È inutile che mi sforzi di far le cose in fretta.
Lo scriveva Scott Fitzgerald negli anni ’30. Si potrebbe pensare che al giorno d’oggi questo possa essere un pensiero da ignorare. La tecnologia ci induce a un modo di scrivere e pubblicare differente. Il Web con tutte le belle tecnologie che regala è un’occasione troppo ghiotta per non coglierla.
In realtà lo scrittore statunitense subito dopo raccontava che nei suoi anni migliori non riusciva a produrre più di otto o nove racconti ben pagati. Beato lui che riusciva nell’impresa di confezionare così tanto materiale di qualità (anche se i suoi racconti non li ho mai letti).
Da quando ho ripreso a riflettere sulla scrittura ho imparato la bellezza delle cose fatte con lentezza. Non è controproducente, ma simpatico. Tutti si affrettano sempre, e scegliere l’opposto regala una prospettiva curiosa.
Quando facevo l’operaio ovviamente era indispensabile fare le cose di fretta, e in maniera superlativa. Ovviamente non era possibile ottenere un risultato davvero buono senza sbagliare o combinare guai; ma per fortuna esista LA scappatoia, imboccata senza timori dal capo:
È colpa tua che fai le cose in fretta.
Il Web non è molto diverso. I ritmi che sembra suggerire sono quelli della velocità. Per fortuna l’ultima parola spetta sempre e solo a noi: e noi possiamo affermare:
No grazie.
Non è una posa. Se dovessi spiegarlo direi solo: si va distante quando a guidarci non è la fretta, ma le soste. Il sedersi a rileggere, riscrivere, modificare, tagliare, sopprimere o creare ancora. Alla fine non c’è alcuna particolare certezza; non è che agendo così si arriva di certo a ottenere consenso o successo.
Però ci avrai provato e le parole usate da te saranno figlie della cura e dell’attenzione per il lettore. Non è roba da poco…