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Scrivere. Una questione di stile.

Creato il 05 novembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Elisabetta Bricca

Ken Follett e Stephen King, due grandi a confronto, con una veloce incursione di Ian McEwan.

Cari lettori di Diario,
oggi vorrei mettere a confronto tre grandi scrittori: tre nomi che hanno fatto, ognuno a modo loro, la storia della narrativa mondiale e contemporanea. Tre autori di bestsellers e longsellers. Tre maestri. Perché questo confronto? Credo sia interessante conoscere, pur se attraverso un veloce excursus, il percorso che ognuno di loro intraprende quando si trova a dover affrontare una nuova opera. In parole povere: quale tecnica di scrittura seguono Follett e King? E qual è il sogno letterario di McEwan?
Scrivere. Una questione di stile. In un’intervista rilasciata a Sette, l’allegato settimanale de Il Corriere della Sera, Ken Follett parla della dura gavetta fatta agli esordi, dei romanzi giovanili in sordina, e del suo primo, grandissimo successoLa Cruna dell’Ago.

Ma cosa ha reso questo scrittore una gallina dalle uova d’oro? “La trama è tutto” afferma . E poi: «Un bel conflitto. Nella prima scena deve esserci subito un bel conflitto. Se non c’è, manca la storia, non c’è niente. Ecco la prima regola del successo.» Sembra essere proprio questo il segreto di Ken: un intreccio curato nei minimi dettagli e un hook, un gancio, d’impatto. E non solo. «Una svolta ogni quattro pagine, tanta Guerra, slealtà e sesso ben scritto»Un formula che sembra funzionare, considerando che il nostro, caro, Ken ha venduto nella sua carriera di scrittore qualcosa come 130 milioni di libri


Scrivere. Una questione di stile.Che Stephen King, nell’ormai famosissimo On writing, sembra porsi su tutt’altra sponda, si evince dalla seconda introduzione del suo «manuale» di scrittura: «Questo è un libro breve perché la maggior parte dei libri sulla scrittura sono pieni di scemenze. I romanzieri, sottoscritto compreso, non capiscono molto di quel che fanno, non sanno perché funziona quando va bene, non sanno perché non funziona quando va male. Ho pensato che più corto fosse stato il libro, meno sarebbero state le scemenze.»
King non crede al «potere» della trama«Diffido della trama per due ragioni: perché le nostre vite ne sono in larga misura prive, anche prendendo tutte le più ragionevoli precauzioni e stilando i più accurati programmi; e perché credo che la costruzione di una trama e la spontaneità della creazione vera siano incompatibili.»Se programmiamo e organizziamo nei dettagli ogni scena, rendendola prevedibile per lo stesso scrittore, come potremmo aspettarci che sorprenda il lettore?

Scrivere. Una questione di stile.
King afferma di basarsi molto sull’intuizione delle idee, soprattutto perché le sue storie nascono semplicemente da una situazione: «Ciò che desidero è collocare un gruppo di personaggi (forse una coppia; forse un individuo solo) in una certa situazione e vedere come si tolgono d'impaccio. Il mio compito non è aiutarvi a trovare una via d'uscita o manipolare la situazione per condurvi alla salvezza. Per questo non c'è bisogno del rumoroso piccone della trama ma bensì guardare che cosa succede e poi scriverlo»
Considera, invece, di fondamentale importanza il linguaggio che viene usato da chi scrive, la grammatica, e la ricerca della parole “giuste”, di quelle meno scontate. Scrivere. Una questione di stile. E Ian McEwan, in tutto questo? Mi ha incuriosito il sogno letterario di questo scrittore diventato quasi una divinità britannica: quello di scrivere il racconto perfetto. Non un’opera immortale, ma un racconto: «Io penso che la forma suprema di letteratura sia il racconto». Ha dichiarato Al Festival della Letteratura organizzato dal Times a Cheltenham. «Se riuscissi a scrivere il racconto perfetto potrei morire felice». Di venticinquemila parole, né più né meno. «La lingua deve essere precisa, densa, rigorosa. Anche se poi i critici ti prenderanno a calci negli stinchi dicendo che il racconto è una forma narrativa poco virile, persino disonesta». Nessuna formula alchemica, dunque, o verità universale nel modo di dare vita a un libro di successo. Tre scrittori, tre mondi, tre modi diversi di scrivere. Tre approcci distinti all’arte della parola. A noi lettori non resta altro che attendere un nuovo capolavoro, nell’illusione, o certezza, di aver intravisto, tra le pagine dei loro libri anche solo un bagliore della loro anima.

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