Una storia e una critica alla società incapace di accettare chi è “diverso”.
Personalmente ho ri-letto nell’edizione Donzelli- Guanda “La storia di Benjamin Button” da una breve novella di Francis Scott Fitzgerald, The curious case of Benjamin Button, scritta nel 1922, e pubblicata in questa edizione con le illustrazioni di Calef Brown, illustratore e autore di testi in versi e «nonsense» per ragazzi, molto popolare negli Stati Uniti proprio per la raffinatezza del suo tratto e dell’uso dei colori
Benjamin Button: un breve ed originale racconto di uno scrittore, Francis Scott Fitzgerald, che ha giocato col tempo, un bel vizio per molti scrittori anche con l'idea suggestiva di raccontare una vita a ritroso.«Avvolto in una voluminosa coperta bianca, e in parte ficcato in una culla, stava seduto un vecchio dall’apparenza sui settant’anni. I radi capelli erano quasi bianchi, e dal mento stillava una lunga barba grigio fumo».
Così comincia il racconto breve “di vita al contrario”Il curioso caso di Benjamin Button, scritto negli anni Venti da Francis Scott Fitzgerald, autore di molti romanzi ( Tenera è la notte, Belli e dannati).
In una breve introduzione dell'edizione Donzelli, si scopre che lo spunto venne a Fitzgerald da una battuta dello scrittore Mark Twain:” La parte migliore della vita è all'inizio, la peggiore alla fine”. La prima pubblicazione avvenne nella rivista Collier's nel 1921 (o nel 1922 poiché le fonti sono discordi); la storia apparve, quindi, nella raccolta di racconti “ Tales of the Jazz Age” del 1922. Fitzgerald scoprì soltanto qualche tempo più tardi che la trama del suo racconto era identica a un'altra apparsa nei “Note-books” (“Appunti”) di Samuel Butler anche se non se ne può valutare l'attendibilità della dichiarazione
Il testo che ho analizzato è sotto forma di graphic novel,in una veste inedita corredata appunto dai contributi del pittore statunitense, che segue tutta la storia con i suoi disegni, e con un’attenta traduzione di Bianca Lazzaro; il breve racconto mi è apparso particolarmente piacevole e accattivante.Fitzgerald aveva dichiarato che si era rifatto sì ad un’osservazione di Mark Twain che ah sua volta aveva ripreso il titolo del romanzo di Doris Lessing, Se gioventù sapesse, se vecchiaia potesse.
This looks great
Lo stesso Fitzgerald lo considerava “la cosa più divertente che io abbia mai scritto”, uno dei suoi racconti più divertenti anche per lo spunto che “la parte migliore della vita fosse all’inizio e la peggiore si concentrasse alla fine”. È lo strano racconto di un uomo che “nasce” settantenne e vive la vita al contrario, ringiovanendo invece di invecchiare. Questa straordinaria graphic novel narra le bizzarre avventure di questo strano individuo che, in questa sua “vita al contrario”, vive comunque le tappe fondamentali dell’esistenza.Partendo da tale affermazione l’autore riuscì a “mettere in scena” questa parabola sulla vita che giunge in modo diretto al lettore. Un racconto breve e brillante, capace di trasportarci nella realtà senza tempo del protagonista.“Il mio nome è Benjamin Button, e sono nato in circostanze insolite” fatidiche parole che tratteggiano questa fiaba esistenziale ricca di pathos e umanità, un’avvincentee coraggiosa biografia immaginaria di un uomo nato con l’aspetto di un ottantenne, con la condanna a ringiovanire man mano che cresce, ripercorrendo a ritroso tutte le tappe della sua evoluzione fisica, ma conservando memoria e intelletto di un adulto.
Il nostro Fitzgerald è l‘impareggiabile cantore dello smarrimento e della nostalgia che hanno caratterizzato l’America nel delicato passaggio tra ‘800 e ‘900.
UNA CURIOSA NOVITA’
Per me che “adoro” Woody Allen, è sembrata fantastica la sua riflessione sull’ ”incresciosa faccenda”:” La cosa più ingiusta della vita è come finisce. Voglio dire: la vita è dura e impiega la maggior parte del nostro tempo. Cosa ottieni alla fine? La morte. Che significa? Che cos’è la morte? Una specie di bonus per aver vissuto? Credo che il ciclo vitale dovrebbe essere del tutto rovesciato. Bisognerebbe iniziare morendo, così ci si leva subito il pensiero. Poi, in un ospizio dal quale si viene buttati fuori perché troppo giovani. Ti danno una gratifica e quindi cominci a lavorare per quarant’anni, fino a che sarai sufficientemente giovane per goderti la pensione. Seguono, feste, alcool, erba ed il liceo. Finalmente cominciano le elementari, diventi bambino, giochi e non hai responsabilità, diventi un neonato, ritorni nel ventre di tua madre, passi i tuoi ultimi nove mesi galleggiando, e finisci il tutto con un bell’orgasmo!
Una storia al contrario
Ambientata nella Baltimora del 1860, in poco più di cinquanta pagine , l’autore descrive con semplice fluidità il “percorso inverso” di Benjamin Button, che per uno strano caso del destino nasce vecchio”. Ingabbiato nella sua “ insensata vecchiaia”, incapace di capire dove sia l’ordine delle cose, Benjamin cresce sotto il critico sguardo della borghesia di Baltimora e di suo padre che con fatica deve accettarlo.
Se pur a ritroso, gli anni scorrono per il bambino-vecchio che, incapace di fermare il tempo, si ritrova ben presto uomo dall’aspetto “maturo” e “questi anni di mezzo” regalano un po’ di serenità a Benjamin, che nella parte centrale del percorso della sua vita riesce ad andare a tempo con la realtà circostante. Ma tale felicità per il protagonista è effimera illusione, parentesi di una vita che lo rende protagonista e spettatore del tempo.
Gli anni gli scivolano addosso trasportandolo in una realtà ben lontana da quella che hanno attraversato i suoi genitori , ormai vecchi, ma suoi coetanei; una realtà che pian piano perde colore come i ricordi di quel percorso vissuto al contrario, una realtà che sta a documentare la sua strana “de-crescita” e soprattutto una realtà che non può far niente per il suo percorso inverso, ed infine lo “abbandona” tra le braccia di una donna che si prende cura di lui, fino a quando tutto non è altro che buio e le fatiche di quella vita solo un ricordo ormai lontano, senza più sogni… senza memoria.
«Poi, fu tutto buio... la culla bianca e le facce scure che si spostavano sopra di lui, e il profumo caldo e dolce del latte, svanirono tutt’a un tratto dalla sua mente».
Questo Fitzgerald mi è apparso innovativo, rovesciando con maestria le naturali tappe dell’uomo con il donarci il “gusto del tempo”.Emotivamente credo che il lettore si identifichi con la “curiosa” realtà del fanciullo-nato-vecchio che si ritrova a dover fare i conti con la propria vita e la propria coscienza, scandita dai ritmi di una società che “affoga” distrattamente nell’attimo. “Il curioso caso di Benjamin Button”, secondo me, tende a farci apprezzare la bellezza di ogni tappa della nostra “vita”, una specie di “vivi alla giornata” sottinteso si intravede tra le attente parole di Scott Fitzgerald arrivando in modo diretto all’inconsapevole lettore: emozioni contrastanti avvolgono tutta la narrazione che si forma pagina dopo pagina.
A me è apparsa una lettura molto accattivante e stravagante, capace di coinvolgere e sconvolgere allo stesso tempo, soprattutto chi spesso sogna perché questo racconto breve è una parabola di cui non si può fare a meno, un sogno vissuto al contrario, in cui il “rumore” della realtà si affievolisce e scompare, è un attimo che si concretizza nell’astratto; realtà e finzione si fondono in modo perfetto rendendo la storia una fiaba senza tempoDopo molti anni se analizziamo l’irreale condizione del protagonista essa si mostra perfettamente incastrata nel nostro multiforme “puzzle sociale”; Benjamin è inconsapevolmente portavoce dell’attuale “disagio del diverso”, tra l’immagine e l’essenza. Il curioso caso di Benjamin Button è un racconto capace di cambiare, nel suo piccolo, il microcosmo del lettore perché nella sua semplicità arriva al cuore del lettore.