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Scrivere un racconto erotico

Da Queenseptienna @queenseptienna

A chi non è mai capitato di sentirsi in imbarazzo parlando di erotismo? E non tanto per il concetto in sé, quanto per le reazioni provocate in chi ascolta. È un dato statistico: se dite “erotismo” davanti a un gruppo di persone, fossero anche compagni di scuola o amici che vi conoscono da sempre, non scamperete a risatine e versacci di apprezzamento.
Eppure l’erotico è un genere. Letterario, cinematografico, pittorico e quant’altro, comunque un genere dotato di una sua dignità. Punto fondamentale: non c’è niente di sconcio che andrebbe nascosto!
Proviamo a pensare a un particolare che sicuramente a tutti sarà capitato di vedere: si gira tra decine di siti internet ogni giorno, di solito infestati da banner e spam, e la maggior parte di queste pubblicità sbandiera a destra e a manca un esercito di donnine allegre pronte a sbattere in faccia le loro grazie all’ignaro utente. Magari anche con il supporto di una .gif per dare quel tocco di realismo in più (e attirare meglio l’attenzione).
Difficilmente troveremo sguardi magnetici e veli misteriosi. Risultato? Pornografia 98%, erotismo 2%. Corollario? Associate le stesse percentuali alla reazione di vostri ipotetici ascoltatori o lettori.
Questo discorso, certo, nasce in ambito visuale. Come si fa quindi a scrivere un racconto che rientri nella ristretta percentuale sopra citata, e come si fa a non essere etichettati come maniaci pervertiti ogni volta che se ne fa parola? È presto detto.

Un racconto pornografico segue alcuni punti comuni:

- Assenza di trama, perché quello che conta è l’atto sessuale fine a se stesso, spesso anche meccanico o stereotipato;
- Linguaggio crudo e grossolano, da scaricatori di porto, con un’ostentazione sempre un passo oltre l’eccesso delle parti anatomiche nei loro sinonimi più grezzi;
- Scarsità di dialoghi, ridotti a gemiti e mugolii inarticolati, proprio come in un film porno;
- Brevità della storia, perché diciamocelo, mantenere per molte pagine un registro di questo tipo porterebbe all’esasperazione tanto l’autore quanto il fruitore.

Il racconto erotico, pur conservando le connotazioni sessuali, si muove su binari opposti rispetto al pornografico:

- È una storia coerente e articolata, con più ambienti e più personaggi psicologicamente elaborati, parti riflessive e interi capitoli di passaggio.
- Anche oltre l’ambito dello stile dell’autore, il racconto erotico non dovrebbe mai essere volgare: è fatto di allusioni, sensazioni, perifrasi (da Wikipedia: «detta anche comunemente “giro di parole” e consiste nell’utilizzare, anziché il termine proprio, una sequenza di parole per descrivere una persona o una cosa.»). Lascia intendere ma non ostenta, fa leva sull’immaginazione del lettore e, soprattutto, richiede una maggiore padronanza della lingua italiana.
- I dialoghi sono una parte importante: senza un’interazione verbale tra i personaggi ci si priverebbe sia di un valido strumento per conferire veridicità alla storia, sia di qualche utile punto di distacco dal pornografico.
- La maggiore accuratezza del genere implica anche una maggiore lunghezza della storia: è fondamentale saper descrivere e mantenere il giusto mezzo tra le varie sequenze narrative. È un lavoro di alchimia che richiede pratica e pazienza, un gioco di tende e veli che ha del teatrale e che dovrebbe sempre mantenere qualcosa accessibile solo all’immaginazione del lettore.

Alcuni esempi pratici: sono fiero di avere avuto a che fare con autori in grado di bilanciare alla perfezione l’impianto narrativo, talvolta anche documentandosi prima di scrivere, in modo da evitare punti approssimati o frettolosi nell’insieme della storia. Le scene più marcatamente erotiche, in questo caso, facevano venire i brividi: leggendo ci si ritrovava incatenati alla trama, ma mai infastiditi da un linguaggio troppo pesante. Viceversa, mi è capitato di dovere editare autori che a un certo punto se ne uscivano con frasi come “cominciai a leccarle la f*ga”: sarò anche un maniaco professionista e non mi scandalizzo facilmente, ma per farla breve, una scena del genere fa schifo. Nel racconto finale, le espressioni di quel tipo sono fortunatamente rimaste come “assaporai la sua intimità”: meno parole, nessun termine da zotico, più raffinatezza e una lettura più allusiva.
Naturalmente, se il fine giustifica i mezzi non è vietata la commistione di generi; però è più facile trovare tratti pornografici nell’erotico piuttosto che viceversa. L’importante, come per qualsiasi altro genere, rimane il primo comandamento di chi vuole darsi alla scrittura creativa: sapere l’italiano, e saperlo bene!


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