Preparando questi servizi ho intervistato giovani che fumano per piacere, attempati signori che coltivano marihuana e ne fanno uso quotidiano da decenni, piccoli spacciatori di “barrio” ed esperti in disintossicazione. Ragazzine arrivate dall’est e sfruttate da mafie senza scrupoli, donne spagnole che si prostituiscono da sempre ma anche escort dell’ultima ora costrette a vendersi per aver perso il lavoro.
Al termine delle registrazioni, dopo il montaggio, la messa in onda e qualche giorno di riflessione extra mi ero convinto della necessitá di una regolamentazione delle droghe leggere e della prostituzione in stile Olanda. Sono bastati pochi giorni ad Amsterdam, durante le feste, per farmi dubitare di nuovo.
La capitale olandese è incredibilmente affascinante ma il quartiere a luci rosse mi ha lasciato perplesso . I corpi in vetrina, curiosamente solo femminili, sono oggetto di scherno e la loro presenza, piú che un servizio agli “utenti”,si trasforma in un’attrazione turistica. Non è il mestiere a scalfire la dignitá di queste lavoratrici “sui generis” quanto lo scherno di chi si rivolge a loro come fossero pezzi di carne in esposizione. L’insolenza di chi si comporta di fronte a una persona in vetrina come se fosse un paio di scarpe o un oggetto al quale è permesso dire qualsiasi cosa. I coffe shop del centro, poi, erano affollati di turisti provenienti soprattutto dall’Italia e Spagna. Nonostante la legge non lo permetta, gruppi di giovani fumavano i loro spinelli in strada o nelle piazze.
Insomma l’impressione finale è che si sia svenduta l’idea della regolamentazione di prostituzione e droghe leggere ai vacanzieri della trasgressione. Certo che i tanti che visitano Amsterdam per fumare liberamente o poter praticare sesso a pagamento portano nelle casse della cittá milioni di euro. E’ un giocattolo molto redditizio ma ha un costo di vivibilità e di immagine per la città.
Non tutti gli olandesi sono orgogliosi di essere diventati il il luna park europeo del sesso e dello sballo. Alcune cittá d’Olanda stanno restringendo l’uso dei coffee shop ai soli residenti e, personalmente, sono a favore di questa misura. Cosí come al “red light district” prediligo il vecchio modello delle “case chiuse”; questo sistema soddisferebbe chi cerca servizi sessuali e garantirebbe alle prostitute di lavorare in un luogo sicuramente più degno che una vetrina.
In conclusione, credo ancora che la regolamentazione sia la soluzione; ma più controllata e restrittiva rispetto al modello “Amsterdam”.