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Se il calcio è come il wrestling

Creato il 17 aprile 2013 da Mbrignolo

MILANO. Uno squallido teatrino. Mentre il piccolo incrociatore Calciolab fa capire ai suoi lettori che alla base delle regole della virtuosità finanziaria c’è un meccanismo che farà restare per sempre ricchi i ricchi e poveri i poveri, arriva l’Antitrust italiana, nemmeno quella europea cui si appellava l’avvocato Dupont per demolire facilmente il Fair Play Finaziario, e spara lì due carichi da undici. Il primo: le regole dell’assegnazione degli importi dei diritti tv sono sbagliate e tengono conto in modo abnorme dello storico dei risultati fin dalla notte dei tempi. Il secondo: chi detta gli importi, chi vende i diritti a terze parti e distribuisce i proventi, è un ente, la Lega Calcio, che non è terzo rispetto al mercato e quindi in pieno conflitto di interessi. Rimetto qui la frase del disposto dell’Autorità per far capire quale violento attacco l’Ente preposto a salvaguardare la libera concorrenza abbia effettuato alla “Confindustria del pallone”. Eccola:

 La Lega, in quanto composta da organi in cui siedono esponenti delle singole squadre, non rappresenta infatti il soggetto nella posizione migliore per dettare le regole di ripartizione delle risorse, posto che talune società potrebbero trovarsi nella condizione di influenzare a loro vantaggio tali scelte. La ripartizione dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi, indipendentemente dallo specifico meccanismo di commercializzazione adottato, dovrebbe, quindi, essere effettuata da un soggetto avulso dagli interessi economici delle società di calcio, e realizzata nell’ottica di garantire la necessaria flessibilità e competitività dell’intero sistema calcistico

 

Ce ne sarebbe per andare a nascondersi e invece la risposta è “così fan tutti”. Poi scende la sera e c’è la partita Inter-Roma e l’orchestrina suona e non c’è problema. No, il problema c’è e basta aprire gli occhi per capire di quale enorme portata sia il progressivo disfacimento del pallone italiano (e forse europeo). Già, perché come qui nel nostro “paese del Bentegodi” (come direbbe  Preziosi) le regole dei diritti tv fanno restare ricchi i ricchi e poveri i poveri (Ghirardi ammette candido che i piccoli club non vinceranno mai), così nel caro Vecchio Continente, asservito a padroni in tunica con le pompe di benzina in mano, i ricchi restan lassù e i poveracci in terza classe per mano armata del Financial Fair Play che Michel Platini (ormai senza dubbio il prossimo presidente della Fifa) ci voleva far passare come una figata per rendere tutto più equo. E noi tifosi? Tutto bene, il calcio è taroccato, “scommessato”, smafieggiato e, per ultimo, reso iniquo dalle sue stesse regole e a noi va tutto bene… Vero?

 


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