Esistono attimi, momenti, che vorresti non finissero mai, alle volte vorrei poter fermare il tempo.
Daniela
E’ iniziato tutto una settimana fa, quando la mia ragazza, Laura, mi manda un sms dove mi chiede di organizzare un tour per le strade di Palermo, un giro per il centro storico e luoghi che ancora non ha avuto il piacere di visitare. Dopo un «ah, si… ok, ci penso io» iniziale, mi sono chiesto come mai me l’abbia chiesto solo ora, dopo due anni, ma poi mi sono risposto che i motivi in realtà c’erano, e da buon palermitano mi sono andato a cercare su google i luoghi della città che vale davvero la pena visitare.
Passato il weekend e organizzato il tour, Martedì mattina con un cielo che invitava a tutto tranne che ad andarsene in giro a fare i turisti, passo a prenderla per fare colazione al bar, «potremmo fare colazione alla stazione, per poi così decidere dove andare» le propongo la sera prima, e lei mi risponde con un veloce «si, sarebbe perfetto». Sarebbe perfetto? per cosa? mi domando. Mah.
Recati al bar, una volta deciso cosa prendere, prendiamo posto, lei fronte a me, è un po’ agitata, vedo che si guarda intorno, è un luogo pubblico, è normale, penso, quindi inizio a mangiare quel buon cornetto alla crema invitando anche lei a fare altrettanto. Passa qualche secondo, anzi a ripensarci sembrava che il tempo si fosse fermato, il mio cuore si era bloccato, come dite? perché mai? No, non per colpa del buon cornetto alla crema, ma per colpa della persona che è spuntata al mio fianco, che con una voce a me molto cara e familiare mi chiede: Scusa, c’è posto?. Stop. Avete presente Matrix (il film)? quando Morpheus spiega a Neo come funziona il sistema e ad un certo punto lo blocca? Questo per intenderci. Ecco, io in quel momento mi sentivo come Neo. Le persone lì al bar, la vita, tutto si era come fermato, le uniche persone che avevano vita erano, Laura, e lei, l’artefice di tutto, quella che ha rischiato di farmi morire d’infarto, ovvero Daniela. Denny, la mia migliore amica.
«Scusa, c’è posto?» si è presenta così, col suo sorriso a trentasei denti, e un cenno d’intesa con Laura, come a dire «ottimo lavoro, è riuscita bene!», è riuscita bene? cosa? mi chiedo, no aspettate un attimo, non me lo dite, non mi dite che… non mi dite che eravate d’accordo, non mi dite che era una sorpresa tramata alle mie spalle (be’ si, le sorprese sono sempre tramate alle spalle del destinatario), si ok, ma non vale, cioè voi due neanche vi conoscete, cioè si, un po’ vi conoscete, l’una è a conoscenza dell’altra, avete parlato al telefono qualche volta, su twitter vi siete scambiati qualche sfogo femminile, ma… cavolo, no! non può essere. Ecco, tutto ciò è andato avanti per venti minuti, come minimo. «E tu che ci fai qui?» è stata la prima cosa che mi è passata per la testa, rigirandomi in continuazione verso Lau, dicendole con tono a dir poco incredulo «ma quindi tu sapevi tutto, o meglio, hai organizzato tutto tu» e loro giù a ridere di gusto invitandomi a calmarmi. Dopo venti minuti circa le chiedo se l’ho saluta, mi risponde sorridendomi, «ehm… no». Potete immaginare come stavo.
«Tu dovresti essere a Roma, e invece sei qui», ho continuato a dirle per tutta la giornata. «Avete tramato alle mie spalle» ribadivo a Laura, che sorridendo continuava a dirmi che era una sorpresa, e che è stata organizzata fin troppo bene, già, fin troppo bene da rimanerci secco, aggiungerei.
Il giro turistico inizia: piazza pretoria, cattedrale, palazzo dei normanni, cappella palatina, luoghi che se metti piede a Palermo devi visitare. Certo è che il mio futuro da guida turistica può attendere, lo ammetto. Anzi, ci tengo a ringraziare Wikipedia, così. Il pomeriggio tappa obbligatoria, Villa Giulia, luogo per me molto significativo, e Foro Italico, altro luogo cardine della città.
Dopo una giornata a passeggiare per le vie Palermitane, arrivata sera ero stanco, si, io che corro 30 km a settimana e vado puntualmente in palestra – stare appresso a due donne è dura – il giorno dopo è la giornata del mare, eh dico vieni a Palermo vuoi non andare a mondello? Il cielo grigio del giorno prima sembra un vecchio ricordo, 30 gradi al sole e un’acqua cristallina fanno si che Denny esclami la classica frase «ok, io rimango qui!».
Passeggiare scalzo in riva al mare, mano alla mano con la mia donna, e di fianco l’amica che da cinque anni ascolta i miei sfoghi, i miei silenzi, le mie paure. Mi sentivo bene, mi sentivo felice.
La mattinata si conclude con un pranzo tipico, pane e panelle, ottimo direi. Un giretto veloce al centro commerciale nel pomeriggio chiude il tour, chiude questi due giorni che sembravano mai fermarsi. Per Denny è l’ora di tornarne a Roma, stazione, bus, aereo. E’ tutto cosi veloce. Solo una volta salita sul bus realizzo che lei era qui, con me e Laura, ha passeggiato con noi, ha sorriso con noi, si è infatuata di un americano sul bus per mondello al nostro fianco (questa è una lunga storia, ci vorrebbe un post a parte). La saluto con uno ciao, e con un «mi raccomando, la prossima volta niente sorprese».
Ah, dimenticavo, Grazie. Si, grazie a te, Daniela, per essere venuta, spero ti sia divertita, a tal punto di voler ritornare, certo non ora eh, che ancora io mi devo riprendere, anzi, la prossima volta vengo io, anzi veniamo noi, in Minnesota, promesso.
E grazie a te, Laura, che in situazioni come queste mi fai capire quanto io sia fortunato ad averti al mio fianco, ad avere una donna come te.
Vi voglio bene.