L’unica “colpa” del 28enne è di essere nato in Siria, da dove, all’età di un anno, si è trasferito in Ticino.
di Gian Paolo Driussi
Le rivolte in Siria di queste settimane non creano solo tensione a livello internazionale ma hanno pesanti conseguenze anche sulla vita di chi -con questa situazione- non ha nulla a che fare. E’ il caso di un giovane ticinese al quale, solo perché nato in Siria, è stato improvvisamente vietato l’ingresso negli Stati Uniti, dove si trova sua moglie.
B. ha 28 anni. Cittadino svizzero, direttore marketing di un’azienda che si occupa di tecnologia dell’informazione, si trova attualmente a Londra, dove sta vivendo una sorta di esilio. Il suo posto effettivamente sarebbe accanto alla moglie, studentessa americana del New Jersey, sposata un anno fa proprio negli Stati Uniti. Ma lui, negli Stati Uniti, al momento non può far rientro: nonostante vi abbia studiato per oltre otto anni e non abbia nessun precedente penale.
Non può mettere piede negli States
A Londra, approfittando di un impiego temporaneo presso una succursale della sua azienda, si era recato per attenersi alla prassi per l’ottenimento del permesso di domicilio e di lavoro negli States, una volta scaduto il visto studente. Ed è proprio durante l’interrogatorio che precede il rilascio della famosa “green card”, che nel dicembre scorso sono nati i problemi all’ambasciata americana. La ragione? B. è nato in Siria. Il giovane ha più volte spiegato di essere giunto nel Locarnese all’età di un anno, di aver frequentato le scuole in Ticino e di non sapere praticamente nulla del suo paese d’origine. Niente da fare. Negli Stati Uniti – come in Messico o in Canada – non può mettere piede.
B. si è così rivolto all’ambasciata svizzera e ad un avvocato. Ora non gli resta che aspettare. Ma nel frattempo – ormai è un anno che non vede sua moglie – sta anche per perdere il lavoro. Probabilmente tornerà in Svizzera, dove attenderà che lei finisca gli studi. Con un’amara esperienza alle spalle.
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