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Scrivere un romanzo: pianifichi o vai dove ti porta l’ispirazione?

Da Anima Di Carta
Scrivere un romanzo: pianifichi o vai dove ti porta l’ispirazione?Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un articolo del sito How to write a book now che mi è sembrato ricco di spunti di riflessione:  Plotters vs. Pantsers.
Il post divide gli scrittori in due categorie, pianificatori e Pantsers. Non so esattamente come tradurre quest’ultima parola ("chi sta nei pantaloni"?!), ma in sostanza i due termini caratterizzano due diversi approcci alla scrittura di un romanzo e quindi due tipologie di scrittori: i primi amano progettare accuratamente i loro romanzi e lo fanno prima di iniziare a scrivere concretamente; i secondi si lanciano subito nella scrittura senza avere un preciso progetto, partendo da un'idea iniziale che fa da motore, e confidano di capire dove stanno andando strada facendo.
Se pensiamo alla scrittura di un romanzo come a un viaggio che l’autore compie, i pianificatori si potrebbero paragonare a quei viaggiatori che non mettono piede fuori casa senza aver messo a punto un puntiglioso programma, stabilendo tutte le tappe e prenotando in anticipo; i pantsers assomigliano invece a coloro che partono con lo zaino in spalla, all’avventura, senza una meta definita.
Non si può certo dire che un approccio sia migliore dell'altro, dipende solo da noi trovare il modo giusto per relazionarci con la scrittura. E forse istintivamente abbiamo già scelto come procedere. Tuttavia, le due metodologie non sono esenti da punti deboli, come sottolinea l'articolo in questione, perché in entrambi i casi si corre il rischio di finire nel temuto blocco dello scrittore.
Pianificazione o ispirazione?
Procedere sulla base di un progetto predefinito è molto utile, ma può significare perdersi in mille dettagli proprio durante la pianificazione della storia, magari passando anni a mettere a punto la "mappa" prima di aver scritto una sola riga. Sembra che le principali vittime di questo approccio siano gli aspiranti scrittori fantasy, che si impantanano nella costruzione troppo articolata del loro mondo fittizio.
Aggiungo anche che pianificare l'intera storia può causare un arresto nel momento in cui ci si accorge che ciò che avevamo deciso a tavolino non è concretamente in linea con eventi e personaggi, o quando ci si accorge addirittura di esserci allontanati troppo, non volendo, dall'idea originale.
Però anche l’approccio opposto può creare un blocco. I pantsers cominciano a scrivere con grande passione, con un entusiasmo che per un po' li fa procedere spediti nella storia, ma che poi va scemando, fino a quando si rendono conto di non avere la minima idea di dove stanno andando.
Se abbiamo stabilito di non porci limiti e di procedere con la scrittura scoprendo la destinazione finale durante il viaggio, corriamo il forte rischio di andare completamente alla deriva rispetto all'idea originale e perdere la possibilità di orientarci.
La soluzione per tirarsi fuori dal pantano, suggerisce l'articolo Plotters vs. Pantsers, è quella di provare l'approccio opposto a quello solito, proprio quando ci sembra di essere a un punto morto. Per un pianificatore questo può significare cominciare a seguire la musa senza premeditazione, mentre per chi va' abitualmente dove lo porta l'ispirazione potrebbe rivelarsi utile fermarsi a pensare a come sviluppare quell’idea iniziale che lo aveva catturato all'inizio e fare un po' di progettazione sul proseguo. Insomma, il segreto è bilanciare i due approcci.
Io propendo decisamente per il modo di procedere dei pantsers, nonostante poi in generale nelle altre cose preferisca l'organizzazione all'improvvisazione e non mi sognerei mai di partire per un viaggio senza una mappa in tasca e senza aver stabilito tutte le tappe!
Per me tutti i tentativi finora di pianificare la storia sono naufragati, mentre affidarmi alla musa fa più al caso mio. Ma penso che effettivamente non sia affatto male cercare di coinciliare i due metodi.
Anzi, trovo utile fermarmi ogni tanto a fare il punto della situazione, riorganizzarmi e controllare che l'insieme sia coerente e sensato.
E voi a che categoria appartenete? E avete provato a usare entrambi gli approcci?
Anima di carta

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