Se Facebook serve a fare sesso

Da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

Non è certo una novità, che la creatura di Mark Elliott Zuckerberg – unitamente ad altri social network – possa favorire incontri facendo dribblare timidezza ed imbarazzo. Neppure meraviglia che questi incontri possano assecondare voglie e fantasie di amanti e latin lover. Stupisce un po’ di più, invece, che si sia arrivati addirittura a sviluppare una apposita applicazione. Eppure è successo: si chiama si chiama Bang with friends e, in breve, consiste nella visualizzazione di contatti – maschili se si accede da un profilo femminile e viceversa: un po’ di omofobia, a quanto pare, ma si sta già lavorando per superarla – ai quali è possibile inviare un invito per incontro di sesso. Solo quello. Proprio così: nessun giro di parole, nessuna divagazione, neppure l’ombra di un corteggiamento virtuale, che del corteggiamento vero, si sa, è già un’ombra.

Il forte successo che pare stia avendo questa applicazione è purtroppo indicativo della mentalità odierna, così povera di riferimenti importanti e così sedotta dal provvisorio, nostalgica dell’infinito ma spesso sazia dell’amore a tempo determinato. Se siamo arrivati a questo, d’altronde, è perché prima o poi ci si sarebbe dovuti arrivare: il nichilismo di massa catechizza senza pietà; sembra non esistere invece lavora, attira ed arruola. A questo punto meglio sarebbe, per protesta, andarsene da facebook, penserà qualcuno. L’idea non è male e magari potrebbe avere pure una sua efficacia. Il punto è che in questo modo si darebbe il via libera alla già massiccia marcia edonista, il che non è esattamente un atteggiamento fraterno verso coloro che, da siffatta propaganda, rischiano di essere plagiati.

Meglio allora non mollare, e resistere. Nessuna crociata moralistica contro Bang with friends per carità, ma resistenza e convinta proposta di valori diversi e davvero alternativi. Dico di più: torniamo – anche su facebook - a parlare del Vero Amore, osiamo. Magari saremo presi in giro, magari diranno che crediamo alle favole. E in effetti possono avere ragione, per certi versi. Ma se ci pensiamo bene non c’è rivoluzionario che, almeno all’inizio, non sia stato ridicolizzato. Eppure sono loro, quei rivoluzionari testardi, che lo hanno migliorato davvero, questo mondo. Ed è di loro – e non di altri – che, dopo anni, a volte dopo secoli, ancora si parla con ammirazione. Un destino che verosimilmente non spetterà agli inventori di Bang with friends ma che ciascuno di noi, senza presunzione ma con fermezza, ha il diritto di inseguire. Perché quando si crede a qualcosa di grande perfino le delusioni valgono più della gioia di chi s’accontenta e gode, direbbe Ligabue, così così.



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