Colpevoli
Greta e Vanessa hanno chiesto scusa all’Italia, dice Repubblica. La stessa Italia che per mesi ha riversato sulla loro persona vagonate di insulti, critiche e bassezze. Perché sono colpevoli di essere andate in Siria, colpevoli di essersi fatte rapire, perché era meglio restare a casa, che se resti a casa mica ti succede di essere rapita. E non importa quali siano le tue convinzioni, quale sia lo spirito e il motivo che ti spingono ad andare. No, colpevole. Punto.
Un paese normale
In un paese normale i suoi politici, che anche in questo dramma hanno colto l’occasione per trasformarla in una opportunità elettorale, limiterebbero ad un minimo consono le proprie uscite sul caso. Un paese normale, un paese maturo, in una situazione del genere dovrebbe mettere da parte i rancori, il cinismo tipico da indivanados, di chi parla dal comodo del proprio divano e sputa sentenza senza spesso avere la minima cognizione della dinamica degli eventi. Un paese normale dovrebbe andare oltre, almeno per un momento, agli schieramenti ideologici. Dovrebbe fermarsi un secondo, restare in silenzio, e poi stringersi unito attorno alle due ragazze. Farsi sentire, farle sentire, ora più che mai, a casa. Dovrebbe avere il coraggio, perché ci vuole coraggio, di ammettere che c’è un limite, un confine nel pudore, che è stato più volte superato e ora non è più il caso. Ora non è il momento.
Da vittime a colpevoli
Perché non ci stiamo rendendo conto che abbiamo capovolto la realtà, e dovremmo capirlo in fretta, che quel limite superato finisce per fare il gioco dei carcerieri che, in questo capovolgimento schizofrenico e assurdo dei ruoli, finiscono per non essere più i mostri, assolti quasi non avessero compiuto il fatto, mentre le vittime, le due ragazze, sono trascinate sul banco d’accusa della pubblica piazza. Colpevoli di essere andate dove non dovevano (che fa tanto il gioco dei jihadisti). Un j’accuse che somiglia molto a quello di tante altre storie in cui le donne, che erano vittime, finivano per essere trasformate in colpevoli: colpevoli di avere la gonna troppo corta, colpevoli di essere andate in discoteca da sole, colpevoli di essere salite in auto con un amico che poi si è rivelato aguzzino, colpevoli di aver reagito al marito, compagno, fidanzato che le picchiava. E mi chiedo: se non fossero state donne sarebbe successa la stessa cosa? Ma forse siamo talmente abituati che nemmeno ce ne rendiamo conto.
Questione di soldi
E invece di calmarsi, riflettere, chiedere scusa a Greta e Vanessa e ripartire , sul carico già massiccio di insulti quelli che son tutti bravi a far polemica quando in gioco non c’è la loro testa, ma che se fosse, niente riscatti per loro ma opere di bene, mettono sul piatto l’indignazione per i soldi dell’ipotetico riscatto. Quei 12 milioni di euro. Polemica che per lo più punta il dito contro l’esborso di contante dalle casse di stato, polemica che ovviamente non si può basare (perché non si conosce) sulla reale dinamica che ha portato alla liberazione delle due ragazze, polemica di panza e per supposizione dunque. E quanta “nobile” fermezza esibita nel denunciare cotanto “sperpero”. Ora piacerebbe che con la stessa fermezza e la stessa grinta, questi difensori dell’integrità delle casse di stato, si scagliassero contro corruzione ed evasione, che in Italia hanno un costo di miliardi di euro, altro che un pugno di milioni, e poi che pretendessero le scuse da chi compie questi reati.
Altrimenti tanto meglio il silenzio.