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Scrivere qualcosa di passabile o qualcosa che resterà

Da Marcofre

Per adesso sono nove. Parlo dei nuovi racconti che ho scritto in questi mesi. Ne devo scrivere almeno un altro; e dopo, l’immane e bellissimo compito di rileggerli senza fretta. Poi riscriverli. Al diavolo le previsioni; mi ero prefissato di finire a settembre, e invece sono in alto mare. Non sono preoccupato.

C’è chi scrive qualcosa di passabile; e qualcosa che resterà anche dopo che se ne sarà andato all’altro mondo. Buona parte degli aspiranti scrittori sono da arruolare nella prima categoria. Tanto c’è il self-publishing, perché dannarsi tanto l’anima? E poi tutti fanno così, perché devo sbattermi su un paragrafo, una riga, una parola?

Si tratta di questioni e domande legittime, in cui si annida il pericolo della sciatteria, della mediocrità. È inutile scagliarsi contro certa (grande) editoria perché orba e indifferente, e poi adottarne i comportamenti faciloni.

Tornando ai miei racconti.

Sono nati allo stesso modo: delle immagini, e poi palla lunga e pedalare. Spesso si sente o si legge in giro: “Io ho un mucchio di idee in testa”. Pure io, forse anche di più. Avere le idee è la cosa più facile del mondo. Dopo ci vuole una trama, un qualche sviluppo una conclusione. Ecco: questi semplici passaggi sono peggio di Scilla e Cariddi. Trascinano al fondo qualunque idea, proprio perché da sola non è sufficiente. Occorre costruire una struttura che le permetta di sfidare i marosi, e arrivare a destinazione.

Ammetto che sono fortunato: ho una persona che legge le mie storie, e spende del tempo a consigliare. Taglia qui, taglia là. Rifai questo. Sei certo che in questo punto sia chiaro? E se questo paragrafo lo riscrivessi?
Del tutto gratuitamente.

E poi certa gente dice che la Rete è piena di truffe e gentaglia; è come la vita. Ci trovi di tutto, ma le cose migliori sono la maggioranza.

C’è un fiorire di case editrici digitali, il che è buono. Però confesso che non ho ancora idea di come muovermi. È un errore credere che quella digitale sia inferiore a quella analogica. Lo scrivo perché so che il 90% delle persone impegnate in questo momento a incensare l’ebook poi pensa: Adelphi. Einaudi. Mondandori. Marsilio. Lo confesso: pure io sarei ben felice di finire da quelle parti.

Dal sottoscala della mia esperienza credo che un editore dovrebbe offrire (come minimo sindacale):

  • Editing
  • No DRM
  • Copertina di qualità

In poche parole, la medesima professionalità degli editori cartacei (alcuni dei quali hanno scelto la via del risparmio, e si vede…).


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