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Scuola: ritorno al buon senso?

Creato il 13 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Gianni Pardo il 13 ottobre | ore 13 : 02 PM


L’hanno scorso abbiamo appreso dalla “Stampa” (1) che il ministro inglese dell’istruzione, Nick Gibb, aveva comunicato le nuove regole per “rimettere in equilibrio la bilancia del potere tra gli studenti e i professori”. 1. I professori possono ricorrere alla forza “per impedire comportamenti antisociali”, qualcosa che, nella mentalità anglosassone, corrisponde più o meno a violare la legge penale; 2. I professori, oltre che essere autorizzati ad intervenire energicamente per armi, alcol e droghe, possono vietare risolutamente cellulari, materiale pornografico e ogni oggetto considerato fuor di luogo in un’aula scolastica; 3. I ragazzi che si comportano male possono essere trattenuti a scuola, senza preavviso, per tutto il pomeriggio; 4. I professori eventualmente accusati di abusi saranno protetti dall’anonimato (naturalmente durante le indagini) per evitare che siano esposti a calunnie. La responsabile del sindacato dei docenti era d’accordo: “i tentativi di violenza sessuale e l’uso dei coltelli sono ormai il nostro pane quotidiano”. E che non esagerassero, né lei né il ministro, lo dicono le statistiche: nel 2009 “2.300 ragazzi [sono stati] espulsi dagli istituti per avere aggredito i propri educatori o i propri compagni, [e] due professori su cinque [sono stati] fatti oggetto di violenze personali”.
Nel Regno Unito è cominciato forse il riflusso da una mentalità che fu lanciata, in anni lontanissimi, dal dr.Spock: cioè l’idea che bisognasse lasciare che i bambini facessero esattamente ciò che volevano. Senza limiti. Probabilmente si trattò di una conseguenza lontana delle idee di Jean-Jacques Rousseau: il principio che il bambino nasce buono e la società lo corrompe. Dunque la migliore educazione si ha non permettendo agli adulti di reprimere la spontaneità e la natura incontestabilmente buona del bambino.
Ai nostri giorni questo atteggiamento è stato condito con una psicologia da rotocalchi per la quale un rimprovero o una punizione possono creare “traumi” in un bambino più fragile dei cristalli di Boemia. Il risultato è stato che i bambini sono divenuti del tutto insopportabili e che la Scuola è decaduta. La Media italiana sforna “licenziati” non del tutto alfabetizzati, il cui bagaglio culturale è largamente inferiore a quello che un tempo si aveva in quinta elementare. Ma allora la crudeltà arrivava al punto d’imporre, a degli undicenni, l’esame per la licenza elementare. Per fortuna questo autodafé è stato abolito. Ora i ragazzi vanno avanti fino all’università senza seri intoppi e i risultati si vedono. I giornalisti televisivi, specchio del nostro tempo, inanellano tutti i giorni errori di cultura, di logica e d’italiano come il “telecomando a distanza”, la “drammatica tragedia”, “il più acerrimo nemico”.
Dal punto di vista comportamentale è tuttavia nella Scuola Media Inferiore che si giunge agli estremi. I ragazzi, non ancora imputabili e immancabilmente sostenuti dalle famiglie, hanno capito che non è necessario studiare per essere promossi. E comunque possono fare quello che vogliono. Dunque non capiscono perché non dovrebbero parlare al telefonino durante le spiegazioni, perché non dovrebbero rivolgersi ai docenti con arroganza, o al limite (come pare avvenga in Inghilterra) risolvere qualche problema con il coltello.
Il ministro inglese parlava di riequilibrio perché non è stato sempre così. Si è passati dall’esagerazione di un interminabile passato, cioè dall’orribile idea che il ragazzo forse una sorta di sottouomo praticamente privo di diritti, all’assurda concezione attuale per la quale il ragazzo è un idolo da riverire e da non contrastare. Di fatto superiore all’adulto. Questi infatti deve osservare le leggi e non deve alzare la mano su di lui, mentre lo stesso ragazzino può percuoterlo praticamente senza conseguenze: “Se si comporta così è segno che ha dei problemi. Bisogna aiutarlo”. E se avviene che un ragazzo ne accoltelli un altro, i “progressisti”, invece di capire che non si possono lasciare le briglie sul collo a degli incoscienti, si chiedono: “E il docente dov’era? Perché non ha impedito il fatto?” La colpa è sempre degli adulti.
Questo genere di educazione è del tutto sbagliato. Se i gatti hanno paura dei cani non è perché li stimino intellettualmente, è solo perché i cani sono più grossi di loro. Invece a scuola il bambino e il ragazzo sono convinti che proprio l’essere più piccoli li rende invulnerabili. Il più grosso è per ciò stesso innocuo e provocabile a volontà. Solo la vita gli insegnerà, in seguito, come stanno le cose. E glielo insegnerà nella maniera più spietata.

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(1)http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201007articoli/56564girata.asp


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