Proverbio derivante dalla saggezza metereognostica italiana
Un bel Mondiale appena dietro le spalle, la necessità di cambiare giocatori, allenatore o solo l’atteggiamento nel prossimo quadriennio, il nuovo format della fase finale degli Europei che promuoverà persino alcune delle terze classificate nei gironi: tre ottime giustificazioni per le partenze a rallentatore delle grandi, o presunte tali, nei gironi di qualificazione per Francia 2016.
Gylfi Sigurðsson, centrocampista islandese dello Swansea City autore della doppietta che ha affossato l’Olanda
I dati, però, restano e non sono certo tra i migliori. Cominciamo dalla Germania campione del mondo, che batte con difficoltà la Scozia, che domina ma non segna (e perde 2-0) in Polonia e che, infine, ripete un finale già visto nella fase a gironi del Mondiale nippocoreano e si fa raggiungere in pieno recupero dall’Irlanda (lì fu Robbie Keane, qui è stato O’Shea).
Ancor più nero l’inizio dell’Olanda del neo ct Hiddink, che in tre partite ha battuto con fatica e solo negli ultimi minuti il Kazakistan in dieci dal 60′, ha perso nel finale in Repubblica Céka e non è mai stata in partita in Islanda. I tulipani ora sono distanti sei punti proprio da céki e dai sorprendenti islandesi.
Anche tra le deluse della kermesse brasiliana continua a esserci un po’ di crisi. Il Portogallo, ad esempio, è stato sconfitto in casa dall’Albania a settembre (gran gol di Balaj, a proposito), e ha vinto al 95′ in Danimarca. Più su la Spagna, almeno nel morale rispetto al Mondiale, per il primo gol in roja di Diego Costa e per la vittoria ottenuta in Lussemburgo dopo il 2-1 patito in Slovacchia.
Un quadretto che dovrebbe sollevare il morale di Inghilterra e l’Italia, che hanno messo in fila tre vittorie ciascuna: in Svizzera, Estonia e contro San Marino per la squadra di Hodgson, in Norvegia, a Malta e in casa contro l’Azerbaigian per il neo ct Antonio Conte.
Certo, la stampa italiana è passata dall’esaltazione per la vittoria in amichevole contro una derelitta e svogliata Olanda alla graticola per la difficile vittoria con l’Azerbaigian (che dalla Croazia tre giorni dopo ne ha presi sei) e per l’indolente prestazione a Malta, gradita solo a Pellé, attaccante con la valigia da 50 reti in due stagioni al Feyenoord, in gol al suo esordio con la maglia azzurra. Ma vaglielo a spiegare a giornalisti e tifosi che l’Italia a Malta, nelle ultime tre trasferte ufficiali, è sempre riuscita a far fare agli avversari ottima figura.
La cosa buona è che non si vive di sola nazionale A e delle sue partite alla camomilla. C’è anche l’Under 21 di Gigi Di Biagio. Una Italia “B”, perché, a parte Rugani, Crisetig, Viviani, Zappacosta e Sturaro, è sostenuta da soli giocatori il cui cognome inizia con quella lettera: Bardi, Belotti, Berardi, Bernardeschi, Battocchio, Biraghi, Bianchetti, Baselli. Una vera chicca per gli amanti di statistiche inutili.
Pellé segna in mischia il gol vincente al Ta’ Qali
La doppia sfida contro la Slovacchia Under 21, valida per l’accesso alla fase finale degli europei di categoria, ha regalato emozioni vere, bei gol e a tratti bel gioco, anche per merito degli avversari. E, soprattutto, non è mancato il classico episodio, che, quando gira a proprio favore, viene derubricato a “fortunato”.
Dopo l’1-1 a Zlaté Moravce, l’Italia Under 21 è andata avanti 2-0 a Reggio Emilia, grazie a un bellissimo pallonetto di Bernardeschi e a un rigore trasformato dal solito Belotti (per lui 7 gol in 9 partite ufficiali). Poi l’espulsione di Duda ha spinto gli azzurri a tirare i remi in barca e, a inizio ripresa, Lobotka con un altro bel pallonetto altrettanto ha rimesso tutto in gioco. Una parata di Bardi ha evitato l’immediato 2-2, ma poco dopo, su ennesimo sbilanciamento della difesa, Bianchetti è entrato da dietro in area su Schranz. Attaccante preso in pieno, arbitro scozzese McLean che indica il dischetto, giudice di porta che lo convince ad accordare l’angolo. Delirio in campo, indecisione dell’arbitro da far impallidire persino il Rocchi di Juventus-Roma, invadenza del giudice di porta pari solo a quella di Rizzoli in Catania-Juventus del 2012. La rabbia slovacca si concretizza in altre due espulsioni (l’allenatore Galad e l’attaccante Zrelak), lo scampato pericolo porta gli azzurri a cercare il 3-1 in contropiede e a ottenerlo col neo entrato Longo.
L’appuntamento è adesso per giugno, in Repubblica Céka, dove (purtroppo) ci sarà anche il presidente federale Tavecchio, che, oltre ad avere problemi col significato di razzismo, non ha ancora ben chiara cosa sia la supponenza: intervistato nell’intervallo della partita di ritorno contro la Slovacchia, assicurava la presenza dell’Under 21 azzurra tra le prime tre del prossimo europeo. Che se poi McLean non cambiava idea e gli slovacchi pareggiavano (meritatamente), chissà su quali altri specchi avrebbe provato ad arrampicarsi…
Stefan Johansen atterra Penev
Chiudiamo tornando alle nazionali maggiori e raccontando alcuni gesti tecnici offerti. Il primo è quello del norvegese Stefan Johansen, che in scivolata ha provato ad abbattere l’allenatore bulgaro, Ljubo Penev, non certo la persona più tranquilla del mondo. La mini rissa è stata per fortuna sedata. Ben diversamente è finita a Belgrado, dove si giocava (e non si è conclusa) Serbia-Albania, primo incontro tra le due nazioni dopo la guerra del Kosovo. Retroscena e conseguenze meriterebbero un articolo a parte. In attesa di vedere cosa farà la UEFA. Limitiamoci a prendere questa partite come spunto per parlare dell’impresa compiuta dal portiere serbo Stojković nel match contro l’Armenia tre giorni prima. Con la Serbia sotto 1-0, a dieci minuti dal termine, il portiere ha prima respinto buttandosi alla sua sinistra un rigore calciato maluccio da Marcos Pizzelli, poi ha mandato in angolo la ribattuta dello stesso oriundo brasiliano, gettandosi prodigiosamente sulla sua destra. Alla Ed Warner. I suoi hanno ringraziato e al 90′ hanno colto con Tosić il pareggio.
federico