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Twilight, Harry Potter e Moccia: conoscere il proprio nemico
C’è un falso mito che ricorre nei racconti degli insegnanti, e in particolar modo degli insegnanti di Lettere (capitani indiscussi delle lamentazioni, forse su suggestione biblica): che gli studenti di oggi non sono più quelli di una volta. Non hanno voglia di fare niente. Si distraggono. Sono poco interessati. E poco motivati! Giocano solo alla playstation. Pensa che uno l’altro giorno mi ha detto che fin da piccolo non ha mai amato studiare, e che anzi non sopporta di essere costretto a farlo. Sarà: peccato che l’uno sopra riportato sia, pensa un po’, Agostino di Ippona (il santo, quello che è morto da 1600 anni: in ipsa tamen pueritia non amabam litteras et me in eas urgeri oderam, per i più pignoli). E peccato anche che ad un certo punto si sganci la bomba suprema di ogni lamento che si rispetti: ossia che questi ragazzi non leggono.Il che, purtroppo, è vero.
Ma il problema non è degli studenti, è di tutta una nazione: in Italia abbiamo un tasso di analfabetismo, anche di ritorno, molto alto; solo un italiano su cinque comprende un testo complesso; il che significa che gli italiani faticano ad esempio a capire perché c’è una determinata foto di fianco ad un articolo, o non riescono a comprendere come si legge una tabella a due entrate. Non parliamo, poi, della media dei libri letti all’anno. Cose note.Di fronte a questa situazione, il bravo insegnante può percorrere due vie: a) cospargersi il capo di cenere e percuotersi il petto oppure b) imparare a sfruttare quello che c’è. E benché la prima soluzione sia senza ombra di dubbio la più pittoresca, soprattutto in prospettiva altomedievale, la seconda è quella che può dare alcune soddisfazioni.
Se è vero che i ragazzi non leggono, come si spiegano i fenomeni Harry Potter, Twilight, Moccia? Non è vero che tutti i ragazzi non leggono; è vero invece che i ragazzi e le ragazze leggono in modo selettivo. Allora mi sembra importante che l’insegnante provi ad abbandonare (magari solo per un po’) le velleità classiciste, e avvicini questi ragazzi anche grazie ai romanzi (e magari ai film) che a loro piacciono. Per spiegare la struttura del testo narrativo è senza dubbio affascinante fare riferimento ai Promessi sposi; ma perché non citare anche Twilight? Seguendo i ragazzi, ho provato a farlo: e siamo giunti (noi, cioè loro ed io) a scoperte interessanti. Del tipo: il narratore onnisciente non può mai essere interno, perché non può sapere cosa pensano gli altri personaggi. “Ma se il narratore fosse Edward Cullen, che legge nel pensiero, come nell’annunciato Midnight sun?” Eh, in questo caso la faccenda cambia o almeno si complica.
Solo dopo, con calma e pazienza, si potranno proporre dei termini di giudizio. Ad esempio, ho provato a fare questo esperimento. Durante un laboratorio scolastico sulla narrativa e i telefilm adolescenziali (“Da Dawson’s creek a Moccia”) ho provato a leggere a delle scatenate fan di Federico Moccia, senza rivelare il titolo, le prime pagine di Tre metri sopra il cielo nella prima versione, quella degli anni ’90. Sin da subito, tanto per dire, al posto di Tiziano Ferro si fa riferimento ad Eros Ramazzotti. I commenti a caldo hanno evidenziato che sì, questo qui era abbastanza bravo a scrivere, ma non come Moccia. Dopo aver rivelato loro il trucchetto, siamo arrivati a concordare assieme che avevano confuso la bellezza e la vicinanza di riferimenti musicali e affettivi con la capacità narrativa e di scrittura. L’elemento interessante, però, è stato il processo di condivisione e non di imposizione: proprio loro erano arrivate a quelle conclusioni. Non avrei mai ottenuto lo stesso pontificando dalla cattedra, magari osannando qualche romanzo francese dell’Ottocento. La proposta di questi testi verrà dopo e avrà forse maggiori possibilità di successo: in quel momento, gli studenti si fideranno un po’ di più di noi, perché sanno che non demoliamo per principio i loro testi; ma che anzi li conosciamo e, in alcuni casi, li amiamo. In fin dei conti, uno dei pochi libri che m’ha fatto stare sveglio fino alle tre di notte è stato proprio Twilight. E per le mie emozioni, chi se ne importa se non è poi un granché a livello letterario.
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