Scusi, ma la ricevuta fiscale me la rilascia si’ o no? Certo sperare che un’eventuale foglietto con tanto di partita iva della professionista potrebbe essere usato per una detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo e’ miraggio bello e buono (almeno quanto credere che ad ogni prestazione di un professionista per cosi’ dire “normale” sussegua fattura), ma l’idea di tassare le lucciole (almeno quello) non e’ poi cosi’ peregrina.
Quando la cinghia va stretta, i sacrifici si chiedono a tutti, senza guardare in faccia alcuno. Anche il fenomeno prostituzione potrebbe dunque essere ingabbiato dal rigoroso prelievo fiscale. A Bologna le autorita’ militari pare abbiano provveduto a censimento test delle lavoratrici del settore – con annesso questionario inerente compensi, tariffe, spese sostenute – con dati girati all’Agenzia delle Entrate, che svolgera’ le verifiche del caso e valutera’ se sottoporre a tassazione quei redditi.
Deve prevalere l’esigenza di equità fiscale per cui ogni reddito va tassato a prescindere dall’attività che lo produce o il buon senso che consiglia oggi lo Stato di non incamerare imposte che derivano da attivita’ che la nostra legge definisce “contrarie al buon costume?“. E se la spesa – che a volte e’ davvero cospicua e non sempre in proporzione al detto “come spendi mangi” – rientrasse nel paniere del redditometro come spia del tenore di vita? A parte il fatto che “l’intenditore” avrebbe tutto il diritto di contenere le altre spese onde privilegiare l’irrefrenabile passione, le implicazioni potrebbero lasciare comunque traccia assai poco gradita alla clientela piu’ affezionata. Delicata questione (morale) che resterebbe intatta (fiscalmente) quand’anche la prostituzione venisse nuovamente legalizzata.
Ma se escort e meretrici fossero alfine costrette ad emettere regolare ricevuta fiscale, le voci indicate nella finca descrittiva sarebbero da censura o saremmo obbligati a rispolverare latinismi del tipo fellatio e cunnilingus? E se una “signora” lo facesse cosi’ saltuariamente da non raggiungere un reddito di 5.000 € annui, sarebbe esente dalla ritenuta Inps alla stregua di un qualsivoglia lavoro occasionale? Interrogativi da porci? Senz’altro. Ma che svanirebbero immediatamente se alla richiesta della ricevuta per la prestazione la “professionista” rispondesse: “mi dispiace, non faccio mica la missionaria!”.
Francesco Rella @FalloSapere