Le maschere. Perché non le indossa più nessuno? È forse maledettamente tutto troppo trasparente da non esser necessario indossarle, oppure è servito il ventesimo secolo per giungere all’accettazione dell’essere? Mi son sempre chiesta che faccia avessero i pensieri, e mi sono promessa che se questa faccia dei pensieri fosse stata la mia l’avrei sostituita presto con una maschera.
Due gambe, due braccia, due occhi, eppure chi non ne possiede un pezzo non ricorre quasi mai alle maschere, come si faceva a teatro nel ’600 ma alle plastiche, alle protesi, agli interventi medici e passa tutto – si dice. La faccia ormai non conta, quel che conta è tutto il resto, è il copro che fa la sua bella figura, è l’abito che fa il monaco e anche tutto il monastero, sono le lingue senza le quali oramai non si va da nessuna parte, non si arriva lontano, perché si deve andare per forza lontano, non è così?
Tutta questa voglia di scoprire ci pervade e ci consuma la mente e le ossa. Questa voglia di sapere, molto o molto poco. La voglia di andare, senza sapere dove, ma andare perché il verbo ci alletta e allora ne abusiamo anche solo per trasmettere la nostra voglia matta di evadere. L’evasione è tanto attuale quanto il marketing che ci prende per mano e ci aiuta a scappare, e mai a conoscerci.
Il tempo ci commuove e ci commuove lo spazio, quel nulla che cerchiamo ad ogni passo, un vuoto di parole, di pensieri che comunque sia resistono.
Hai mai pensato a te? Io sì, ci penso spesso, quando mi stiracchio sotto le lenzuola alle 7 del mattino, o quando mi siedo a tavola e ringrazio il mio stomaco per l’appetito, quando “esco un attimo” ma poi torno. Torno sempre. Non so starmi da sola, ma neanche con me. E infine ci penso sai, penso a me quando mi scatto una foto senza flash con la luce del sole che mi sbiadisce il viso, ed è lì che scopro tante di quelle cose mai scoperte in vent’anni, sensazioni riposte negli spazi liberi degli occhi e in quelli pieni dell’anima. Scopro me, e mi scopro, quando vado di fretta perché voglio stare un po’ con me e con le mie inconsapevolezze.