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Se anche il mite Beppe Severgnini diventa bersaglio degli imbecilli del grillismo

Creato il 10 maggio 2013 da Tafanus

Tafanus

L’Italia si cambia con le idee in testa, non con la bava alla bocca.

Lo scrivo in premessa, a scanso di equivoci: non sono mai stato fra i frequentatori fissi della rubrica di Beppe Severgnini. Niente di personale, solo che ho sempre trovato la sua rubrica troppo "morbida", e raramente capace di incidere su temi davvero caldi, con pensieri e parole davvero nette.

Ma questa volta, grazie all'imbecille di Genova e ai suoi adoratores, difendo Severgnini, e ne pubblico integralmente il pezzo della sua rubrica "Italians" di ieri, esprimendogli tutta la mia solidarietà, e un invito: gli imbecilli bisogna chiamarli imbecilli. Non eisistono eufemismi e giri di parole equivalenti. Severgnini ha a disposizione una potente arma di formazione dell0opinione. La adoperi. E non usi il "coltellino da pesce. Usi il machete. Questa gente capisce solo le mazzate, non le discussioni civili. A bandito, bandito e mezzo Tafanus

Italians

Il Grillo canta, non insulta!

Dopo un fondo sul “Corriere”, una partecipazione a “Ballarò” e una a “Otto e mezzo”, dove ho espresso opinioni sul Movimento 5 Stelle, ho raccolto una cascata di commenti aggressivi, volgari o minacciosi. Soprattutto su www.beppegrillo.com (ma gli insulti non erano vietati?), sul canale Youtube Rai (chi lo modera?), su Facebook e Twitter. Esagero? Cosa direste, se qualcuno scrivesse di voi “Non vale nemmeno il prezzo del colpo che meriterebbe ampiamente di ricevere in mezzo agli occhi”?
Sono spaventato? No. Offeso? Nemmeno. Dispiaciuto? Certo. Perché questo è ormai il dibattitto pubblico in Italia. E il web – l’ho scritto, lo ripeto – non è un’attenuante: è un’aggravante. Internet è troppo importante, affascinante e libera perché bande di incoscienti, travestiti da libertari, possano rovinarla.
Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio diranno: e noi cosa ci possiamo fare? Rispondo: molto, potete fare. Potreste dire a vostri sostenitori, per esempio, che reagire così a ironie o critiche è assurdo. Potreste aggiungere che una formazione politica nuova e originale – il Movimento 5 Stelle – non può e non deve ospitare attacchi personali di questo tipo (il commento citato sopra è ancora sul blog www.beppegrillo.com – firmato andrea f. 26.04.13 12:30).
Soprattutto, caro Grillo, lei potrebbe evitare d’aizzare i suoi elettori. Se dopo una frase scherzosa – “Il dibattito in streaming tra Enrico Letta e Vito Crimi? Come mettere di fronte Bayern Monaco e Sambenedettese: quasi scorretto!” – lei pubblica una mia foto, titola “Mescolarsi vuol dire sporcarsi di merda”, storpia il mio nome e quello del “Corriere”, insulta Lilli Gruber e dice che, in altri tempi, io avrei “decantato il Duce, Pinochet e Gromiko”, è chiaro: i suoi elettori penseranno che è legittimo spingersi più in là (oltre a chiedersi chi diavolo era Gromiko).
Non sono preoccupato, ripeto, non denuncerò nessuno e so che molti altri italiani hanno ricevuto il “trattamento a cinque stelle”. Ma credo sia venuto il momento di dirlo: adesso, basta. Non si può vivere d’insulti. Cominci lei, Grillo. Ricordi d’essere un leader cui nove milioni di persone hanno dato fiducia. Il desiderio di stupire, e il fastidio per il dissenso, porta a considerare ogni avversario un nemico, ogni obiezione un’offesa, ogni dubbio un tradimento.
Ho letto “Il Grillo canta sempre al tramonto”: non mi pare d’aver trovato una liberatoria dell’insulto. Il Movimento 5 Stelle – come la Lega, in tempi recenti – è servito a incanalare pacificamente la protesta e l’insofferenza: lo riconosco. E, per adesso, non vedo un collegamento tra toni minacciosi ed episodi di violenza. Ma è tempo di voltare pagina. L’Italia ora ha un governo, e ha bisogno di un’opposizione battagliera e informata. Tocca a voi. Le urla, le minacce e le volgarità non sono degne del più originale movimento politico di questo secolo. L’Italia si cambia con le idee in testa, non con la bava alla bocca.
Aspetto una risposta. Ma le risposte, come i sorrisi, dalle vostre parti sono merce rara.

Beppe Severgnini (dalla rubrica "Italians" del 9 maggio)


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