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Sono troppo sensibile. È così che dicono il 99,9 % delle persone che mi conoscono bene, o meglio, quelle che dicono di conoscermi, anche se io sono restia a questa teoria, perché sono dell’idea che come non è permesso a me stessa conoscermi nel profondo, è impossibile che gli altri sappiano di me, più di me.
Sono sempre stata così; da piccola piangevo se vedevo un gattino abbandonato per strada e ne ho portati a casa centinaia. In spiaggia, quando vedevo i ragazzi di colore che camminavano per ore, appena mi si avvicinavano per vendere, gli offrivo del succo di frutta e ospitalità sotto l’ombrellone. Ho regalato vestiti e giocattoli anche ad amichette meno fortunate. Insomma, Gandhi e io abbiamo sempre avuto molte cose in comune, con la differenza che lui è un mito e io, invece, sono sempre stata Alessandra, quella stupida, scema, babba, ingenua e ogni aggettivo simile a quelli appena elencati.
Crescendo la situazione non è cambiata, anzi, forse è peggiorata. Con il passare degli anni la mia percezione dei sentimenti si è sviluppata, rendendomi una persona ‘estremamente’ sensibile e spesso, per questo motivo, vulnerabile. Negli anni ho provato a migliorarmi – se così si può dire – cercando di “dare il giusto peso” alle frasi, alle persone, alle situazioni, ma il risultato è stato pessimo, equiparabile a quello di un’attrice priva di talento che interpreta la parte di una donna forte e strafottente. Io non sono nè forte, nè tantomeno strafottente, non riesco a fingere di esserlo e credetemi, “essere me” in una società come quella che vivo giornalmente è una vera battaglia. Armarmi di elmetto e giubbotto antiproiettile serve a poco, anche se devo ammettere che con l’esperienza e soprattutto, grazie alle cicatrici, ho imparato a soffrire di meno davanti alle delusioni.
Vi confido un segreto; ho appena detto una mezza bugia, o più precisamente, ho appena scritto quello che mi ripeto tutte le volte che devo affrontare una delusione. Sono convinta che lo stesso vale anche per voi. Questa è la menzogna che ci fa stare meglio, quella che ci fa credere che soffriremo di meno, che non ne vale la pena, che dopo questa batosta saremo più forti e la prossima volta non cadremo nella trappola di chi ci ha fatto credere d’essere una persona migliore di quello che era realmente.
Per quanto mi riguarda, ogni volta che qualcuno mi delude, passo più tempo a darmi della stupida che a soffrire sulla delusione stessa. Eh sì perché è un dato di fatto care mie; tre volte su tre, quella persona, a pelle, non mi aveva trasmesso sicurezza, tutt’altro; mi aveva donato quello che si prova davanti a un vestito che tutti vogliono farti acquistare ma che a te non piace, però, per non scontentare nessuno e per non apparire testarda, che fai? Lo compri, pentendotene nello stesso momento in cui lo porgi alla cassa. Avete presente la sensazione? Ecco. È la stessa che provo davanti a qualcuno che non mi convince completamente, ma per le stesse motivazioni che mi fanno comprare quel vestito che non mi piace, provo a conoscere, magari mi ci affeziono, mi apro totalmente, mi sfogo, racconto della mia vita – perché ahimè, io sono fatta così – con il gran finale che vede me fregata e delusa dall’ennesima “amicizia” che tale non era, e la persona di cui non mi dovevo fidare che sghignazza beata per aver fatto fuori la sua ennesima vittima. E’ successo anche stavolta, ma confido nella giustizia divina.
Nel corso degli anni ho capito che imparare ad ascoltare il nostro sesto senso è come una carta di credito illimitata da utilizzare durante i saldi, come ho compreso che, mettere a tacere chi ci dice che stiamo sbagliando ad ascoltare le nostre sensazioni, è la bacchetta magica che ci permetterà di non andare a sbattere evitando lividi, o peggio ancora ferite che lasciano brutte cicatrici.
Che poi ogni volta è la stessa storia; mi ripeto che mai nessuno al mondo potrà fregarmi di nuovo, per poi ritrovarmi fregata prima ancora di poter finire la frase. Ma sì, va bene così. Se sono la persona di oggi lo devo anche alle esperienze di ieri e comunque pensateci bene… Che vita sarebbe se rimanessimo restii e diffidenti davanti a ogni nuova possibilità che la vita ci dona? Sarebbe triste chiudere la porta a tutti solo perché quelli che sono arrivati prima ci hanno fatto soffrire. Sia chiaro, questo non vale solo in amicizia, ma anche e soprattutto in amore. Ah, io lo so bene. Ho sofferto talmente tanto, che mi è parso che il cuore si fermasse per non riprendere più a battere, ma nonostante la paura di soffrire ancora, ho dato la possibilità a un’altra persona di amarmi come ho sempre pensato di meritare. La vita è anche questo, fidarsi delle persone sbagliate, incontrare quelle giuste, buttarsi a capofitto sia nelle esperienze che nei rapporti, e poco importa quali saranno le conseguenze, l’importante è viverle e vivere, perché se si riflette su quanto sia sottile il filo che ci tiene al mondo, ogni momento vissuto prenderà veramente più valore di tutto l’oro di questo mondo e di tutti gli altri esistenti.
Lo so. Ne sono consapevole, in questo momento fa male, come mai avreste potuto immaginare, ma non c’è uomo che tenga, o falsa amica, che valga un singolo secondo della nostra esistenza e rendersene conto è il modo migliore per alleviare il dolore armandosi di forza e soprattutto tantissimo amore per noi stesse, e chi se ne frega dell’amica che ci ha spudoratamente usate, o dell’uomo idiota che ci ha fatto soffrire, quello con più testosterone che neuroni nel cervello.
Fate così; prendere quest’ultima delusione, mettetela in valigia e portatela con voi. Domani è un giorno nuovo, non c’è tempo per guardare indietro, preparatevi a quello che sarà e fatelo sorridendo.
AMATEVI.
Alla prossima.