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Quali siano gli interessi convergenti di cattolici integralisti e ministri a loro vicini è cosa risaputa: ottenere più soldi per la scuola privata a scapito di quella pubblica.
Ne hanno ricevuti a valanga dal 2000, complice il breve intermezzo del governo D'Alema che buttò alle ortiche il dettato costituzionale relativo al diritto di enti e privati di istituire scuole purché "senza oneri per lo Stato".
Questa volta l'idea geniale sembra quella di detassare gli istituti privati. Si vedrà.
È prematuro perder tempo ad analizzare le parole in libertà di un ministro che annuncia una riforma epocale da realizzare nei prossimi trent'anni a vaghi colpi d'indirizzi generici, in tipico stile renziano.
Sembra il consueto tanto fumo dal quale uscirà poco arrosto bruciacchiato.
Sconcertante la monotonia con la quale si pesta la solita vecchia acqua nel mortaio.
Annuncio dell'abolizione dei supplenti e dei precari. Come sia possibile a fronte di una riduzione dei docenti, visto che s'intende assumerne quattro per ogni dieci che andranno in pensione, resta un mistero della fede.
Riproposta di scatti stipendiali per gli insegnanti legati al merito e all'impegno piuttosto che all'anzianità e apertura a munifici sponsor privati per attrezzature di laboratori e quant'altro. La fine miseranda di analoghe pensate negli scorsi decenni non ha insegnato nulla.
Inglese e informatica dalle elementari. Ma ci sono già da tempo! Il problema è che non funzionano (come del resto l'educazione musicale e fisica).
Revisione legge Berlinguer sulle scuole paritarie. Quella appunto che dirottò sulle private un fiume di denaro pubblico. A sentire le parole del ministro, che ritiene "pregiudizi ideologici" la difesa dell'istruzione pubblica opposta alla privata, la revisione sarà ad ulteriore favore di quest'ultima.
Stefania Giannini comunque garantisce che dietro le proposte sorprendenti e rivoluzionarie che presenterà il suo boss Renzi c'è tanto lavoro "silenzioso". Già, c'è il ciellino Toccafondi.
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