ma coltivare il proprio giardino. Vale a dire:
Leggere.
Leggere.