Abbastanza sgamati nei confronti della commerciale "Festa della Donna" e sufficientemente lontani dalla commercialissima "Festa della Mamma" si può parlare della "condizione femminile" senza cadere nel trito e ritrito del già detto e nel vetero post femminismo. Con un sorriso, anche se un po' amaro.
Le statistiche comunitarie rilevano che in Europa la violenza rappresenta la prima causa di morte delle donne nella fascia di età tra i 16 e i 50 anni e nel nostro paese si ritiene che ogni tre morti violente, una riguarda donne uccise da un marito, un convivente o un fidanzato. L'affermazione "meglio sole che male accompagnante" non è mai stata più carica di verità.Se poi ci fermiamo a riflettere appena sulla Dichiarazione per l'Eliminazione della Violenza sulle Donne emanata dalle Nazioni Unite nel 1993, che definisce violenza appunto "qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata" allora il mio personalissimo microscopio sul mondo che mi circonda cambia vetrino e genere: da quello maschile a quello femminile. Ovvero, fermo restando condannabile e perseguibile il dato che le statistiche ci rimandano non posso non soffermarmi sul fatto che le peggiori nemiche delle donne sono le donne medesime.Esagerata? Provate ad andare a prendere vostro figlio a scuola con un look che sia appena diverso dalla tuta da ginnastica, che non ha mai visto un esercizio di addominali in vita sua, e passerete dalla categoria "mamma simpatica quantunque sempre di corsa" alla categoria "zoccola". La stessa categoria vi accoglierà a braccia aperte nel momento in cui il vostro personalissimo pensiero - e relative proposte - all'interno di un gruppo di volontariato, dalla blasonata Caritas a qualcosa di molto più maccheronico ma ugualmente benefico, tenderà ad essere appena un po' più movimentato di un encefalogramma piatto.La forza del gruppo, anche davanti alla macchinetta del caffè in ufficio, che nella realtà maschile è quella cosa che unisce e fortifica i singoli componenti per raggiungere e godere dell'obiettivo da portare a casa, che si tratti di superare il bugdet o di vincere una partita di calcio a 5, nella realtà femminile diventa un nido di serpi al cui confronto le aspidi di Cleopatra sono innocue come un nido di tagliatelle.
E' di qualche giorno fa infatti la notizia che siccome la maestra è troppo bella le mamme ritirano dall'asilo i loro bimbi. Dove? A Castello di Serravalle, sul primo Appennino bolognese. Mica a Ryiad, dove sembra siano arrivati a concedere ad una donna di partecipare alle prossime olimpiadi a Londra.
La bellezza della donna e il suo secondo lavoro come modella ha subito obnubilato le funzionalità cerebrali delle invidiose genitrici, facendole appunto ragionare con l'utero e perpetrando un triste, ignorante - e carico d'invida - rito che nel 1440 consentì a Torquemada ed ai suoi compagni di merende di spedire al rogo bambine possedute dal demonio solo perché avevano i capelli neri e gli occhi verdi. Non è violenza anche questa? Subdola, sottile, ugualmente carica di conseguenze e dolore?La 38enne insegnante ha dovuto convocare un'assemblea con i genitori per - pazzesco! - spiegare che la sua bellezza non toglieva nulla alla sua professionalità. Ed ha concluso con un'anticipazione: «Aprirò una scuola materna a Monteveglio, e sarà un plesso speciale a misura delle coppie di genitori-lavoratori. Sto studiando una fascia orario per le mamme che lavorano dalle 18 alle 22, e la scuola sarà sempre aperta, anche durante le vacanze». Immagino che saranno molte le donne lavoratrici che vorranno usufruire di questo tipo di servizio innovativo, anche quelle uterine.A dimostrazione che per avere successo la bellezza può anche aiutare ma lo starter viene solo dal cervello.Quenelle di tartare di filetti di triglia con pistacchi, capperi e zeste di limoneIngredienti500 gr di trigliette freschissime, una manciata di capperi salati, una manciata di capperi, il succo e la scorza di un limone bio, sale in fiocchi e pepe nero macinato al momento, olio evo,ProcedimentoSfilettare (o chiedere al nostro pescivendolo se l'operazione ci risultasse un po' complicata) le trigliette, eliminare con una pinzetta le spine che rimarranno sulla carne e battere la polpa in punta di coltello. Non sognatevi di metterla nel frullatore!Raccogliere la polpa in una ciotola e unire i capperi sciacquati e i pistacchi, entrambi tritati a mano, irrorarla con il succo di un limone (il mio era profumatissimo: preso dall'albero a Marsala!) e profumarla con una macinata di pepe.Confezionare delle quenelle (polpettine ovali preparate aiutandosi con un due cucchiai o con l'apposito porzionatore da gelato ovale) e servirle con un filo d'olio, qualche fiocco di sale e le zeste del limone.