Una guerra tra poveri, quella tra scuola statale e paritaria, alimentata da “menti ottocentesche”, ha detto il presidente della Cei alla vigilia del dialogo diretto tra Papa Francesco e il mondo dell’ istruzione svoltosi sabato scorso in piazza San Pietro. Uno scontro ideologico vecchio e soprattutto inopportuno nel momento in cui dovremmo concentrare tutte le energie sullo sviluppo, sulla ‘ripartenza’ basata anzitutto su formazione e innovazione. Nel “Lessico Sturziano” alla voce “scuola” c’ è la prova che si può essere ‘ottocenteschi’ nel 2000 ed esser stati ‘moderni’ tra Ottocento e Novecento. “Sturzo sostenne la parità di diritti e doveri tra scuola statale e privata, senza privilegi, al punto da criticare la posizione del ministro della pubblica istruzione (il cattolico Guido Gonella), il quale, su un eventuale sostegno finanziario alle scuole private, aveva proposto che “lo stato, pur non avendo alcun dovere, [avrebbe avuto] la facoltà di contribuire a scuole private per il loro migliore sviluppo”. Per Sturzo questo escamotage contraddiceva con il principio della certezza del diritto e lasciava all’arbitrio del ministro e dei suoi burocrati la decisione di sovvenzionare scuole e iniziative private quando e come avrebbero voluto. Additando gli imprenditori americani ad esempio, valutò come negativo il comportamento degli omologhi italiani che non si erano mai impegnati a fondare e sussidiare scuole; per questa ragione criticò anche lo Stato per non aver saputo “detrarre dal netto tassabile annuale” le donazioni e i lasciti agli istituti scolastici e di ricerca”. Nel 1946 fu tra i promotori della costituzione della Federazione degli Istituti d’Istruzione e di Educazione Dipendenti dall’ Autorità Ecclesiastica (Fidae), con lo scopo di “tutelare gli interessi degli istituti federati, di promuoverne l’incremento ed il miglioramento e di contribuire all’ affermazione dei diritti della scuola secondo l’ispirazione cattolica”, per sconfiggere la cultura della “statizzazione implacabile, di una centralizzazione burocratica aberrante, di una inimicizia fra la scuola ufficiale e la sua libera organizzazione addirittura senza tregua”. Cultura ottocentesca, appunto. Per niente liberale.
Gian Paolo Vitale