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Scusate, ma preferisco chiamarlo Cancro!

Creato il 23 settembre 2013 da Ardhita

Scusate, ma preferisco chiamarlo Cancro!Ultima brillante idea estiva per risolvere il problema Cancro, per fortuna che gli oncologi pensano per noi... Tutto nasce da un report del National Cancer Institute: cambiare la parola CANCRO.La motivazione? Riassumendo le argomentazioni, secondo loro il paziente in questo modo sarebbe meno terrorizzato, affronterebbe la malattia con più serenità e non si sottoporrebbe “a trattamenti inutili – spesso dolorosi e a volte dannosi – per lesioni precancerose la cui evoluzione è talmente lenta da considerarsi altamente improbabile possano avere ripercussioni gravi sulla salute dei pazienti”(Beh su questo siamo d’accordo, prendiamone atto però e teniamo la dichiarazione come promemoria in un taschino quando gli stessi oncologi ci proporranno i suddetti trattamenti)
“Non è detto per forza che ti uccideranno, né che sei destinato a stare male”, ha spiegato in un’intervista al New York Times Harold E. Varmus, premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia e direttore del National Cancer Institute.Direi che queste parole ti lasciano quasi sardonicamente stupito perché esplicano incredibilmente ciò che ti succederà quando sei nelle loro mani, in pratica può darsi che ti vada “anche” bene nonostante le cure che ti propinano, e se lo dicono loro…
Queste considerazioni trovano ovviamente la condiscendenza del più nostrano Prof. Veronesi il quale dichiara:“Diventa allora un dovere morale per i medici togliere l'angoscia creata dalla parola cancro. In Italia ci abbiamo pensato sin dal 2006, quando abbiamo proposto alla comunità medica internazionale una nuova classificazione per i tumori del seno. Invece del termine "carcinoma duttale in situ" abbiamo introdotto "neoplasia intraduttale" (in termine tecnico Din). Questa semplice sostituzione evita di utilizzare parole come "infiltrante" o "invasivo", che evocano una malattia insinuata in tutto il corpo, generando terrore.”“Però ora l'atteggiamento del paziente, più consapevole e informato, è cambiato e soprattutto è cambiato il volto del cancro.”  http://www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/societa/2013/07/31/news/le_parole_sono_importanti_allora_aboliamo_cancro-64038573/
Al Prof. Veronesi rispondo: Esimio Prof. Veronesi: io se permette preferisco continuare a chiamarlo Cancro. Perché? PER CONOSCERLO, COMBATTERLO, VINCERLO!Ed è proprio perché sono d’accordo con lei: le parole hanno la loro importanza ed è proprio per questo che la malattia va affrontata per quello che rappresenta di fatto.Onomatopeicamente Cancro rende benissimo ciò che è in realtà: una malattia che se non la fermi con le armi adeguate, ti avvinghia, ti divora e infine ti distrugge proprio come un granchio mortale.Come si può affrontare il nemico della vita se lo sottovaluti già con un nome subdolamente innocuo, chiamandolo Neoplasia anzichè carcinoma, o allora perchè no  sarcomino, linfometto o tumorello?

Scusate, ma preferisco chiamarlo Cancro!

Prof. Umberto Veronesi

Un malato al contrario ha bisogno di consapevolezza, di visualizzare in modo chiaro quelle cellule aliene che si sono instaurate a sbafo nel proprio corpo, e deve far capo a tutte le sue forze fisiche, ma anche psicologiche per distruggerlo.E’ una lotta per la vita, inutile nasconderlo dietro un nome, e in guerra si va con un’armatura e con spirito guerriero, e non pensando di andare incontro a qualcosa di anche solo simbolicamente innocuo o sminuito della sua gravità, solo così si hanno più probabilità di vincere.
L'INGANNO
Questa tendenza morbida per cercare di minimizzare ogni problema legato alla sfera umana, fa parte di un atteggiamento globale di una società mammizzante e falsamente rassicurante, il cieco diventa non vedente come se in questo modo gli venissero alleviati i suoi problemi, anziché aiutarlo a vivere meglio socialmente, la droga non fa più male, basta usarla con moderazione, anziché combatterla ferocemente, bere non fa male, se si fa solo la domenica… per finire al tranquillizzante “di cancro non si muore quasi più”, almeno secondo gli oncologi. Il fine è quello di sodomizzare l’individuo e la sua mente, parola forte ma che rende l’inganno mediatico: addolcire l’impatto, in special modo per il cancro, un pannicello caldo per nascondere la realtà di fatto.Quella intrapresa da tempo dagli oncologi è una strategia profondamente sbagliata che tende ad anestetizzare il malato, non informandolo chiaramente sulle reali potenzialità delle cure, negandogli dati sui limiti e sulle loro gravi controindicazioni, finché si ritroverà in molti casi attonito ed impreparato di fronte a recidive inaspettate e che non lasciano spesso alcuna speranza.Quel che spaventa quando si ha la diagnosi del Cancro non è il termine che viene usato, caro Prof. Veronesi, ma la realtà che lo circonda, è l’incertezza, è la nebbia in cui si viene avvolti dal momento della diagnosi, la discrepanza tra i numeri incoraggianti delle statistiche e la realtà che contrasta con i numeri scodellati puntualmente daigli esperti.
LA REALTA'
Nella realtà di tutti i giorni, anche quando non ne veniamo colpiti personalmente, ci accorgiamo che c’è un amico, una persona cara o un conoscente che perde la sua battaglia per la vita proprio sottovalutando il Cancro e affidandosi alle parole suadenti dell’oncologo di turno che promette guarigioni in molti casi utopistiche.Trovo che queste disquisizioni sulla terminologia siano profondamente fuori luogo e ridicole in quanto si sofistica sul termine quando si ignorano i problemi gravi nell’oncologia, che sono ben altro.Non dobbiamo certo essere pessimisti, ma semplicemente realisti, certamente esiste un’evoluzione, sappiamo che la chirurgia fa miracoli ed è sempre più specializzata a colpire il bersaglio, che i macchinari per la radioterapia sono sempre più sofisticati e alcuni anticorpi monoclonali e la nuova via delle staminali ci stanno promettendo un nuovo futuro di speranza.Ma in attesa di vincerlo per sempre, di Cancro si muore ancora e le armi troppo spesso deficitano, se si pensa ad esempio che gli oncologi continuano ad usare imperterriti gli stessi inutili e dannosi chemioterapici di cinquant’anni fa pur sapendo il loro limite e la loro pericolosità per loro stessa ammissione. http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-oms-e-ufficiale-la-chemioterapia-e-un-agente-cancerogeno-120066897.html#fromTwitter
Statistiche incoraggianti da una parte, come ad esempio, tumori al seno che arrivano addirittura a guarigioni del 90%.A leggerle sembrerebbe che di cancro al seno non si muoia più, tutti gioiosi per i risultati ottenuti?Non è così.Il Prof. Virgilio Sacchini esprime una realtà diversa«Perché il cancro è un business e i medici cercano di vendere scoperte che tali non sono soltanto per farsi pubblicità. Dovremmo essere più obiettivi. Non si può affermare, per esempio, che il 98% delle pazienti colpite da tumore al seno guarisce, quando sappiamo che su 32.000 donne che si ammalano in Italia 11.000 moriranno».  http://www.ilgiornale.it/news/cos-diedi-speranza-oriana-fallaci-e-mamma-eluana.htmlE inoltre queste guarigioni a che prezzo? Amputando il seno o deturpandolo, quando col MDB la donna potrebbe evitare questa grave menomazione alla quale in alcuni casi si sottopone per prevenirlo?Questi sono i vostri successi? La notizia della mastectomia di Angelina Jolie ha solamente scoperchiato una realtà desolante e

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 Angelina Jolie  e la scelta della mastectomia

che più delle vacue parole esprime la mancanza di fiducia e il fallimento di molte terapie tradizionali nel cancro al seno.
Non si spiegherebbe perché tante pazienti chemio e radiotrattate, operate al seno, recidivate, arrivano infine disperate ad accedere al Metodo Di Bella sperando di sconfiggere il Cancro.Diverso è l’atteggiamento che ha sempre avuto Il Professor Di Bella , che in questo toccante discorso alla Camera dei Deputati, nell’ambito della discussione che decise poi le sorti del Metodo Di Bella  giudicato con la vergognosa sperimentazione, dedica un pagina al trauma terribile a cui è sottoposta la donna con interventi demolitivi o mutilanti.

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"Modena amica" del 1998

CAMERA DEI DEPUTATI INDAGINE CONOSCITIVA DELLA TERAPIA DI BELLA 14 GENNAIO 1998 (Estratto discorso Prof. Di Bella)“Oggi, un po’ per questioni di dieta, un po’ per questioni di vita, un po’ per questioni di abitudini, un po’ per questioni di errati consigli, l’incidenza del carcinoma della mammella pare sia veramente, statisticamente e significativamente aumentata. Ma il seno rappresenta uno dei dati della bellezza femminile. Amputare un seno vuol dire incidere e incidere gravemente; le conseguenze si vedono e si ripercuotono, tanto più che non raramente, a seguito di un intervento che potrebbe anche essere relativamente semplice, si vedono cicatrici deturpanti coprire quello che fu una volta un seno.
In queste condizioni, se avessimo un mezzo per poter riparare una evenienza del genere, cioè a dire una degenerazione carcinomatosa, ovvero ancora ridurre al minimo i danni e non avere una povera disgraziata che per anni, a volte per qualche decennio, deve continuamente frequentare sale di chemioterapia, vorrebbe dire avere fatto un passo avanti, ma non indifferente, nei riguardi sia della paziente come anche della società, della famiglia, della persona stessa.In queste condizioni, disporre di un protocollo terapeutico che possa consentire niente meno che la salvaguardia di un seno non va visto semplicemente in relazione al fatto che anche senza seno si può vivere; la questione è del modo in cui si vive e della gravità che nella povera paziente la perdita può venire ad avere e poi ancora in tutto il contorno familiare della paziente stessa. In altre parole, disporre di un protocollo che ci possa consentire innanzitutto, nel caso dell’osteosarcoma di cui parlavo, di non procedere ad interventi così demolitori come può essere niente meno che l’amputazione di un arto, ovvero ancora alla amputazione della mammella (ma ve ne sono tante altre), disporre, dicevo, di un mezzo che ci possa consentire, per un congruo lasso di tempo, di convivere relativamente bene con il tumore, non è cosa da poco. Sotto questo aspetto, io credo che qui da noi si cominci ad aprire, se si vuole, una duplice via del modo in cui procedere  in tutti questi casi. Siamo veramente obbligati ad avvicinarci alla via chirurgica, ovvero ancora alla via non meno degradante che può essere la chemioterapia, all’isolamento dell’individuo nei luoghi di cura per tanto tempo, alla riduzione della qualità della vita per anni, per decenni fino alla morte che elimina finalmente queste sofferenze ? E` forse espressione di civiltà la via che segue oggi la medicina, cioè quella per cui un individuo per anni è degradato a subire tutte queste terapie così mutilanti e così` degradanti ? Si tratta non soltanto di un protocollo per un tumore. Qui si tratta del progetto di cambiare strada, di seguire altre vie.
Non è che io abbia l’illusione di avere aperto queste vie, però se non si comincia non si finisce. Io ho cercato di mettere a nudo la crudezza terribile, a volte, di queste situazioni, che viene valutata nella sua pienezza se si è purtroppo attori di questi stati di cose. Ma se noi riuscissimo a convivere con il tumore, la cosa cambierebbe aspetto. Se del tumore riuscissimo a farci un’idea che non è quella di una tremenda aggressione dalla quale ci si debba guardare in tutte le maniere e con tutti i mezzi, quantunque alto sia il prezzo da pagare, se avessimo un’idea diversa, le cose cambierebbero.
La via che ho cercato di proporre e di battere segue appunto questi presupposti. Potrebbe sembrare una utopia, però qualche caso ce l’ho già e non è una utopia: una donna che è stata operata cinque anni fa di un carcinoma del surrene, con la bellezza di quattro metastasi polmonari per lato, a distanza di quasi cinque anni vive, lavora, sta dietro a tutte le faccende di casa e non prende ancora mai una influenza. Questa donna ha il tumore; sa di averlo, ha conciliato la sua esistenza con il tumore, però quello che conta per lei è la vita che conduce; una vita normale o quasi normale nell’ambito della famiglia e della società. Potremo noi arrivare a questo punto, ovvero è una illusione, una utopia, un punto ideale al quale riferirci senza mai raggiungerlo ?
Io ritengo, in base alle esperienze che ho avuto fino ad ora, che forse questo punto non è remoto, non è neanche raggiunto, ma siamo anche relativamente vicini. Non è soltanto la questione della riparazione e della guarigione da un tumore; qui c’è  qualcosa di ben più vasto, c’è il fatto che una persona vive per anni in condizioni veramente penose.A questo aspetto si affianca quello del costo, che non è soltanto quello della somatostatina ma anche di tutte le spese che tutto il resto implica.
La questione per voi di eccezionale importanza data la posizione in cui vi trovate, che è niente meno quella di rappresentanti della nazione è di sapere l’esatta misura del provvedimento che
propugnerei. Credo sia questo un punto essenziale di cui è doveroso da parte mia rendervi edotti.
Vi ringrazio di avermi dato la possibilità di esprimere nella loro linea essenziale idee ben più vaste che da anni nutro nella mia mente. Vi sono grato per l’attenzione che mi avete riservato.”
     Questi sono i discorsi che vorremmo sentire!

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La protesta dei malati di Cancro

Quale oncologo è in grado di affrontare questo argomento con parole così vere?Al Metodo Di Bella si affidano sempre più pazienti abbandonati dall’oncologia che dopo aver esaurito le armi a disposizione, allargando le braccia ti lasciano in un limbo in cui la cura Di Bella a volte diventa l’ultimo appiglio, ma non sempre può ridarti le speranze di vita. Anzichè ingarbugliarvi in sterili proposte che ci lasciano esterefatti per la loro banalità, pensate a come dare una risposta ai pazienti che si sentono a volte solo un numero negli ospedali o che sono lasciati soli quando il cancro li ha ormai soppraffatti (ovviamente con le eccezioni dovute e tanto di cappello a quei medici che si distinguono), chiarite perché iniziate a usare le stesse sostanze usate da cinquant’anni dal Prof. Di Bella senza dargli il merito dovuto, spiegate perché ancora oggi dobbiamo pagare una cura che funziona e imparate da questo discorso l’umiltà da chi più grande di voi l’ha sempre avuta nonostante la sua scoperta.Le risposte ovviamente già le sappiamo, anche se è triste constatare ogni volta la distanza tra un grande Uomo e quel che resta….
E mi perdoni Professor Veronesi, se continueremo a chiamarlo CANCRO!

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