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Scusate se esisto, la commedia torna ad essere di stampo civile

Creato il 19 novembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Federica De Masi

Summary:

Divertente e profondo: “Scusate se esisto” è un film riuscito che racconta l’Italia del lavoro e potrebbe far riscoprire la commedia all’italiana agli scettici che la evitano per non incorrere in storie fatte con lo stampino.

Vi è mai capitato di dire qualche piccola bugia per concedervi un leggero vantaggio? Di certo non come Oscar Giannino, che tra un discorso sulla meritocrazia e l’altro, ha mentito sui suoi titoli di studio, ed è poi stato smascherato in pubblica piazza. La nuova commedia di Riccardo Milani al nono lungometraggio dopo Benvenuto presidente, racconta proprio di due personaggi che per riuscire a guadagnarsi un posto in un piccolo raggio di sole nella nostra Italia, sono costretti a mentire.

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Serena (Paola Cortellesi) é un architetto molto preparato e realizzato, ma non nel suo paese. Seduta al tavolo guardando la neve londinese che cade fuori dalla finestra, con davanti un piatto di spaghetti al pomodoro e basilico, un tricolore struggente, sente nostalgia della sua Italia, quel paese così bello ma altrettanto faticoso dove o ci si arma di pazienza accettando molti compromessi, che con probabilità calpestano i propri ideali, o non si va avanti. Una scena che richiama alla memoria la celebre sequenza degli spaghetti di Un americano a Roma di Steno, in cui Alberto Sordi sognava l’America, simbolo di progresso, pur stando in Italia. In Scusate se esisto non c’è più un estero mitizzato, un altrove che offre un posto di lavoro ma non scalda il cuore. Dall’altra parte abbiamo Francesco (Raul Bova) un uomo, ex marito e papà, che ha scoperto la sua omosessualitá ma non ha il coraggio di dichiararsi al figlio, con cui ormai ha perso quasi ogni contatto. Entrambi sono costretti a mentire sulla propria identità: l’una per riuscire ad avere un lavoro in linea con i suoi studi, l’altro per non compromettere il rapporto già complicato con suo figlio.

Scusate se esisto racconta di una crisi d’identitá nell’Italia sbandata fra maschilismo e anti meritocrazia, affrontando fra una gag e un momento musicale temi delicati come l’omosessualità, il tema lavoro, della meritocrazia e quello della periferia. Non sappiamo più chi siamo, messi in ginocchio da un sistema che ha dimenticato l’etica e che non mette più al centro le persone, privandole di attenzioni sociali, costringendole a diventare trasparenti anche per loro stessi. Nel film di Milani però non ci si piange addosso ma si avverte la voglia di ricostruire il proprio paese e rivendicare un senso di appartenenza verso i luoghi in cui si è nati.

Dall’inizio – un divertente incipit di 10 minuti in cui il regista spiega come Serena Bruno, la protagonista del film, dall’Anversa abruzzese sia diventata architetto riconosciuto all’estero – fino alla fine si ride, celebrando lo stile comico, qualche volta esagerato e con una generosa dose di buonismo, della commedia nostrana, e si pensa.  Già, perchè Scusate se esisto si vanta di essere una commedia civile, o quanto meno fuori dal coro in cui si collocano le altre commedie che affollano i cinema italiani. Milani prova a ritornare alle origini del genere sottendendo alla storia una riflessione che prende spunto proprio dalla realtà. Milani, e la Cortellesi, protagonista e sopratutto ideatrice del soggetto e della sceneggiatura del film, mettono in scena dei personaggi in cui è facile riconoscersi, così sinceri e vicini alla realtá, perchè, ahinoi, almeno una volta a tutti è capitato di dire “Scusate se esisto”.

Bravo tutto il cast, a partire da Paola Cortellesi vera mattatrice, passando per Raul Bova che si allontana dal solito ruolo del belloccio sciupafemmine, fino a Marco Bocci, quasi irriconoscibile nei panni di una checca isterica dai pantaloni con l’eccessiva vita bassa e con la passione per la letteratura russa.

Federica De Masi per Oggialcinema.net


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